La buona poesia c’è ma è
difficile da scovare.
E’ arcinoto che i poeti autentici
siano pochi o, addirittura, pochissimi.
Nel nostro tempo, in quello passato e, molto probabilmente, in quello
futuro, fino a quando le macchine pensanti e creative si sostituiranno alla
mente umana, grazie agli sterminati, infiniti archivi dell’universo, della
memoria e dei suoni delle parole. Sappiamo anche che ogni uomo è “poeta” e che
la poesia aleggia intorno a noi, non si esaurisce con i testi affioranti nei magri spazi concessi
dalle librerie globalizzate, né con
quelli pubblicati da migliaia di sconosciuti, a proprie spese, da editori senza
alcuna distribuzione (testi né migliori, ma anche né peggiori, di quelli degli
autori ormai inseriti nella giostrina normalizzata della cultura accademica),
se non nella cerchia di familiari e
amici. Mi domando spesso se le cose che annoto e scrivo, stendendo sulla
carta la lunghezza dei righi in modo somigliante a quello di conclamati poeti,
sia o no poesia oppure solo confusi segni a riempire spazio bianco e vuoto
interiore. Ed anche un “diario” dell’anima, un ponticello fragilissimo fatto di
carta e d’inchiostro, capace di collegare il presente con il futuro, lo spazio
ed il tempo senza di me, là, dove vivranno i miei nipoti e pronipoti, per illuminare, in parte, le loro memorie remote
e le loro radici. Non mi preoccupo quindi più di tanto, di non affrontare
tematiche “alte”, dei “massimi sistemi”, “epiche” o “didattiche”, ma di rimanere saldamente ancorato a me
stesso in uno sdoppiamento che ha costituito il tratto più significativo della
lunga mia vita, l’avere accanto, di
giorno e di notte, all’io materiale,
l’io sognante e veggente del poeta. Prendo lo spunto dai versi danteschi per
riassumere il mio incessante lavoro: I’ mi son un che, quando Amor mi
spira,/noto, e a quel modo ch’a’ ditta
dentro vo significando. Solitario canto per una gioia futura, e mi consolo con
la musica che m’arriva da passati millenni:
La mela rosseggia sopra
la cima d’un ramo,
in alto sulla vetta più
alta , dove i coglitori la dimenticarono,
ma non la dimenticarono,
non poterono arrivarci.
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