Mio padre…e il suo
libriccino di algebra.
Mio padre non amava scrivere e
aveva una brutta calligrafia! Invece amava leggere, e grazie alla Biblioteca
“Edmondo De Amicis” di Castelnuovo, fondata alla fine dell’800 dal filantropo
dottor Burchianti e dai socialisti, s’era fatto una buona cultura da
autodidatta sulle grande opere dei romanzieri europei, pubblicati nelle collane
della Utet. “I grandi scrittori stranieri” negli anni ’30 del Novecento. Anche
i suoi appunti di musica, e le trascrizioni per i suoi strumenti sono scritti
in modo sgraziato. A parte questi spartiti musicali non ho mai visto nella
nostra casa dei libri veri e propri! Denaro ne circolava pochissimo per poterli
acquistare. Perciò è adesso impossibile, a trent’anni dalla sua morte, tentare
di ricostruire qualcosa del suo “mondo culturale”. La mia nonna, per accendere
il fuoco, quando mancava qualcosa da utilizzare come esca, usava pagine di
giornali e qualche volta pagine dei libri e di quaderni. Lo posso dedurre addirittura dalla bruciatura
di due mie pagelle delle scuole elementari, e di una salvata a metà! Nelle
nostre famiglie povere, sempre in
alloggi in affitto, piccoli, bui e malsani, senza i servizi essenziali, oppure con
il gabinetto ubicato fuori della casa, se non addirittura nell’orto, lo spazio
vitale era limitatissimo e niente di quello ritenuto superfluo veniva
conservato. La nonna provvedeva, di tanto in tanto, a fare il cosiddetto
“spoglio”, cioè bruciare o gettare nelle immondizie tutte le carte, che si
potevano trovare in casa, compresi ricordini dei morti, santini delle
comunioni, libretti della cooperativa ecc. ecc. come qualche rara lettera che
ci arrivava dai nostri parenti americani contenente l’immancabile 1 dollaro!
Questo dollaro era davvero poco, specialmente quando anch’io, nel 1956, iniziai
a lavorare. Mio padre face cessare questa nemmeno elemosina così. Quando arrivò
la famosa letterina mi disse: “Bimbo, prendi mille lire, e spediscile agli
americani!” Lo feci, e da allora non arrivò più niente. Ho subìto qualche
perdita anch’io, perché degli anni 1952-1954, non ho più alcuno dei miei testi
poetici, nonostante ci sia un elenco sopravvissuto. E forse è stato un bene. Ma
oggi, in cantina, grufolando tra vecchi incartamenti, ho trovato il libriccino
di algebra che aveva usato mio padre per le scuole aziendali della Larderello
SpA. Manca della copertina, inizia da pagina 5 e s’interrompe a pagina 220 con
le operazioni con i logaritmi. L’autore è ignoto. Su alcune pagine bianche ci
sono i miei primi ed unici segni della scrittura, perciò, in più al ricordo di
mio padre, m’è caro. A pagina 104 c’è un promemoria con le date dei temi svolti
(si tratta della IV classe elementare, con il maestro Orsini Otello, quello che
mi dette i voti più alti!), a pagina 150 il titolo di un tema, del
22.2.1949, a pagina 153 ci sono quattro
versi del 1953, a
pagina 196 un appunto del 18 gennaio
1953: “In questo momento sto bene. Leggo
il libro “L’isola misteriosa”, II Corso.
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