L’Allumiera di Castelnuovo.
Nonostante la distruzione delle Allumiere del Sasso da parte delle truppe mercenarie fiorentine nel 1474 (che in verità dimostrarono contenere miseri depositi di minerale), e l’incremento di produzione di allume nello Stato della Chiesa (sotto il controllo dei banchieri di Firenze), nell’area boracifera si continuarono a scavare per molti anni, modeste vene di allume, zolfo, vetriolo e incrostazioni di boro intorno ai “lagoni”, “putizze” e “zolfinaie”. Una certa ripresa nella produzione di allume si ebbe a Castelnuovo nella seconda metà del secolo XVI, ma trattandosi di scavi superficiali presto si esaurirono. Il Targioni Tozzetti, nella sua celebre visita a Castelnuovo del 1742, conferma la veridicità delle informazioni storiche relative all’allume, ma ormai non è più in grado di individuare il luogo esatto della più importante “miniera”, quella nei pressi dell’Edifizio dell’Allume (o del Vetriolo), che doveva trovarsi poco lontana dalla Madonna al Piano, sulla sponda del Riputido. Da notizie raccolte dagli antichi fittavoli e mezzadri risulta che fino a un secolo fa si trovavano ancora in un campo nei pressi delle Calaferne, residui di conci e legnami, resi visibili dall’aprirsi sulla collina di profonde buche, probabili resti di attività mineraria. Successivamente il terreno è stato livellato e coltivato e tali tracce non esistono più. Resta tuttavia un’ampia area di color bianchiccio, poco fruttifera, con frammenti di pietra bianca di pomice o gesso e anidrite cotta dal calore endogeno, un indizio per la localizzazione della cava di allume, che stando ai resoconti, doveva essere abbastanza superficiale. Abbiamo fotografato l’area che così ci è apparsa il 3 aprile 2014.
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