lunedì 23 marzo 2020



Memorie Lontane.

Nell'anno 1963 iniziai a raccogliere testimonianze e memorie, attraverso interviste col registratore, di abitanti del Comune di Castelnuovo di Val di Cecina. Questi nastri furono da me trascritti, dopo il 1985, su floppy utilizzando il computer. Ed infine l'ho riordinati e sistemati, con altro materiale memorialistico, in un testo cartaceo di oltre 500 pagine, con il titolo di "MEMORIE LONTANE. Storie di gente comune per non dimenticare. Interviste, testimonianze e biografie di abitanti della Comunità di Castelnuovo di Val di Cecina".  Queste Memorie coprono un arco temporale che si snoda dal 1823 al 1963, ed hanno interessato circa 70 biografie e profili biografici. Esse sono state in parte utilizzate in alcuni dei miei lavori di storia locale pubblicati tra il 1996 ed il 2005. Nell'ambito della mia famiglia ho potuto intervistare soltanto mia nonna Enélida; della famiglia di mia moglie un nonno, Filiberto e i suoi genitori, Eny ed Enzo. Mio padre Renzo, invece, l'ho ricordato nel 1985, quando ormai era morto, con altri musicisti, nell'opuscolo "Stella d'argento. Un'orchestrina jazz a Castelnuovo (1944-1951).

1884 - Enélida Benucci

1884 - Da Salvadore Benucci (detto "Dore" o "il Brogio"), fabbro ferraio e poi operaio meccanico alla ditta De Larderel e musicante, e da Angiolina Cascinelli, nasce  nel gennaio del 1884, secondogenita di quattro figli,  Enélide, comunemente conosciuta cone Enelida o "Nélida". Dore e Angiolina, entrambi nati nel'aprile del 1859, hanno 25 anni. Gli altri figli sono: Artidoro, 1880; Italia, 1886 e Paolino, 1891. Nel 1901 Enélida parte da Castelnuovo, come altre sue coetanee, per recarsi "a servizio" presso una famiglia facoltosa. Dati gli stretti vincoli affettivi esistenti nell'ambito familiare, per permettere ad una ragazza adolescente di lasciare per mesi, se non addirittura per anni, i propri genitori e parenti e il proprio paesello, le condizioni economiche del tempo dovevano essere molto misere. Così, in un mattino sereno d'autunno, Enélida e Salvadore, montati a cassetta di un barroccio di un certo Gennai che trasportava il sal borace da Castelnuovo a Saline di Volterra, partono dal paesello natio per andare incontro all'ignoto. Hanno infatti in tasca una richiesta di lavoro come cameriera-guardarobiera da parte di una "principessa russa", sposa di un principe Borghese che viveva nella sua villa di isola del Garda. Da Saline a Verona in treno! Chissà quali pensieri turbinavano nella mente dei due al vedere così tanti, nuovi, mutevoli e lontani paesaggi di cui prima di allora avevano ignorato l'esistenza! E le stazioni delle città e le città stesse intraviste fugacemente, immense rispetto al piccolo borgo di Castelnuovo praticamente immutato da secoli! A Verona finisce il viaggio in treno e Salvadore, dopo aver visto partire la figlia su una diligenza diretta a Gardone, riprende un treno verso sud: a casa lo attendono il lavoro, la moglie e gli altri tre figli senza il cui pur modesto salario non avrebbero potuto campare. A Gardone una barca attendeva Enélida, la giovane e graziosa "servetta" toscana, dalla parlata così vivace e sonora e dai biondi e lunghi capelli, per condurla all'Isola dove sarebbe rimasta per più di due anni. Poi il ritorno, con la dote, con i vestiti dismessi di qualche nobile dama, gli aranci e i limoni colti nel giardino e un orologio d'oro. E, in più, i ricordi magici di una esperienza - quasi una fiaba - che l'avrebbero accompagnata per tutta la vita, se appena due anni prima di morire novantenne – ancora me ne avrebbe raccontato qualcuno accompagnandolo a frasi in una lingua straniera, il russo! Al paese conosce Dario Groppi, operaio e musicante, si vedono alla Messa, ai concerti ed ai balli della Filarmonica e, soprattutto, alle operette nelle quali lei canta. Si sposano e nel 1906 nasce il primo figlio, Gino. Ma la vita è dura e come tanti altri castelnuovini, Dario è costretto ad emigrare in America per cercar fortuna nelle miniere di carbone della Pennsylvania, ma ritornerà povero. Infatti teme più volte per la propria vita, rimasto indenne nel crollo di una galleria, poi assalito dai banditi sul treno che lo portava a suonare ad un concerto in una cittadina del bacino carbonifero, poi, infine, derubato dei pochi risparmi dalla "mano nera"! Con i soldi di una colletta tra i compagni di lavoro rientra a Castelnuovo dopo quasi tre anni di assenza e rivede la giovane sposa e il figlio che appena aveva visto nascere. Nel 1915 nasce il secondo figlio, Renzo, mio padre. Una vita laboriosa ed onesta; un grande amore per la famiglia; il secondo lavoro di calzolaio, specialmente ad "opre" dai contadini di Solaio, Anqua e Fosini e una smisurata passione per la musica da parte di tutti: i figli suonano il mandolino, il sassofono, il clarino, il quartino, la fisarmonica e Dario è un vero virtuoso, benché miope, conosce a memoria tutti gli spartiti delle marce e delle sinfonie e suona perfettamente. Anche Enélida ha una bella voce. Il fascismo non li perseguita, perchè pur di idee vagamente socialiste "stanno al loro posto", poi per Dario, nel 1946, all'età di 67 anni, la pensione e la liquidazione, con la quale Enélida comprerà due paia di lenzuola bianche! I figli si sono sposati e hanno messo su casa, ci sono i nipoti. Dario muore giovane, nel 1948; Enélida vive serenamente insieme al figlio Renzo ed al nipote Carlo, fino al 1974, quando si spenge senza soffrire, alla bella età di 90 anni, avendo l’ultima gioia  di vedere le due bisnipoti Tania e Barbara, figlie di Carlo e Grazia!

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