Siamo stati giovani…
Stamani ho incontrato il mio amico Benito. Anche lui, come
me, era nato prima delle famose leggi razziali di Mussolini e, pur essendo
stato battezzato col nome del Duce, era cresciuto in una famiglia comunista! A
me era andata leggermente meglio perché mi
misero il nome Carlo (che vuol dire “uomo libero”), ed anch’io fui presto un
giovane comunista. Con Benito ho fatto le classi elementari, poi prendemmo
strade diverse, io entrai alla
Larderello SpA e lui fu assunto come spazzino del comune. Era intelligente e in
futuro fu un Vigile Urbano, benvoluto da tutti. S’innamorò presto di una bella
ragazzina del paese, credo che lui
avesse 17 anni e la ragazza 13. Fino ad allora eravamo stati amici di avventura. Eravamo entrambi di modestissima appartenenza
sociale, ma lui vantava qualche parentela cittadina, possedeva un paio di
guantoni da boxer e, quando andavamo al
torrente Pavone a fare il bagno nel Pozzo delle Pecore, indossava un moderno
slip, mentre gli altri ragazzi erano nudi! Quello di fare il bagno in Pavone
(il mare non l’avevamo ancora visto!) era diventato un rituale: la stagione
fluviale veniva inaugurata il giorno
della fiera di giugno, il 10 del mese, se non ricordo male. Allora giù per il
viottolo dal paese al torrente, un paio di chilometri, c’era un gran movimento.
Si potevano seguire due o tre tracciati, a seconda di dove erano alberi con
frutta matura, ma i pozzi erano sempre quelli, della Ripresa, dei Cavalli e
delle Pecore, quest’ultimo era il più grande e profondo. Aveva in più una
roccia sul pelo dell’acqua dalla quale potevamo tuffarci nella “buchina”. Il punto
più profondo, ed in più, al di sopra, scorreva la gora dell’acqua della corta
del Mulino, ed era possibile, per i più grandi e coraggiosi, fare il tuffo dal ceppo di un albero tagliato a pari
livello con l’argine della gora. Io questo tuffo non l’ho mai fatto! Sulla sponda destra c’era un bel riporto di
ghiaia e sabbia, dove ci stendevamo nudi a prendere il sole. Insomma, un
paradiso! Ho una fotografia che ci
ritrae, Luciano di Masino, Benito e me. Lui con lo slip e noi nudi, no, per la
foto ci eravamo messi a mo’ di slip una bella foglia di farfalo! Caro Benito,
che gioia rivederti ogni tanto e poter
parlare di quegli anni lontani! Quando ti venne a mancare la tua amata, credevo
che anche tu ci avresti lasciato, tante
malattie, interventi chirurgici e poi, poco a poco, una semiinfermita…ma la tua
forte fibra e l’amore dei tuoi amici e familiari piano piano ti hanno rimesso
in pista…adesso con un deambulatore, ma la tua memoria è rimasta viva e
così la tua capacità di raccontare…di
sorridere e farci sorridere. Non è poco,
caro amico!
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