Al cimitero di Prata di Maremma.
“Torna ai felici di
dolente il mio pensier,
ridevan nel maggio i fiori,
fioria per me l’amor…”
Mi aggiro nei cimiteri sulle colline,
dove raccontano storie mute
e misteriose le antiche epigrafi,
che ormai nessuno potrà decifrare.
Il tempo corrode tutte le cose
e
la grande falciatrice
fa
sbocciare solo qualche fiore,
sul
fertile humus non soffocato
da
inutili orpelli
I
morti partigiani
sembra
ci sorridano, consapevoli
che
l’età degli eroi non ritornerà
a
bagnar di sangue ardente
la
nostra terra,
che
la vita altro non è
che
un gran mercato di banalità.
Gli
occhi di una ragazza mi feriscono,
non
so’ né chi sia, né perché,
forse
con quel penetrante stupore
al
nostro inatteso incontro
vorrebbe
dirmi: non dolerti
caro
amico che sei venuto a trovarmi,
l’amore
è un sogno, è un’illusione.
Eppure
torna ai dì felici
dolente
il mio pensier, e il muto
bisbigliar
dei morti l’anima
consola.
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