PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI.
CAP. 67.
Geotermia oggi (1979).
Il gruppo di studio “Cadmos” del Centro
Europeo della Cultura, con sede a Ginevra, in un recentissimo rapporto sul tipo
di sviluppo della società mondiale, afferma che sia i paesi a sistema
socialista, sia quelli a sistema capitalista, non troveranno la strada per
uscire dalle crisi cicliche, se non operando un cambiamento radicale del
sistema di vita.
Dall’era industriale dovremmo passare
all’era delle risorse umane. L’era industriale prevede la massimizzazione della
produzione quale che sia il prezzo sociale, chiede la concentrazione degli
sforzi, pretende il centralismo. Tutto al contrario, l’era delle risorse umane
ricerca prioritariamente il benessere, il decentramento, l’iniziativa locale,
l’autonomia, una programmazione regionale, fatti salvi gli indispensabili
collegamenti interregionali e nazionali, e la diversificazione energetica,
puntando soprattutto alla piena occupazione, di fatto uno dei problemi centrali
nei paesi capitalistici, nei quali il tasso di incremento della disoccupazione
è di 100 unità al minuto.
La geotermia, cioè quella branca di
attività tecnico-scientifiche-industriali volta allo sfruttamento del calore
interno della terra, per le sue intrinseche caratteristiche (piccola potenza
unitaria, decentramento su vaste aree territoriali, usi plurimi…) e per un
esaurimento che si colloca in tempi geologici, cioè quasi illimitato, si
proietta nel futuro del mondo con grandi prospettive.
Non è stato a mio avviso approfondito
abbastanza il nesso che corre tra il “potere” e il controllo dell’energia nelle
società industriali. Non a caso l’orientamento, per quanto riguarda la
produzione elettrica, anche da risorse nucleari, è quello di costruire
megacentrali che non sono altro che gli apparati più potenti di condizionamento
dell’umanità, a prescindere da valutazioni sui costi, esaurimento delle materie
prime, vulnerabilità ed inquinamento dello spazio vitale.
Le energie rinnovabili e naturali
(sole, vento, geotermia, acqua…) presuppongono invece, per una applicazione su
scala mondiale, non solo un cambiamento di vita, della qualità della vita degli
uomini, ma anche una radicale trasformazione politica che superi gli attuali
modelli esistenti. Per lo sviluppo di queste energie occorrono piani grandiosi
ed enormi investimenti di capitali. E’ infatti prioritario e pregiudiziale alla
fase dello sfruttamento industriale un ruolo trainante della ricerca,
dell’impiantistica, delle tecnologie che, in particolare per la geotermia,
registrano un alto tasso di rischio e di risultati negativi. Tutto ciò dovrà
portare alla massima concentrazione delle risorse umane e materiali esistenti
nel nostro Paese attraverso una rigorosa politica di programmazione, che,
finalmente, in una ottica nazionale di grande respiro e lunga prospettiva,
avvii l’affrancamento dal petrolio e dall’uranio, potenzi i centri di ricerca,
riqualifichi le Università in settori vitali
della scienza e della tecnica.
L’unitarietà dei programmi dei vari
Enti oggi impegnati disordinatamente nella ricerca e nello sfruttamento della
risorsa geotermica è dettata da una chiara finalizzazione della stessa. La
selettività degli investimenti non può ignorare le energie di più economico
sfruttamento, quali quella delle acque calde da sistemi idrotermali poco
profondi per usi diversi da quello elettrico, ma nemmeno potranno essere
trascurati progetti di ricerca che avranno applicabilità tra venti o cinquanta
anni, quali quelli legati alla creazione di campi geotermici artificiali
(progetto rocce calde secche), o di trivellazioni a grande profondità (7-10.000
metri), o l’utilizzo del calore contenuto in sacche magmatiche legate ai
vulcani attivi , per produzione di energia elettrica.
