Libri editi ed
inediti (news 3).
1) Ho vegliato le notti serene, Lucrezio tradotto da Enzio Cetrangolo,
Sansoni Ed., Firenze,
1990, pp. 118.
Magistrale traduzione (con testo
latino a fronte) di brani dal De Rerum Natura di Lucrezio (Pompei, 98 a . C. – Roma, 55 a . C.?), in una operazione
che riesce a espandere l’ansia del metro latino sul verso italiano, tanto che
la fantasia del Poeta si ritrova fecondata in un allungamento spaziale senza
termine, nel quale par di riudire la voce immortale di un classico.
2) Roy Lewis (Felixstowe, 1913 – 1996), Il più grande uomo scimmia del
Pleistocene, romanzo, Mondadori, Milano, 1994, pp. 176.
Si tratta di un libro di culto
che vi cambierà la vita, in maniera sottile. E’ la vicenda del brillante
ominide Edward che in un bel momento decide di abbandonare l’evoluzione
naturale per passare a quella culturale. Detto fatto scopre il fuoco, poi
decide di trasferirsi da una caverna fetida a una più lussuosa dove si possa
“coltivare meglio l’intimità”, in seguito si impegna a “fondare” il matrimonio,
a sterminare le altre specie, a creare la politica, la retorica, a sfruttare i
brevetti delle scoperte e via architettando…fino a ridipingere tutto
l’affascinante affresco dell’evoluzione tra le pagine di un romanzo intelligente,
garbato e divertentissimo. Leggere per credere!
3) Giuseppe Viviani (San Giuliano Terme, 1898 – Pisa, 1965), Poesie
scherzose di Maria Malagrazia, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, pp. 90, 1961, a cura di Vanni
Scheiwiller, tir. 1000 copie numerate con 10 illustrazioni del pittore.
Attraverso la frequentazione del
signor Belforte (alla fine degli anni ’50 del Novecento) titolare dell’omonima
libreria in Via Grande a Livorno (oggi scomparsa) conobbi l’opera grafica e
pittorica di Giuseppe Viviani, che, come un amore a prima vista, mi affascinò.
Con le poche risorse economiche di cui disponevo acquistai due stupende opere
litografiche (Uccelli rosa, La foce del Serchio), delle quali conservo la prima, mentre con l’altra riuscii a fare
un cambio con quella di un più titolato e amato Maestro del ‘900. In seguito ho
raccolto una notevole bibliografia e cataloghi di Viviani, compresa una copia
(la n. 742) della sua opera letteraria, questa segnalata. Opera che di
“scherzoso” ha poco, essendo triste e accorata, polemica e fustigatrice di
molti dei vizi italici che anticipavano la deriva morale d’oggi. Figura
spigolosa e tenerissima, sognante e ispiratore di sogni, la tengo tra le più
care.
4) William Blacker, Lungo la via incantata, Viaggi in Transilvania, Adelphi , Milano,
2012, pp. 340.
Apparso in inglese nel 2009 con
il più appropriato titolo “Along the Enchanted
Way. A Story of Love and Life in Romania”, è il primo libro di Blacker.
William Blacker viene da una famiglia anglo-irlandese, ma ha trascorso buona
parte degli ultimi suoi venti anni un Transilvania e nel Maramures. Vive ora
fra Inghilterra, Romania e Toscana. E’ la cronaca di un viaggio, di un amore,
di un giovane antropologo, libro bellissimo, specie di romanzo vero, che ti
prende e ti possiede man mano che ti inoltri nei ventitre capitoli che lo
scandiscono. L’ho letto in diciotto giorni tra maggio e giugno di quest’anno
durante una degenza in ospedale e il successivo periodo di convalescenza nella
casa di mia figlia, a Siena. Mi ha fatto rivivere un più modesto viaggio di 6400 Km ., effettuato nell’estate
1981, con moglie e due figlie, con una Fiat 127, che aveva al suo attivo già 61611 chilometri , attraverso
la Romania e,
soprattutto, con i soggiorni più lunghi ed interessanti, nelle regioni
attraversate da William più di vent’anni dopo, specialmente nel Maramures e
nella Bucovina. Un viaggio, anche il nostro, eccezionale per gli eventi
accaduti, i personaggi incontrati, i
problemi di cibo, alloggio, illuminazione, rifornimenti di carburante,
viabilità…in pieno regime comunista di Ceaucescu, in villaggi poverissimi,
praticamente tagliati fuori dal mondo civilizzato, dal quale provenivamo. Ed
ora, grazie a William, di riscoprire e…di rimpiangere. Fu in quell’occasione
che composi la poesia “Là dove il Danubio scorre maestoso…, che mi attirò elogi
da parte di amici democristiani e perplessità e ostracismo da parte di compagni
comunisti. Quest’ultimi non mi turbarono
più di tanto, avendo ormai, fin dai tempi precedenti la “primavera di Praga”,
preso le distanze da quei regimi dittatoriali e polizieschi che nulla avevano a
che fare con la mia concezione di democrazia e socialismo.
