BAGNO A MORBA (o BAGNO A MORBO)
tra la Centrale 3 e la Centrale 2 di Larderello.
Sabato 15 febbraio 2020 è stato presentato al CHIASSINO il
romanzo giallo di Giorgio Simoni, “Il Diavolo non abita più qui”, libro intrigante
che si svolge nel territorio dell’area Geotermica di Larderello, con una
soluzione imprevedibile e visionaria, tanto da renderla plausibile con la
realtà dei fatti storici che si svolsero
circa un secolo fa! Presentatore d’eccezione il nostro sindaco Alberto Ferrini,
il quale, brillante storico, ha teso a valorizzare i luoghi ove il “giallo”
si svolge, e, soprattutto uno dei punti
centrali della vicenda, cioè Bagno a Morba (o), un tempo popoloso villaggio
operaio, ed oggi semi abbandonato. Ne ha sintetizzato gli eventi salienti degli
ultimi 2000 anni: dal fasti dell’età di Roma, messi in evidenza sulla Tabula
Peutingeriana, sotto la vignetta che ne testimonia l’importanza (Aquae
Volaterranae): la presenza di una delle più antiche Pievi
Cristiane, su una diramazione della “via
maremmana” tra l’entroterra delle Colline Metallifere e la lucumonia etrusca di Populonia,
seguendo le sponde del fiune Linceus
(Cornia) dal quale risalirono verso Volterra gli “evangelizzatori” Giusto,
Clemente, Cerbone, Regolo, Ottaviano…Pieve eretta nel X secolo e assegnata dal Papa Alessandro
III al Vescovo Ugo, e che ebbe Pievano Rainuccio Allegretti,
poi insigne Vescovo di Volterra e
protagonista del famoso Sinodo del 1300. Anche se è controversa l’ipotesi
che Dante Alighieri sia nato e battezzato a Montegemoli e poi la famiglia sia
rientrata a Firenze quando esso aveva l’età di sei anni, è indubbio che doveva conoscere, aver sentito dire, della
presenza di grandi fenomeni vulcanici tra Pomarance e Castelnuovo, così come
scrive nel suo Libro VI delle Rime:
“Versan le vene le fummifere acque
Per li vapori che la terra ha nel ventre,
che d’abisso li tira suso in alto.
I Bagni di Morba, ubicati sul Torrente Possera, furono
affittati dal Comune di Volterra e successivamente nel XIV secolo, annessi al dominio fiorentino.
In questo periodo furono praticamente riservati alla famiglia di Lorenzo De
Medici e della sua corte che vi soggiornarono a lungo apprezzandone le virtù
delle acque. Nel giardinetto con piscina si faceva musica e si declamavamo poesie, tra cui il poema di
Lorenzo “Ambra” nel quale si narra la leggenda della ninfa “Amorba” insediata
dal Diavolo! Alla morte di Lorenzo, sia
i Bagni, sia la Pieve di Morba, furpno più volte distrutti dagli eserciti
invasori e le acque si dispersero
riversandosi nel torrente Possera.
Fu alla fine nel XVIII secolo, in pieno periodo del famoso viaggio in
Toscana di Giovanni Targioni Tozzetti,
che i naturalisti granducali iniziarono ad interessarsi delle risorse minerarie
e dei “lagoni” esistenti, fino alle
scoperte di Hoefer e Mascagni del “sal sedativo” ossia dell’acido borico nelle
acque di detti “lagoni”, sia di Montecerboli che di Castelnuovo e di Monterotondo.
Con l’inizio dell’800 e l’ingresso sulla scena economica di Francesco de
Larderel e dei suoi soci, La Motte ed altri, anche i Bagni di Morba furono riportati alla luce e
valorizzati dando così nuovo impulso ad una attività economica, alla quale
contribuirono alcuni signorotti di
Castelnuovo: Bruscolini e Birelli, fin dal 1806. Non può passare sotto silenzio
il ruolo che le terme di Morba ebbero nelle vicende risorgimentali,
ospitando Giuseppe Garibaldi e permettendo la sua fuga a Calamartina e poi
nel Regno di Sardegna. Nel Novecento furono edificati nuovi fabbricati operai e
il piccolo villaggio si ripopolò, anche se l’attività del termalismo cessò. Infine,
dopo la nazionalizzazione della Larderello SpA nell’Enel, inizierà un
irreversibile spopolamento e declino di questo agglomerato urbano, fino alla
drammatica situazione di degrado e pericolosità strutturale degli edifici nel
presente. C’è anche una curiosità: proprio nel mezzo del borghetto passava il
confine amministrativo dei comuni di Castelnuovo e Pomarance. Anzi, c’era un
alloggio che vedeva il salotto e la cucina
in un Comune e la camera da letto nell’altro! Anche la Cappella,
dedicata a San Giovanni Battista, eretta nel 1806 e poi risistemata dal
principe Piero Ginori Conti nel 1936 è oggi in una situazione di incipiente degrado,
all’interno della quale c’è una delle tre lapidi commemorative, le altre due
sono quella del La Motte e quella, recentissima, del soggiorno di Giuseppe Garibaldi.
Ma stando così le cose tra qualche decennio tutto sarà rudere ricoperto da
arbusti ed erbe infestanti. A meno che…
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