Non voglio e non posso fare una analisi
della situazione italiana ed internazionale per quanto concerne la geotermia,
né approfondire ulteriormente le cause politiche che hanno impedito, ai vari
Enti preposti alla sua ricerca e sfruttamento, di operare uno sviluppo di
questo settore. Certamente vanno ricercate nell’asservimento dell’Italia alle
multinazionali del petrolio e alla politica degli Stati Uniti d’America. Oggi,
con l’impegno di tanti soggetti e non soltanto a caUsa della crisi petrolifera,
o delle giustificate preoccupazioni e avversioni delle gente verso l’energia
nucleare, la geotermia si trova in una fase potenziale di grande espansione.
Vengono costruite nuove centrali,
acquistati impianti di perforazione, introdotte sperimentazioni; si fanno
accordi nazionali tra i grandi Enti energetici pubblici e si aprono
interessanti collaborazioni internazionali, aumenta l’occupazione. Tuttavia si
profilano all’orizzonte anche pericoli, si avvertono ritardi, forse tentativi
di chi è ancora ostile a questo tipo di risorse e di sviluppo, che potrebbero
perpetuare la fase di immobilismo in atto da oltre venti anni nella geotermia,
se non andremo in tempi brevi a concretizzare programmi, investimenti,
strutture organizzative che accolgano l’istanza di un cambiamento nella
professionalità del gruppo dirigente, che si aprano alla democrazia ed a un
nuovo assetto legislativo tale che abbracci gli Enti Locali, che operino un
effettivo coordinamento della ricerca per l’applicazione di nuove tecnologie:
nell’Enel, nell’Eni, nel Cnr, nell’Università e in tutti i soggetti interessati.
Ed è per questo principale motivo,
caratteristico dello scollamento tra quello che definiamo “paese reale” ed
Istituzioni, che occorre passare dalla fase delle enunciazioni alla fase delle
realizzazioni. In primo luogo occorre, per dare credibilità alla politica
sindacale, che si prenda una netta
posizione a proposito dell’ingiustificato non avviamento della centrale
geotermoelettrica di Radicondoli da 30 Mw, che attende ormai dal 27 aprile 1979
il benestare ministeriale per la reiniezione delle acque reflue in un pozzo
all’uopo predisposto e che non presenta alcun problema di inquinamento né di
perturbare l’assetto idrogeologico del sottosuolo rispetto ai bacini produttivi
delle altre diciassette centrali in produzione. La burocrazia, l’inefficienza,
la mancanza di volontà politica del Governo, vanno superate. I lavoratori di
Larderello hanno protestato, promosso incontri, operato sensibilizzazione a
tutti i livelli. Sono pronti ad una lotta più incisiva. Ma non basta, se da
così tanti mesi si protrae questa situazione scandalosa. Occorre la
consapevolezza e l’iniziativa del movimento democratico e da oggi possiamo
averle entrambi. Non vanifichiamo, ancora una volta, questa possibilità.
La Regione Toscana, con le sue grandi
potenzialità geotermiche, può svolgere veramente un importante ruolo per lo
sviluppo di tutto il Paese. Il “Centro di sperimentazione” richiesto dalle
organizzazioni sindacali all’Enel per la messa a punto di tecnologie e progetti
finalizzati di utilizzazione delle energie rinnovabili a Larderello, per usi
plurimi, può assumere non solo un ruolo promozionale in un ambito territoriale
ristretto, ma divenire il Centro Nazionale e Internazionale di esperienze che abbraccino
le nuove produzioni (e quindi occupazione), nuovo e più qualificato ruolo della
ricerca, riproponendo la centralità delle zone geotermiche in produzione e con
ampi potenziali produttivi, in un ruolo guida.
Tutto ciò presuppone una ripresa del
movimento di opinione e di lotta, non più tanto sugli aspetti teorici, quanto
sulla fase delle realizzazioni, se è vero, come affermiamo, che siamo impegnati
al recupero di larghi strati di giovani, di emarginati, di disoccupati e quindi, a porre in termini credibili, la
lotta per la trasformazione della società. Altrimenti, al di là delle nostre
tante e belle parole, quasi un rituale per gli addetti ai lavori e sempre più
concettuali e sonanti perché vuote, il prezzo che pagheremo, come classe
operaia e come insieme delle forze democratiche, sarà sempre più alto.[1]
[1] Gc., in “Conferenza
regionale sull’energia”, Firenze, 12 novembre 1979, pp. 55-57, edito dalla Federazione
Cgil-Cisl-Uil.
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