giovedì 3 marzo 2016




Canzone del torrente.

Dopo gli anni dell’impetuosa giovinezza mi ero messo a rileggere, confrontando diverse versioni, il Cantico dei Cantici, e rimanendone sempre folgorato. Nella vecchiaia ci sono ritornato cercando nuove parole per esprimere le parole amorose che più mi davano ancora gioia riportandomi alla memoria il volto giovanissimo e bellissimo di Swan, riemerso, come Elsa di Kralupy di Seifert, dalla  infinita lontananza. Perciò da Salomone ho rubato l’ispirazione ai versi finali della “Canzone del torrente”, una canzone che appartiene al poemetto “Agnes e Martin”.

 Il torrente impetuoso che scorre nel tempo
rimodella il suo corso ad ogni primavera.

Dall’alto del grande masso che s’innalza
sul profondo e quieto pozzo dei Cavalli
immergo la memoria nelle limpide acque
del gorile del vecchio mulino;
ombrose frescure l’accarezzano tra esili
crògnoli e noccioli e pioppi svettanti.

Dimenticate immagini liete riaffiorano:
gli occhi si inumidiscono al racconto
della fiaba fanciulla, eppure,
non sono le acque che vidi,
ormai onde marine, a farmi palpitare il cuore,
ma quest’acqua nuova scesa dal monte,
proprio questa che manda lampi d’oro
e sussurra misteriosa il canto
dell’amore inatteso.

Non è quest’acqua soltanto
l’unione di molecole di ossigeno e idrogeno
ma l’unione della bellezza della vita
che mi sfiora per un’ultima volta.

Quest’acqua in cui mi lavo e m’abbevero
senza paura, questa
santa acqua che m’attraversa l’anima,
acqua battesimale, che mi dischiude
la porta della felicità e porta baci
- come petali strappati alle rose selvatiche -
dalle mie labbra,
dalle tue labbra che sono la mia vita,
dal tuo cuore che è la mia dimora.

Sei bella amica mia,
diletta mia, mia colomba,
in quest’acqua che di te canta
la trasparenza sottile
mi sprofondo.


Dal Cantico dei Cantici.

Sei come un giglio tra i fili d’erba.
La tua statura somiglia a una palma,
i tuoi seni somigliano a dei grappoli.
I tuoi occhi splendono come colombe
all’ombra del velo. Alzati, mia cara, vieni!
L’inverno è passato, è venuto il tempo dei canti
e la voce della tortora risuona.
Il tuo grembo è un frutteto di melograni
con frutti preziosi, henné e nardi.
Le tue labbra sono irrorate di miele,

sotto la tua lingua c’è miele e latte.

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