5) PACEM IN TERRIS, Lettera enciclica della Santità di Nostro Signore
Giovanni per Divina Provvidenza Papa XXIII, Roma, 11 aprile 1963. Versione
italiana pubblicata sull’Osservatore Romano in detto giorno.
Comprai il testo dell’enciclica
Pacem in terris a Roma nel maggio 1964, in occasione del “viaggio di nozze”. Mi
ero sposato, con “rito civile”, il 27 aprile di quell’anno. Eravamo laici,
“battezzati non credenti”. Io c’ero arrivato attraverso un originale percorso
“ideologico” ed in parte perché respinto dall’oscurantismo cattolico in quanto
appartenente al Partito Comunista, e perciò scomunicato. In più avevo dentro di
me il rancore per problemi familiari: i miei genitori si erano “separati
legalmente” quando avevo l’età di 5 anni (e mia sorella di 2), successivamente
mia madre s’era “accompagnata” con un altro uomo dal quale aveva avuto altri
tre figli. Naturalmente il “divorzio” non esisteva ancora, era considerato
un’opera del diavolo, e i figli portavano il cognome del “marito”, cioè il mio e
di mio padre. Da ciò derivava una complicata situazione, su molti piani, per
fortuna risolta sempre pacificamente tra persone buone, intelligenti e
ragionevoli. Ma quando salì al soglio pontificio Giovanni Roncalli avvertii
subito alzarsi un “vento nuovo”. La sua evidente “umanità”, amore per la pace e
per “tutti gli uomini di buona volontà” fu manifesta fin dalle encicliche Ad
Petri Cathedram e Mater et Magistra e poi dalla sua immensa opera, il Concilo
Ecumenico, una grande opera di pace. Perciò
la Pacem in
terris non è quindi una fugace apparizione, ma il consolidamento ed il proseguo
di una percorso, il vertice umano e dottrinale del suo breve, ma
rivoluzionario, pontificato. Con emozione mi soffermai a meditare sulla Parte
III, “Disarmo”, paragrafi 109-119 e sulla parte IV, Rapporti degli esseri umani
e delle comunità politiche con la comunità mondiale”, nonché, sulla parte V, “Richiami pastorali”,
in particolare sui paragrafi 158 e 159: praticamente mi sentii assolto dalla
scomunica! Infatti si annunciava “…che la Chiesa non dovrà mai
confondere l’errore con l’errante, anche quando trattisi di errore o di
conoscenza inadeguata della verità in campo morale-religioso. L’errante è
sempre ed anzitutto un essere umano e conserva in ogni caso la sua dignità di
persona; e va sempre considerato e trattato come si conviene a tanta dignità.
Inoltre in ogni essere umano non si spegne mai l’esigenza congenita alla sua
natura, di spezzare gli schemi dell’errore per aprirsi alla conoscenza della
verità. E l’azione di Dio in lui non viene mai meno. Per cui chi in un
particolare momento della sua vita non ha chiarezza di fede, o aderisce ad
opinioni erronee, può essere domani illuminato e credere alla verità. Gli
incontri e le intese, nei vari settori dell’ordine temporale, fra credenti e
quanti non credono o credono in modo non adeguato, perché aderiscono ad errori,
possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio”.
Novembre 2012, 50° Anniversario
della apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.
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