Medici e medicine.
Credo che il mio primo medico di
famiglia, nei primissimi anni di vita, sia stato Bruno Cappelli. Un medico
bravo, ma testardo e pensava di aver sempre ragione. Erano gli anni di guerra,
pochi i farmaci, i due ospedali più vicini, Volterra e Massa Marittima,
abbastanza lontani, generalmente le persone morivano nel loro letto. Nei primi
cinque anni credo di essermi ammalato una sola volta: tosse canina! Brutta
gatta. Dato che la ciuca di una mia zia, abitante in un podere a due chilometri
dal paese, aveva figliato mi mandarono per un mese da lei a bere questo latte
dalle proprietà miracolose, e, infatti guarii completamente. Durante la guerra
i miei genitori si separarono legalmente. Io, e mia sorella più piccola di me
seguimmo la mamma in un altro podere, assai più lontano, sulla pendice opposta
del Monte, quella che guarda il mare e il paesello di Sasso Pisano. Forse per
il contatto con dei soldati tedeschi che venivano a perlustrare le campagne
contrassi la “rogna”. Mi curò il medico di Sasso, Franco Casalini. Tutte le
sere, prima di andare a letto, la mamma mi ungeva con una pomata d’erbe le
parti ammalate tenendomi nudo davanti al focolare. E così anche la “rogna”
guari”. All’età di otto anni circa decisi di andare a vivere con il babbo, nel
Borgo di Castelnuovo. Il nostro medico era ancora Bruno Cappelli. Sorvolo sugli
“orecchioni” e la “varicella”, che fecero poco scalpore e guarirono senza
strascichi. Mentre un tenace febbricola di natura sconosciuta, forse
un’infezione tifoide, presa a forza di grufolare nel “burracone”, cioè tra le
immondizie del paese, mi fece stare tra letto e lettuccio per più di un mese.
Ma la vera e propria malattia
l’ebbi all’età di tredici anni, una polmonite! Per fortuna erano disponibili i
nuovi medicamenti, come la penicillina e la streptomicina, e il dottor
Cappelli, un medico non più giovane, ma ancora curioso e intelligente, mi fece le
necessarie iniezioni. Non si parla di RX o visite specialistiche…e soltanto
alla visita del militare mi rilevarono molte macchie di calcificazioni sulla
pleure, che spiegarono con la malattia che avevo avuto anni prima. Vissi in
buona salute fino ai vent’anni. Allora mi ammalai di congiuntivite bilaterale,
molto sierosa e fastidiosa. Lavoravo già a Larderello dove era un bel
Poliambulatorio attrezzato nel quale venivano diversi specialisti da Pisa,
Piombino, Volterra, Livorno…perciò fui fortunato di trovare un oculista
importante, gentile, meticoloso, il professor Stefano Capalbi, che mi prese in
cura e m’ha curato fino a che non è morto, dato che questa congiuntivite si era
cronicizzata, se pur in forma lieve, alternando periodi di attività con altri
di assenza di sintomi. Causa la congiuntivite rimasi una settimana all’Ospedale
Militare di Firenze, in via San Gallo, e poiché essa era considerata una
malattia contagiosa evitai di fare il servizio militare, non perdendo nemmeno
un giorno di lavoro! Ho tenuto come medico di famiglia il dottor Bruno
Cappelli, fino a quando non è andato in pensione. Eravamo abbastanza amici, mi
riteneva un “ragazzo” intelligente e per di più “di molte curiosità”, come ebbe
a scrivermi su un libro interessantissimo che aveva redatto e che mi aveva
donato, Il Regolo Clinico, un grosso tomo che spediva a moltissimi medici in
tutta Italia! Si era sposato con la vedova di un famoso medico partigiano della
Brigata “Spartaco Lavagnini”, che aveva due figli. Uno fu avviato agli studi
universitari di medicina per seguire le orme del babbo e nel corso degli anni
il Cappelli lo cominciò a portare con se durante le visite ai pazienti e in
ambulatorio. Ma gli studi andavano a rilento e la laurea non arrivava. Insomma,
da una verifica, risultò che questo laureando aveva sostenuto soltanto qualche
esame…Fu una delusione tremenda. Dopo il dottor Cappelli ho avuto come medici
di famiglia Bartolo Ruscica, un medico di capacità e dedizione superiori,
nonché amabile persona, sempre disponibile, specialmente con i bambini. Al suo
pensionamento finalmente una donna, molto simpatica e anch’essa brava, Alba
Cortopassi. E quando Alba è andata a Pisa, ecco Edi Fedeli, specializzata in
urologia, figlia del mio amico Furio, giovane medico, e molto attiva nel
“sociale”. L’ho avuta anche come consigliere comunale indipendente nella lista
del Pci durante il mio primo incarico di vicesindaco e poi di sindaco del
comune. Eravamo amici ed è stata una valentissima sanitaria, però abbastanza
sfortunata, si è ammalata negli ultimi quattro o cinque anni ed è morta pochi
giorni fa, all’età di 57 anni, nel rimpianto generale di molti castelnuovini e
di tutta la popolazione del suo paese Sasso Pisano. Ora ho una giovane medico,
Tatiana, che vanta lontani ascendenti locali…mi ci trovo bene. L’avrei fatta
troppo lunga a parlare delle malattie di questi ultimi 55 anni, ognuna con i
suoi aneddoti, scoperte, vittorie ed anche paure. Però tutto risolto abbastanza
bene. Diversi i ricoveri ospedalieri, anche importanti, a Pisa, Firenze, Massa
Marittima, Siena per cinque volte…eppure, nonostante ciò, mi sento “sano come
un pesce” e l’ultimo libricino che vorrei pubblicare entro l’anno, in edizione
privata, niente di particolare solo una cinquantina di poesie, lo intitolerò
Grazie alla vita!
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