Volterra.
Dopo quasi due anni di assenza
sono ritornato a Volterra per incontrare un amico, Pietro Gasparri, giornalista, Direttore del settimanale LA SPALLETTA, con il quale ho
lavorato per circa otto anni nella redazione di un trimestrale edito da una
Fondazione Bancaria. Diciamo che ero non soltanto un collaboratore, ma il
“proprietario” della testata facendo parte dell’Organo di Indirizzo della
Fondazione. Forse è per tale motivi che mi era consentito di firmare l’ultima
di copertina con articoletti di letteratura e storia locale. Dall’anno 2000
all’autunno 2012, ininterrottamente, ho frequentato la Città , le Istituzioni
Locali, le Associazioni culturali, i ristorantini, in più sempre bene accolto
tra gruppi di amici ed amiche. E, naturalmente, gli Uffici della Fondazione, le
sei giovani impiegate ed anche alcuni Dirigenti nella sede centrale della
Banca, ai quali avevo un accesso “facilitato” possedendo la Fondazione il 75% delle
azioni. Credevo anche di aver svolto un ruolo
piuttosto importante, in momenti di difficoltà per Fondazione e Banca,
nonché aver sostenuto convintamente ogni evento capace di dar lustro e
visibilità, nazionale ed internazionale alla città di Volterra. Esauriti i due
mandati consecutivi previsti dallo Statuto della Fondazione, mi son trovato a
casa, come era logico, ma inaspettatamente quasi tutti i contatti che avevo e che sembravano andare al di là
dell’interesse momentaneo, sono cessati di colpo. Tanto che parafrasando un
celebre aforismo del Papa Pio II, al secolo Enea Piccolomini, ho pensato,
rovesciandolo e cambiando naturalmente i nomi:Quando mi chiamavo Enea nessun mi
volea, ora che mi chiamo Pio, tutti intorno a farmi “pio, pio!” Dico che i
contatti son cessati quasi tutti, perché ne ho mantenuti alcuni con veri amici:
il GAV ed il GIAN, Annalisa, Fabio, Ave, Maurizio, Sonia, Cesare, Rosanna, Damiano,
Lirio, Alessandra, Luca, Ivo, Alessandro, Renato, Giorgio, Nicola, Rosa, Aldo,
Valentina, Bernard, Gianna e pochi altri. La Città , invece, resta sempre l’amata perduta, alla
quale ho dedicato il canto in “Elegia Volterrana”, una raccolta di poesie
inedite, che ripercorrono le emozioni e la memoria della mia vita, fin dalla
fine degli anni ’50 ad oggi nel legame con Volterra: nascite, malattie, morti,
innamoramenti e amore, amicizia, cultura, gratificazione…Forse è stato per
questo intenso rapporto che non sono mai andato a vedere le ferite recenti
delle “frane”, né a ripercorrere alcuni itinerari, lungo le mura del mandorlo,
la piazzetta dei Fornelli, la scalinata di Docciòla, il Parco Fiumi e nemmeno
entrare e salire nel Palazzo dei Priori…per la paura di vedere i cambiamenti e
una folla anonima di turisti trasandati, abbastanza sporchi e superficiali.
Meglio sarà ritornarci d’inverno, nei giorni ventosi e freddi, quando di nuovo
le pietre si “concederanno” totalmente a chi l’ama.
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