Rimpiattarello
Nascondermi è sempre stato
Il preferito gioco, lo pratico ora che son vecchio
e l’amavo da bambino, allora i vicoli
e le piazzette
pulsavano di vita, le fioche
lampadine
erano complici, e gli anditi bui i
più ambiti.
Quando il cercatore finiva la conta, con ritornello
ventuno, nel mondo non c’è più
nessuno,
chi al Chiassino, chi per San
Martino,
chi alla Posta Vecchia e chi in
Piazza Padella,
nascosti si stava, sempre più vicini
alla nostra bella!
Le carni non vestivano
corazze,
ma l’innocenza non ne aveva bisogno,
ci bastava un balenar d’occhi
fulgenti,
un sorriso sul biancor dei denti,
e la finta paura, che frementi ci
stringeva!
Percorro solitario Borgo e Castello,
la Porta Santa, il Poggetto e il
Caratello,
non una voce, un suono, né il
miagolio
di una gatto o l’abbaiar di un cane,
soltanto da qualche parte
parole sconosciute, qualche panno
teso
che sbatte sulla canna, e un refolo
di vento
disperato.
Nascondo la mia pena,
sarei ridicolo e deriso dall’insulsa
genia
che invade il mondo.
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