martedì 26 febbraio 2013


All’Italia.

Il Partito comunista è stato il cammino.
Nei passaggi scabrosi e perigliosi m’ha sorretto,
e quando son caduto m’ha rialzato.
Ammaestrava con la poesia, qualche volta
crudele, più d’una coltellata, ma la bandiera
degli oppressi non l’ha mai abbandonata.
Nella feccia del mondo si credeva
e luminoso al nostro sguardo
un grande sole rosso risplendeva.
Le mie compagne eran le più belle,
benché mezzadre o serve, e i loro baci
si mischiavano al sogno d’una falce
di luna ed al fulgor delle lontane stelle.
Un aspro vino frutto del sudore, nelle veglie
ci scaldava il cuore; la fisarmonica
scandiva il tempo della vita e dell’amore.
Son passati troppi anni, la fiumana del tempo
porta solo ricordi, la vecchiezza versa
amare lacrime. Osservo il mio amato popolo
abbrutito da falsa scienza senza coscienza,
avidità, menzogna, lussuria ed arroganza
avanzano su tutti i fronti, ma una
Stalingrado non c’è per vittoriosa  resistenza.
Forse siam giunchi flessuosi al vento
che ci piega, in attesa della bonaccia,
per rialzar la testa? Solo delle rane
il gracidar io sento.


























































































































































il gracidar io sento. 

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