giovedì 11 ottobre 2012
Mancanza di prove...
Anche se non predichiamo "la vendetta", ma "la giustizia" e sappiamo che "i crimini contro l'umanità non verranno mai cancellati dalla storia" (e nemmeno dal Supremo Tribunale dell'Altissimo), la sentenza del Tribunale di Stoccarda, ci indigna e ci offende.
L’A.N.P.I. (Associazione Partigiani) di Volterra esprime tutto il proprio sdegno per la scandalosa sentenza di archiviazione per gli otto ufficiali tedeschi autori dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Non c'è giustizia per le 560 vittime innocenti dell'infame eccidio di Sant'Anna. Il tribunale di Stoccarda ha infatti deciso che non ci sono prove documentali sufficienti per processare i nazisti (tutti ancora in vita) accusati di aver preso parte alla strage. Finiscono così le speranze di giudicare gli accusati di una delle pagine più crudeli dell'occupazione nazista in provincia di Lucca ed in Italia. Non poteva essere altrimenti d'altra parte dopo decenni in cui le ragioni politiche hanno preso il sopravvento sulla volontà di punire i colpevoli non di azioni di guerriglia, ma di una vera e propria strage gratuita di innocenti. Nel comunicato stampa della procura di Stoccarda, che ha deciso di non procedere con la richiesta di imputazione, si legge che «dalle indagini, condotte in maniera ampia ed estremamente approfondita insieme all'ufficio criminale del Baden-Wuertemberg, è emerso che non è possibile dimostrare una partecipazione dei 17 indiziati - in particolare degli otto ancora in vita - agli avvenimenti del 12 agosto 1944 nel paese di S. Anna di Stazzema punibile con una pena che non sarebbe prescritta». Per i procuratori tedeschi decisiva, è scritto ancora nel comunicato, è stata l'impossibilità di dimostrare che il massacro di 560 persone, tra cui «almeno 107 bambini», compiuto dai 17 militari della divisione di granatieri corazzati "Reichsfuehrer SS" sia stato programmato sin dall'inizio come «un'azione di sterminio contro la popolazione civile».
Secondo le indagini svolte dalla procura è anche possibile che «obiettivo dell'azione militare originariamente fosse la lotta contro i partigiani e la cattura di uomini abili al lavoro per una deportazione in Germania e che l'uccisione della popolazione civile sia stata comandata solo quando si era reso chiaro che quell'obiettivo non poteva essere raggiunto».
La sola appartenenza alla divisione protagonista del massacro per i procuratori tedeschi non è sufficiente: per ciascuno degli indagati si sarebbe dovuto poter «dimostrare una responsabilità individuale», cosa «non riuscita».
L'inchiesta riguardava un gruppo di appartenenti alle SS già condannati in Italia. «Mi sento di assicurare ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime che la procura di Stoccarda ha fatto tutto il possibile» per chiarire le responsabilità dei militari della Reichsfuehrer ss nel massacro di Sant'Anna di Stazzema, ha detto all'agenzia Ansa la procuratrice capo di Stoccarda Claudia Krauth, che ha coordinato le indagini. «Anche qui sentiamo il peso della nostra responsabilità» e «abbiamo investigato con grande interesse e impegno», ha aggiunto.
Enrico Pieri, uno dei superstiti della strage, non riesce a darsi una spiegazione per la decisione dei giudici tedeschi. «Non ci credo, che abbiano deciso una cosa del genere, non è possibile, è un’offesa per tutte le 560 vittime e tra queste, bambini e donne innocenti, non si può accettare un verdetto del genere». «In questo caso si disconosce anche il lavoro di un tribunale militare italiano che nel corso degli anni ha svolto un lavoro importante su quanto accaduto - dice il sindaco di Stazzema, Michele Silicani -. Quello che mi lascia interdetto è che tra i gerarchi delle ex SS tedesche c'è anche un reo confesso che ha dichiarato che ha considerato donne e bambini, come fossero alla pari degli adulti e che si è reso responsabile di questo crimine di guerra. Sono stati discolpati i soldati, ma gli ufficiali e i sottufficiali sono ritenuti responsabili di quanto accaduto quel lontano agosto. È una notizia che ci ha profondamente offesi e addolorati». Erano tutti donne, bambini e vecchi inermi a Sant'Anna di Stazzema quel 12 agosto 1944 quando, guidata da collaborazionisti fascisti, una colonna nazista in assetto da guerra si recò in paese e scatenò l'inferno. Eppure di partigiani e di resistenza non v'era praticamente traccia, già sopraffatti nei giorni precedenti, e gli uomini erano già tutti fuggiti per il timore della 'decimazione' in seguito al bando di evacuazione. Nonostante il massacro fosse più un atto di violenza fine a se stessa che non una strategia nazista, si volle ugualmente insabbiare la vicenda fino al 1994, quando dall'armadio della vergogna della Procura Generale Militare di Roma saltarono fuori tra l'imbarazzo generale i fascicoli e prese quindi il via l'inevitabile processo che portò alla sentenza di ergastolo per tre gerarchi, confermata dalla Corte di Cassazione di Roma nel novembre 2007. Vittime innocenti la cui memoria è stata più volte calpestata, prima dimenticate, poi oltraggiate e date in pasto al grande pubblico dalla ricostruzione cinematografica di Spike Lee (che nonostante i contenuti ricevette le lodi delle autorità e perfino del Presidente della Repubblica Napolitano) adesso definitivamente consegnati alla storia senza la possibilità di sapere con certezza i nomi di chi ebbe il coraggio di cancellare l'intera popolazione di un paese per semplice frustrazione e vendetta.
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