Io,
la musica e mio padre.
Dario, il mio nonno
paterno (1879), è stato un virtuoso clarinettista con i Maestri Batoni e
Manoni, fino ai suoi anni tardi, quando
doveva posizionare le partiture sull’estremità del clarinetto dati i
problemi alla sua vista; è morto
relativamente giovane nel 1948 all’età di 69 anni. Ho di lui soltanto uno
sbiadito ricordo, formatosi, credo, più dai racconti della nonna e di mio
padre, che non dalla mia memoria. La nonna, Enélide, (1884), era stata una cantante nelle operette
paesane agli inizi del ‘900, ma poi era stata assorta dalle vicende della sua
vita, il marito emigrato negli Stati Uniti, in figlio da allevare, e senza
rimesse alcune di denaro in quanto il nonno minatore in Pennsylvania guadagnava un misero salario che appena era
sufficiente a mantenerlo; ed alla fine, quando
rientrò nel 1913, la tristemente famosa banda della “mano nera” lo aveva derubato dei pochi risparmi! Devo
dire che il nome di questa banda di criminali di New York non deriva dalla
presenza dei “neri”, poiché era totalmente costituita da bianchi, e per di più
a maggioranza italiana! Dopo il primo figlio Gino, (1906), al rientro di Dario
nacque, nel 1915, mio padre Renzo. Gino è stato un bravo sassofonista, ma il
fratello minore di 9 anni, lo superò ben presto, tanto che nel 1927, all’età di
12 anni, fu assunto dalla Società Boracifera di Larderello, proprio in virtù
della sua fama di “musicante”. Posso dire che da questi tre virtuosi la successiva prole abbia “dirazzato”!
Infatti né io, né mia sorella, abbiamo appreso l’arte musicale, e delle
uniche due figlie di Gino, nate paiotte,
soltanto Jolanda strimpellava un piccolo organino, ma solo per diletto
personale.
Di mio padre ho un
ricordo ancora lucido, almeno fin dall’età di 10 anni., quando messo in
disparte il clarinetto piccolo si bemolle, si era dedicato completamente alla
fisarmonica, nella quale, presto fu un vero virtuoso ed innovatore, lasciando
ad altri paesani l’approccio popolare e
dedicandosi al jazz ed alla musica dei maestri italiani, austriaci e ungheresi.
Insieme ad altri dette vita al quintetto jazz “Stella d’argento” che ebbe un gran successo tra le truppe americane
che sopraggiunsero a Castelnuovo all’inizio dell’estate del 1944. Nel
dopoguerra , dopo tante sofferenze, il popolo si dette alla pazza gioia e i
veglioni da ballo imperversarono. Ed il “quintetto”, arricchito da giovani
cantanti e quale apprendista, ebbe il suo periodo di gloria. Infine fu ricostituita
la Banda Musicale, una grande Banda del Comune di Castelnuovo, con la sua Sede,
la Scuola di Musica e l’affluenza di tanti giovani ragazzi e ragazze. Resterà
famoso un concerto nel grande Cine-Teatro di Larderello del 1973, registrato dalla
BBC di Londra, diretto dal Maestro Alfio Benincasa, rampollo di una dinastia di
Maestri musicisti.
Come minimo mio
padre si esercitava in casa per circa
due ore al giorno, ed io dovevo sorbirmi non le allegre canzoni melodiche che
andavano per la maggiore, ma gli esercizi per fisarmonica di Lizst, che
andavano dall’uno al dieci, cioè solo dei primi tre o quattro, perché al primo
errore il babbo si rifaceva da capo! Tante volte, quand’ero più grandicello,
gli chiedevo di suonarmi una canzonetta, come Gigolé, o Pino solitario, o
Besame mucho, ma lui non mi ha mai accontenato. Si era fatta una convinzione
sulle mie inconsistenti qualità musicali! Ed aveva ragione, ma allora non lo capivo
e per questo rifiuto non mi sono mai avvicinato ad uno strumento musicale. Avevo davvero “dirazzato”, forse prendendo il dna di mia madre e della sua
stirpe, che non annoverava alcun rappresentante musicista, o musicante.
Tuttavia,
crescendo, fui contagiato dalle canzoni
americane e sudamericane ed anche francesi, ma più per stringere tra le braccia
le giovani ragazze che per l’amore verso la musica. Intanto, anche in casa,
avevamo una radio, una radio con giradischi, mentre il babbo aveva ripreso in
mano anche il quartino ed il clarinetto, oltre che la fisarmonica, ed era molto
attivo all’interno della Banda e nella Scuola di musica paesana.
Cominciai a superare
mio padre poco a poco sul piano “culturale” della musica, lasciando in disparte
le canzonette e le romanze d’opera ed avvicinandomi alla “musica classica” dei
grandi musicisti del mondo.
All’inizio mio padre mi
prendeva un po’ in giro, ma alla fine cominciò a venire con me ai tanti
concerti alla Gran Guardia di Livorno, al Politeama di Pisa ed al Comunale di
Firenze. E fu proprio al Comunale di
Firenze che avvenne l’incontro tra me ed il grande violoncellista russo David
Oistrach, proprio nel suo camerino, con abbracci, foto e dedica sul libretto
del Concerto! Negli anni che precedettero la sua immatura morte, mio padre aveva
imbracciato ogni sera la sua fisarmonica, una bellissima Farfisa, e suonava alla presenza dell’amico suo e
padre di mia moglie, Enzo, che era un suo ammiratore! Per fortuna gli ho
registrato un nastro mentre i due si divertivano con la musica della
fisarmonica! Ricordo come fosse ieri l’ultima sua “suonata”, alla vigilia del
Natale 1984, pochi giorni prima del ricovero in ospedale a Volterra, dove
morirà il 19 gennaio seguente, per un mesotelioma pleurico da inspirazione di
fibre di amianto.
Ed è per questi ricordi
che stasera, in un giorno piovoso di novembre, ho riascoltato il cd con i brani
del “famoso” concerto del 1973! Memorie lontane.
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