martedì 1 marzo 2016



Carlo

La ragazza dalla cicatrice sul labbro…

Non tutte, ma chi mi amava
lo faceva in modo speciale
perché in me batteva un cuore diverso,
tenero come la brezza della notte estiva,
che faceva innamorare.

Ma di quella ragazza, dalla cicatrice
sul labbro, e per il resto tutto uguale,
si potrebbe dire insignificante
ad uno sguardo distratto,
nelle cui vene ardevan sogno e desiderio,
carezza, balocco, neve, speranza,
ora non resta niente, se non vuote parole
e il ricordo della sua bocca
così ambigua e tremante.

L. a Carlo.

Il vecchio mulino,
spicchi d’acqua,
sabbia assolata,
via lattea di sassi levigati
e la piccola ragazza
con la cicatrice sul labbro;
segreta, un riserbo gentile.

Nasceva lì caro amico
il tuo primo amore?

Nell’angusto rifugio,
nelle nebbie del grano,
nel fragore e nel silenzio
di macine e di stelle?

Veniva dalla mia mamma
che sapeva di libri,
ritornava con le belle storie,
di delicate contadinelle
e di giovani innamorati.

Dopo la lunga strada
ricca di storia, e fiorita,
forse si nascondeva
per leggere tranquilla
fra le vetrici del fiume,

in attesa di te.

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