In a Disused Graveyard
The living
come with grassy tread
To read the
gravestones on the hill;
The
Graveyard draws the living still,
But never
any more the dead.
The verses
in it say and say:
The
ones who living come today
To read the
stones and go away
Tomorrow
dead will come to stay.’
So sure of
death the marbles rhyme,
Yet can’t
help marking all the time
How no one
dead will seem to come.
What i sit men
are shrinkingn from?
It would be
easy to be clever
And tell the
stones: Men hate to die
And have
stopped dyving now forever.
I think they
would believe the lie.
Ho trovato
questa poesia di Robert Frost (S.Francisco,
1874-Boston, 1963), nel volume “Conoscenza della notte e altre poesie” nella
traduzione di Giovanni Giudici per Einaudi, 1^ ed. italiana, 1965. Frost è un
poeta che amo. Ho scritto anch’io molto
sui “cimiteri”, sulle tombe” e sui “morti” visitando quasi tutti i camposanti
delle Colline Metallifere Toscane, non per una mera quanto inutile “documentazione”
, data la transitorietà delle sepolture, ma per cercare “emozioni”. Ed emozioni
ne ho trovate nella visita al cimitero del piccolo borgo di Serrazzano che ho
cercato di riassumere in poesia:
Tombe, ricordi e un dubbio [i]
Il corbezzolo rosseggia tra
il verde smeraldo
eppure l’autunno tarda i
suoi ritmi freddi e nebbiosi,
il castagno stanco della
lunga attesa apre finalmente
i ricci spinosi, come una
sposa il suo grembo,
mostrando il frutto
saporito, un frutto dolcissimo,
mentre nel cielo che s’incurva
al degradar della collina al
mare,
stridono le avanguardie
degli uccelli in partenza
verso una terra solatia e
lontana…
Indeciso se salire alla
camera dell’amica in attesa,
che s’è fatta bella nel buio
della vita che d’assedio la serra,
- oh! potessi mandare un
tenue raggio
oltre l’insondabile tenebra!
–
m’inoltro nel bosco
stillante brume
al piccolo camposanto dove
riposano antichi
amici aggirandomi tra pietre
consunte,
evanescente memoria.
Rodolfo veniva
a scuola con me e Lino mi
vendeva i primi giornali
dove incontrai la storia, un
grande amore a prima vista,
- il Partito Comunista - e
talvolta, fingendo,
quando il denaro mancava, si
ritirava nel piccolo
ripostiglio per farmeli
rubare! Maria mi portava
nelle magre pasture con in
mano la vetta del salcio,
stupito imparavo che forze
sconosciute legano l’uomo
al mistero dell’Universo, e
intanto invocava con ardore
Gesù e la Vergine benedetta;
insieme a lei
un’anima eletta mi commuove
in un distico:
amai la poesia, amai la
vita, così rivedo quegli
occhi penetranti che
leggevano le ansie del
nostro
cammino…[ii]
Tutto è silenzio tra il
lieve mormorio
delle foglie e lo squittire
dei topi campagnoli
nelle scope, tutti i morti a
me che m’avvicino
ora si stringono salutando
con sbiaditi biglietti
da visita: anima mite e
buona, spargi gemme
e fiori su questa pietra che
mi grava
dopo lunga e penosa
malattia;
ed io che lasciai la terra
per donare la vita,
fulmineamente rapita alla
ridente giovinezza,
di rivolgere un pensiero al
sorriso che non vidi
soltanto ti chiedo, e una
preghiera
a quell’ignoto Dio;
qui giace, ormai polvere e
vermi, un giovane pio
e laborioso, che trovò inattesa morte sul lavoro
nello stabilimento
boracifero a ventinove anni;
m’è compagno silente un
povero fante
che si coprì di gloria sui
campi di battaglia
e nella pace cadde vittima
delle bollenti acque dei
lagoni,
infine un’orazione ti
rammento
per me che non potei
invocare l’Altissimo
nel tragico incidente che mi
tolse la vita…
Oh! come grondano dolore due
lastre
neglette e scure dimenticate
da tutti addossate
al vecchio muro! Folle
gelosia ed un rimpianto
spezzarono i nostri cuori
innocenti, noi non abbiamo
croci per piangere in questo
luogo santo,
ma dolcissimi baci ci
scambiamo
in paradiso, tra lacrime
pure.
Il cancello cigola, geme la
stanghetta arrugginita;
il tempo inghiottirà polvere
e memoria
di noi tutti, non resterà
niente se non qualche
pallida lettera e immagini
fredde
su dischi indecifrabili,
come lamine
etrusche o alieni enigmi sui
campi di grano.
E allora?
Forse è un bene la
dimenticanza, un bene il nulla?
un male l’eterno ritorno, un
male la passiva beatitudine?
E’ solo un dubbio che
improvviso m’è
entrato in quella che viene
chiamata “anima”.
[i] La
lirica è suggerita da una passeggiata tra le tombe del piccolo cimitero del
borgo di Serrazzano.
[ii] Asia Olinda Castellini, la delicata
poetessa di Serrazzano, che mi fu amica (1912 – 2004).
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