giovedì 13 aprile 2017




GEOTERMIA E TERRITORIO.


Come sappiamo l’interno del nostro pianeta contiene un nucleo di metalli in fusione, che irradia calore su tutta la superficie del pianeta. In ogni punto della crosta terrestre, facendo un sondaggio perpendicolare, la temperatura aumenta scendendo in profondità, mediamente, di 3 C° ogni 100 metri, ad iniziare al di sotto della superficie omeoterma (fra i 5 ed i 20 metri di profondità). Questo aumento è definito “gradiente geotermico terrestre”. Ciò significa che a circa 4000 metri di profondità la temperatura raggiunge circa 125 C°, sufficiente per l’ebollizione di eventuali fluidi.  Ci sono però sul nostro pianeta aree con presenza di vulcani attivi o dormienti, aree con storiche manifestazioni di termalismo, altre con emanazione di gas, nelle quali il gradiente geotermico subisce una fortissima elevazione, come a Larderello e Monte Amiata, causata  probabilmente da una cupola granitica intrusiva localizzata tra i 6000 ed i 10000 metri di profondità,  portando in superficie fluidi con temperature superiori ai 100 C°. Queste aree sono in corrispondenza delle grandi faglie tettoniche (rotture della crosta) che hanno separato la massa solida terrestre negli attuali continenti. In queste aree, tuttora in movimento, si concentrano i fenomeni più evidenti della sismicità e sono ubicati i più importanti “campi”geotermici, molti dei quali in produzione attraverso la captazione profonda del fluido ipertermale e il suo utilizzo come energia cinetica nella produzione di energia “geotermoelettrica”. Tali “campi”, per formarsi, necessitano, oltre al calore che dall’interno ascende verso l’esterno, di una alimentazione di acqua dall’esterno, principalmente acqua piovana. Con l’analisi isotopica del tritio è stato calcolato che una goccia di pioggia che entra nel campo geotermico, impiega circa 30 anni a completare il suo ciclo e ritornare in superficie come vapore. Com’è intuibile l’energia geotermoelettrica è una energia strettamente collegata al territorio, nel senso che il processo produttivo, dagli studi e ricerche per l’ubicazione dei pozzi da trivellare, la captazione della risorsa pressurizzata, ed il trasporto a breve distanza, al massimo uno o due chilometri, nei grandi tubi coibentati, detti “vapordotti” che portano il fluido geotermico, un misto di vapor d’acqua al 95% e gas al 5%, alle turbine di più o meno grandi Centrali Elettriche, dalle quali “parte” sulle reti di trasmissione elettrica per raggiungere aree lontanissime da quelle della produzione. Tutto questo avviene a Larderello e nelle province toscane di Pisa, Siena e Grosseto, e in altre parti del pianeta: Islanda, Russia, Turchia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda, USA, e in molti paesi del Centro e Sud America. Ciò per quanto riguarda l’utilizzazione delle “alte temperature” (alta entalpia) dei fluidi disponibili, cioè al di sopra dei 130 C° che possono raggiungere e superare anche i 240 °C. Ma la gamma delle utilizzazioni di fluidi a temperature minori (basse entalpie) è vastissima e va’ da usi plurimi nei processi di riscaldamento nei settori agro-alimentari, vivaistici, acquacoltura, riscaldamento urbano, sia in rete che monofamiliare, ecc. ecc. Ed anche in questo caso il suo utilizzo privilegia la territorialità.
Negli ultimi decenni, tuttavia, il concetto di uso strettamente legato al territorio di produzione anche per le basse entalpie è profondamente cambiato, sia per lo sviluppo delle tecnologia di trasporto del calore che per la molteplicità delle utilizzazioni. Questo calore non è soltanto quello “endogeno”, naturale della terra, ma anche quello dissipato nei grandi impianti di produzione di energia elettrica o chimici. Probabilmente i costi di questa materia prima, il fluido geotermico, sono assai elevati e il loro ammortamento richiede tempi lunghi. Ma, per una nazione come l’Italia, ciò significa anche una maggiore indipendenza geopolitica rispetto ai fornitori di gas e petrolio.
Tuttavia, oltre alla competitività dei costi sul mercato, è un processo produttivo pulito e non inquinante? Offre un “risarcimento” al territorio nel senso dell’occupazione della maestranza e delle altre ricadute infrastrutturali?
 Due domande cruciali sulle quali rifletterò.
Intanto rendo noti i dati italiani della produzione geotermica, come sono stati presentati pubblicamente dai Dirigenti dell’ENEL Green Power:

2014, 31 dicembre. Energia geotermoelettrica prodotta in Toscana: 5.548 GWh. I pozzi in produzione sono 257, i pozzi della reiniezione 37, altri pozzi non utlizzati 202.

2015, 31 dicembre. Si tocca quest’anno il record assoluto  relativo alla produzione di energia elettrica nell’anno solare 2015: le 34 centrali geotermiche in esercizio hanno fatto registrare la produzione di 5.820 GWh. Il nuovo record assoluto  negli oltre 100 anni di attività è stato possibile grazie all’entrata in servizio  della Centrale Bagnore 4, nell’area del Monte Amiata e testimonia la rinnovabilità della risorse,  che non si esaurisce con il passar degli anni, ma che, ben gestita attraverso la reiniezione delle acque reflue e l’innovazione tecnologica, cresce in termini di disponibilità mantenendosi in equilibrio con l’ambiente. Delle 34 centrali geotermoelettriche (per un totale di 37 gruppi di produzione) di Enel Green Power, 16 sono in provincia di Pisa, 9 nella provincia di Siena (per un totale di 10 gruppi di produzione) ed altre 9 si trovano nella provincia di Grosseto (con 11 gruppi di produzione). Questi quasi 6 miliardi di KWh prodotti in Toscana corrispono al consumo medio annuo  di circa 2 milioni di famiglie e forniscono calore utile a riscaldare 9.700 utenti residenziali nonché Aziende dei territori geotermici, circa 30 Ha di serre, 2 caseifici e una importante filiera agricola, gastronomica e turistica. Il responsabile di Geotermia Enel Green Power, ingegner Massimo Montemaggi, afferma che “la geotermia toscana si conferma risorsa fondamentale per la Regione, sia in termini elettrici che termici. La nostra attività costituisce un’eccellenza nel mondo per le tecnologie utilizzate,  il rispetto dell’ambiente e le frontiere di innovazione che si apre nel settore delle energie rinnovabili”.

2016, 31 dicembre. Si  raggiunge in questo anno il record assoluto per la produzione di energia geotermica in Toscana. Le 34 centrali elettriche in esercizio sul territorio regionale  hanno fatto registrare  una produzione di 5.872 GWh. Tale risultato  è frutto  di una efficienza degli impianti pari al 98%. Si tratta di un risultato storico ed anche  un segnale, quello della conferma della rinnovabilità  della risorsa ben gestita dalle reiniezioni delle acque di condensa nel sottosuolo. Enel Green Power gestisce in Italia, in Toscana, il più antico complesso in sfruttamento del mondo e detiene il know how della geotermia che esporta in tutto il pianeta. I quasi 6 miliardi di kWh prodotti in Toscana corrispondono  circa al consumo di 2 milioni di famiglie e forniscono calore per riscaldare oltre 10 mila utenti residenziali, nonché aziende dei territori geotermici pari a 30 Ha di serre, caseifici ed una importante filiera agricola, gastronomica e turistica.


(1^ Parte).

Nessun commento:

Posta un commento