Purgatorio,
canto primo della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Ricordo con nostalgia i miei
insegnanti di italiano, e gli sarò sempre riconoscente per avermi dischiuso,
forse inconsapevolmente, la porta della bellezza: Paolo Dini e Fausta Gennai.
Non erano “professori”, cioè insegnanti di ruolo nelle scuole, ma il primo,
forse, laureato in chimica e la seconda in musica. Paolo Dini aveva subito
gravi ritorsioni, nella fabbrica dove lavorava come impiegato, da scalmanati
comunisti; successivamente al periodo dell’epurazione reimmesso in organico con
un ruolo marginale; la seconda, oltre che virtuosa musicista, era la moglie del
Direttore Generale della Larderello SpA, e godeva fama di una severità estrema.
Ho avuto la fortuna, nonostante la mia umile condizione sociale e le simpatie
che mi spingevano verso la
Federazione della Gioventù Comunista Italiana, di essere un
loro “beniamino”, forse perché già percepivano che il mio amore verso la lingua
e la letteratura italiana, andava al di là del puro interesse al profitto
scolastico, del resto sempre eccellente. Le Scuole Aziendali quadriennali della
Larderello SpA, che servivano a selezionare ogni anno tra i 10 ed i 15 giovani da immettere
nell’attività lavorativa, erano essenzialmente imperniate sulle materie
scientifiche e pratiche d’officina meccanica, laboratorio chimico, cantiere di
perforazione, centrale elettrica, e lasciavano poco spazio alle materie
umanistiche, alcune inserite solo nei primi due anni. Italiano, invece, ci
accompagnava più a lungo. La storia della letteratura era impostata per singoli
autori o poemi: al primo anno Iliade e Odissea; al secondo Ariosto e Tasso, al
terzo La Divina Commedia ,
al quarto I promessi sposi e Leopardi. Si imparavano ampi brani a memoria, ed è
sorprendente come ancora ne ricordi gli incipit. Ieri ho aperto una bella
edizione della Divina Commedia, Laterza 1964, illustrata magistralmente da Tono
Zancanaro. Mi affascina molto il Purgatorio. Ed ecco il primo Canto: “Per
correr migliori acque alza le vele” (lo so’ tutto!) e giù giù, affascinato
“Dolce color d’oriental zaffiro,” fino ai memorabili versi “Lo bel pianeta che
d’amar conforta/ faceva tutto rider l’oriente,/ velando i Pesci, ch’erano in
sua scorta.” E vidi quattro stelle, non viste mai fuor ch’a la prima gente.
Goder pareva il ciel di lor fiammelle: oh settentrional vedovo sito, poi che
privato se’ di mirar quelle…Grazie ancora Paolo e Fausta.
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