Teige Karel (1900 – 1951).
(Seconda parte e
fine)
Sapevo della nuova relazione di
Teige. Conoscevo sua moglie già da giovane. Era una donna seria, affascinante e
rara. La sua amica la conobbi solo di sfuggita, una volta, nella birreria di
Girgal. Anche lei era una donna fuori del comune; altrettanto affascinante e di
certo anche interessante. Non ho mai avuto dubbi sulla serietà del rapporto di
Teige con le due donne. Non voleva, e certo neanche poteva, essere un attore in
un banale triangolo matrimoniale. Mi meraviglio però di come quest’uomo
dall’intelligenza straordinaria avesse potuto ritenere di poter creare un
rapporto tranquillo e armonioso tra le due donne. Come poteva ignorare che nel
campo del vero amore non è possibile una cosa simile tra le donne? Egli poteva
amare sinceramente entrambe, ma le donne, se amano, non riescono a spartirsi
l’amore. Questo gravava su di lui come un pesante fardello e lo faceva stare in
una costante tensione. Anche questo non contribuiva a dare forza al suo stanco
cuore malato. Chiaramente ne soffrivano tutti e tre. In quel fatale giorno del 1 ottobre 1951,
poiché Teige tardava tanto ad arrivare da lei, la signorina E, si decise di
andargli incontro. Attese inutilmente. Strada facendo non si erano incontrati.
Soltanto tornando a casa lo trovò sullo spartitraffico della fermata del tram.
Stava appoggiato alla colonnina di ghisa e la chiamava. Il suo viso era
deformato dagli spasmi del dolore. Era già un volto segnato dalla morte. Ella
lo trasportò con gran fatica nel proprio appartamento, e solo muoversi gli
procurava un grande tormento. Nell’appartamento egli si sedette, lo fece con
difficoltà e fu per lui un male. La donna corse a chiamare un dottore. Lo trovò
in un attimo, ma quando tornò Teige era morto. Senza pensarci, decise che
sarebbe morta anche lei. Prima, però, dovette comunicare la notizia della morte
di Teige a sua moglie. Scrisse una lettera: “Karel non c’è più. E’ morto oggi a
mezzogiorno”. E mandò la lettera tramite un tassista. La moglie di Teige, non
appena letta la notizia, bruciò immediatamente tutta la corrispondenza di lui.
Non era poca. Sebbene avesse rapporti quotidiani con le due donne, quasi ogni
giorno scriveva loro delle lettere. E dopo questo triste rito, ella si avvelenò
col gas. La signorina E. visse soltanto alcuni giorni di più. Impiegò questo
tempo per ordinare i manoscritti, almeno quelli che Teige aveva presso di lei,
e li consegnò agli amici. E poi seguì la moglie di Teige. Aprì il rubinetto del
gas. Con la sua morte si concluse questa funesta danza della morte, di cui
l’opinione pubblica non venne a sapere molto, “grazie” alle disposizioni che
seguirono alla morte di Teige. La sala delle cerimonie, durante i funerali di
Teige, era quasi vuota. C’erano solo alcuni suoi giovani amici, che a quel
tempo noi non conoscevamo ancora. Degli amici e dei conoscenti della nostra
generazione, non c’era nessuno. Dietro le sedie vuote, stavamo in piedi soli,
io e il pittore Muzika.
Con che uomo straordinario e
bello siamo vissuti! Quali forze irradiava la sua ricca personalità! (J.S.)
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