sabato 23 febbraio 2013


Il silenzio

( a Larderello, fabbrica amica)

Da questo antico muro cadente occhieggia
l’esile papavero, mesto ricordo di bandiere
ammainate, la pendula acacia riposa dopo
aver donato alla languida notte l’inebriante
profumo,

nello stagno le rane ubriacate dal sole
inesauste cantano alla vita e c’è soltanto
questo vociare a rompere il perfetto silenzio,
e là, di fronte a me, dov’è adagiato il mio amore,
un fioco brusio accompagna il pigro
risveglio.

La vedo supina e discinta, i capelli arruffati,
le cosce spalancate, cambiata nel tempo
veloce, ma riconosco il suo viso, i seni
possenti, vene e arterie, slarghi e peluria,
                                               la bella dormiente.

Ma dove sono i suoi innumerevoli amanti?
gli uomini azzurri? dove il suono della calandra?
il trambusto del coccodrillo? l’affaccendarsi
nel Cover all’imbocco del ponte?

e il va e vieni in Piazza Leopolda
tra i Nuovi Uffici e la Sorveglianza?
e su, su per la strada rossa del Poggione,
tra la Raffineria e l’Infustazione?

Vuoto il nostro nido d’amore,
dove abbiamo sognato la felicità del giorno nuovo,
oh! quante ore di amplessi con la storia,
innocenza tradita, memoria svanita,
là, ora c’è una gran pace, là tutto tace!

E’ il silenzio più doloroso.

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