BAGNO AL MORBO, ossia le Aquae Volaterranae, già descritte nella
Tabula Peutingeriana. Nel Comune di Castelnuovo di Val di Cecina,
Toscana.
Non è per fare pubblicità ad un
mio saggio, pubblicato nell’anno 2000 e rapidamente esaurito,
<SOPRA LE TOMBE VECCHIE E’
PASSATO L’ARATRO. LA COMUNITA’
DI CASTELNUOVO DALL?INIZIO DEL XIV SECOLO ALLA MORTE DI MICHELE MARULLO (1500),
che metto a promemoria questo breve estratto, ma per denunciare lo stato di
totale abbandono nel quale si trovano le famose Terme.
Nell’anno 1477, nei verbali dei
Consigli della Repubblica fiorentina e precisamente in quelli del mese di
settembre, si trova scritto che le Terme del Bagno al Morbo sono molto nominate
e le sue acque molto lodate e che, con opportune riparazioni sarebbe stato “el
più degno Bagno che abbi tutta l’Italia”. E’ in questo periodo che a poca
distanza, nel fossato, venne scoperta una sorgente d’acqua purgativa conosciuta
col nome di !acqua di San Luigi. Lucrezia Tornabuoni, sposa fu di Piero di
Cosimo di Giovanni de’ Medici, era una assidua frequentatrice delle terme di
Bagno al Morbo ed anche in quest’anno, in maggio, vi si reca intrattenendosi a
lungo e per quanto vi trovasse “stanze da archimisti e cimice che paiono
capperi (così scrive Lucrezia al figlio Lorenzo il 10 maggio 1477), lo tiene in
affitto perpetuo per se e per i suoi
figli e discendenti maschi in infinito.
Per ordine di Lucrezia un tale Oliviero, medico, “…ne ricercava e separava,
distillava le acque e quelle della vena del “cacio cotto” trovava perfettissime a scabie, agli asmatici et risolviva et
mundificativa d’ogni macula del corpo, a dolori di giunture e di nerbi, e molte
altre virtù si contengono in essa”. Lorenzo de’ Medici, “della patria sua
splendidamente tiranno”, vi si recava annualmente, talvolta anche con madonna
Clarice Orsini, sua moglie, e con un seguito numeroso di poeti, musici ed
umanisti, senza badare alla incomodità del luogo e senza ricevervi che i soli
familiari e vi si tratteneva alternando
la cura della sua indisposizione corporale con gli studi ed esercizi letterari
che tanto lo dilettavano. La visione dei “Lagoni” viene richiamata da Lorenzo
in una mirabile descrizione nel poema mitologico AMBRA, composto qualche anno
più tardi:
Quando gonfiato e largo si
restrigne
tra gli alti monti di una chiusa
valle,
stridon frenate, turbide e
maligne
l’onde, e miste con terra paion
gialle:
e grave pietre sopra pietre pigne
irato a’sassi dell’angusto calle:
l’onde spumose gira e orribil
freme,
vede il pastor dall’alto e,
sicur, teme.
Tal fremito piangendo rende
trista
la terra drento al cavo ventre
adusta;
caccia col fumo fuor fiamma,
acqua mista,
gridando, ch’esce per la bocca
angusta,
terribile agli orecchi ed alla
vista:
teme vicina il tuon alta e
robusta
Volterra, e i lagoni torbidi che
spumano:
e piove aspetta se più alto
fumano.
Si prospetta in questi versi la
spaventosa solitudine dei soffioni e dei lagoni, stretti nella valle del
Torrente Possera, sulla quale incombono gli alti monti di Castelnuovo in una
landa disabitata e selvaggia. Al Bagno al Morbo, nell’aprile 1484, Lorenzo
riceverà da Bartolomeo Scala gli eleganti versi latini che quel Cancelliere
della Repubblica fiorentina, buon letterato e poeta, frequentatore anch’esso
del bagno per la sua podagra, aveva lì composti nell’estate precedente. Alcuni
secoli dopo il naturalista Targioni Tozzetti prenderà visione di una relazione
fatta dal dottor Pietro Leoni, medico personale di Lorenzo e di sua moglie
Clarice, nella quale si afferma che “il Bagno a Morbo…tiene bagni di più sorti
quasi lui solo, quanti insieme tutti gli altri d’Italia”. E’ infine noto che
più grande potere curativo quelle acque lo esercitavano contro la sterilità
delle donne. Pietro Leoni concluderà tragicamente la propria esistenza perché.
essendosi sbagliato nella diagnosi di una malattia di Lorenzo, si getterà per disperazione (o vi sarà gettato) nel
pozzo della villa di Careggi a Firenze.
E pochi giorni or sono vi ho
accompagnato una amica francese, letterata e ricercatrice storica, con la quale
ho documentato in parte lo stato di incuria, abbandono e pericolosità nel quale versa Bagno al Morbo (per non parlare
dell’adiacente ex Albergo termale La
Perla, nonché della vicina Pieve Matrice di San Giovanni
Battista a Morba!), nel constatare l’inefficienza globale delle italiche
Istituzioni.