Teige Karel (1900 – 1951).
(Prima parte)
Teige, critico letterario,
studioso di estetica, traduttore, grafico, e teorico dell’arte e
dell’architettura, fondatore del Devetsil, fu una delle personalità più
importanti del “poetismo” e quindi del surrealismo ceco.
Devo al volume di Jaroslav
Seifert (Vsecky krasy sveta) “Tutte le bellezze del mondo”, la prima conoscenza
di Karel Teige. Questo volume, la cui prima edizione in lingua ceca apparve nel
1982, uscì a Roma nel 1991 presso la tipografia AMADEUS per conto di Edizioni
Studio Tesi di Pordenone, a cura di Dario Massimi, riprendendo il testo uscito
nel 1985 by Editori Riuniti Roma.
Ho la prima edizione e l’ho letto
più di una volta, interessandomi in modo particolare del “poetismo”, una
corrente letteraria sviluppatasi durante la Prima Repubblica Cecoslovacca,
che non ha un equivalente nella storia letteraria del nostro paese, ed alla
quale mi sento particolarmente legato. Alle
pagine 298-306, Seifert racconta la morte di Teige partendo dal memorabile soggiorno
che egli fece, con lui, a Parigi. “…Era un profumato giorno d’estate e avevamo
un appuntamento col pittore Sima. Stavamo cercando rue Ségnier 14, quando
dinanzi a noi saltò fuori da un’automobile una meravigliosa, giovane donna.
Elegante, naturalmente! Era come se fosse stata ritagliata da un romanzo di
Colette. Il velo non arrivava a nascondere gli occhi e al polso le tintinnava
l’oro risplendente dei braccialetti. Ci passò accanto tremolando in nuvolette
di profumo e ne fummo tanto incantati che ci fermammo per guardarci l’un
l’altro. “Peccato che non ho tempo, - mi disse ad un tratto Teige, - con questa
avrei fatto volentieri conoscenza!” Ad essere sincero mi sorprese un poco, ma
Teige lo aveva detto con una tale naturalezza che me ne rimasi zitto. Del
resto, tra noi non avevamo mai parlato di queste e di altre faccende simili.
Oggi, dopo cinquant’anni, sono arrivato a capire che mi ero meravigliato senza
motivo. Teige aveva ragione! L’uomo è uomo e deve sempre puntare più in alto di
dove può arrivare. Del resto, soltanto in questo modo nascono i grandi
travolgenti amori di cui i lettori amano leggere. Addio, Parigi! Non sarai mai
più così bella!” Alla fine della seconda guerra mondiale Teige lavorava giorno
e notte alla stesura del suo famoso saggio “Fenomenologia dell’arte moderna”,
una serie di libri che aveva pianificato già durante la guerra. E già allora si
lamentava di dolori allo stomaco. Si stava pure curando per questa malattia, ma
i tormenti non si placavano. Non era né lo stomaco né il cancro di cui temeva.
Era il cuore. A questo non pensava. Teige morì il 1° ottobre 1951. “…dopo la
sua morte comparvero molte leggende, favorite anche dal silenzio che di colpo
circondò la sua morte, il suo nome e, naturalmente, anche i suoi libri. Nella
sua monografia sulla pittrice Toyen, André Breton citò come un fatto reale una
di queste leggende, secondo la quale Karel Teige si era avvelenato, nel momento
in cui era stato arrestato, e sua moglie si era uccisa immediatamente dopo
buttandosi dalla finestra. Bisogna dire che Teige non fu né arrestato. Né
sottoposto ad interrogatorio. Gli avvenimenti, ugualmente drammatici, si
svolsero in modo diverso...il sipario si alza e sulla scena ci sono un uomo e
la sua donna. Si sente bussare ed entra un’altra donna. No, per l’amor di Dio,
non state assistendo ad una commedia sul
matrimonio, di quelle che si rappresentano a dozzine sui teatri di tutto il
mondo. Anzi, proprio il contrario, inizia un atto unico. La tragedia di un uomo
e di due cuori femminili. Come di certo si sa, Karel Teige, nel suo
romanticismo, era affascinato dal libero amore. Amava sinceramente sua moglie.
E quando all’inizio della guerra conobbe la signorina E., si sforzò di
dimostrare a se stesso e alle due donne che il loro rapporto poteva essere
felice e armonioso.
(continua)