Geotermia, mio primo e
grande amore!
Le notizie dell’avvio esecutivo del “teleriscaldamento geotermico”del
centro abitato di Montieri (GR) e del bando di gara del primo lotto dei lavori
per il “teleriscaldamento geotermico” di Radicondoli e Belforte (SI), e di
Chiusdino (SI), mi hanno riempito di gioia e di speranza. Gioia perché mi
considero tra coloro che hanno sempre creduto e lottato per la valorizzazione
dell’energia geotermica, speranza perché finalmente l’umanità intera s’è resa
consapevole che la salvezza del nostro pianeta passa attraverso modelli di vita
alternativi al saccheggiamento delle risorse “fossili” per uso energetico,
affidandosi quindi alle risorse “rinnovabili” ed ecosostenibili: sole, vento,
geotermia, biomasse…tra le principali. Ho studiato e lavorato all’interno del
settore geotermico dal 1951 al 1991. Ho partecipato nella CGIL e nel Partito
Comunista Italiano alla creazione di un ampio movimento di lotte e di proposte
per la piena valorizzazione della geotermia, prima per la sua “nazionalizzazione”,
poi per l’aumento della produzione e la diversificazione nell’utilizzo, dal
tradizionale chimico-elettrico, agli usi agricoli e civili, infine per
l’accelerazione dell’innovazione tecnologica, anche se, in questo caso,
l’impatto sociale sull’occupazione è stato devastante per l’area geotermica
tradizionale della Toscana, con una contrazione del numero dei lavoratori non
compensata ancora da una altrettanto massiccia espansione dell’indotto o
diversificato. Ho anche il privilegio di abitare a Castelnuovo di Val di
Cecina, il luogo nel quale, alla fine del ‘700, gli scienziati Hoefer e
Mascagni, scoprendo l’acido borico nelle acque dei “lagoni”, aprirono la strada
al successivo sviluppo industriale della geoetermia, del quale fu principale protagonista
l’esule francese, Francesco Larderel. E proprio alla fine degli anni ’70 del
secolo scorso, l’Amministrazione comunale di Castelnuovo di Val di Cecina avviò il progetto e la realizzazione del
“teleriscaldamento geotermico urbano”, adesso esteso alle principali frazioni
dello stesso, Sasso Pisano e Montecastelli Pisano mentre è in corso per quella
di Leccia. Altri Comuni ne hanno poi seguito l’esempio ed altri, finalmente, stanno
seguendo il medesimo percorso virtuoso. In più, applicando il calore geotermico
in sostituzione del gasolio, anche il Caseificio San Martino, presso
Monterotondo Marittimo (GR), di proprietà del marito di mia figlia, Ricci
Massimo, si è convertito alle energie rinnovabili ricevendo nel 2005 il premio
della Regione Toscana per l’ecoefficienza con il 100% di utilizzazione
dell’energia “verde” e ZERO EMISSIONE di CO2 nell’ambiente! Mi sia concessa
quindi un po’ di autogratificazione, nel proporre tre lavori, dei quali, quello
del 1979, riguarda proprio le problematiche del territorio di Radicondoli,
Montieri, Chiusdino, mentre gli altri due, pubblicati sulla rivista Rassegna
Volterrana nel 2006 e nel 2007, ripercorrono in forma sintetica la storia della
geotermia in Toscana dai tempi antichi ad oggi. Credo che essi mantengano una
soddisfacente attualità “culturale”. L’altra foto che allego, a colori,
riproduce la retrocopertina della Domenica del Corriere del 1931, in occasione
dell’esplosione del primo “Soffionissimo” nella storia della Larderello SpA. In
questo caso, trattandosi di una risorsa nazionale e “autarchica”, il regime
fascista, favorì l’espansione industriale e il connubio con le Ferrovie dello
Stato della Società, nella quale erano azionisti di maggioranza gli eredi dei
De Larderel e il principe Piero Ginori Conti, quest’ultimo, politico,
imprenditore e scienziato, uomo del “regime”. Ma questa è un’altra storia.
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