sabato 8 settembre 2012







Geotermia, mio primo e grande amore!

Le notizie dell’avvio esecutivo del “teleriscaldamento geotermico”del centro abitato di Montieri (GR) e del bando di gara del primo lotto dei lavori per il “teleriscaldamento geotermico” di Radicondoli e Belforte (SI), e di Chiusdino (SI), mi hanno riempito di gioia e di speranza. Gioia perché mi considero tra coloro che hanno sempre creduto e lottato per la valorizzazione dell’energia geotermica, speranza perché finalmente l’umanità intera s’è resa consapevole che la salvezza del nostro pianeta passa attraverso modelli di vita alternativi al saccheggiamento delle risorse “fossili” per uso energetico, affidandosi quindi alle risorse “rinnovabili” ed ecosostenibili: sole, vento, geotermia, biomasse…tra le principali. Ho studiato e lavorato all’interno del settore geotermico dal 1951 al 1991. Ho partecipato nella CGIL e nel Partito Comunista Italiano alla creazione di un ampio movimento di lotte e di proposte per la piena valorizzazione della geotermia, prima per la sua “nazionalizzazione”, poi per l’aumento della produzione e la diversificazione nell’utilizzo, dal tradizionale chimico-elettrico, agli usi agricoli e civili, infine per l’accelerazione dell’innovazione tecnologica, anche se, in questo caso, l’impatto sociale sull’occupazione è stato devastante per l’area geotermica tradizionale della Toscana, con una contrazione del numero dei lavoratori non compensata ancora da una altrettanto massiccia espansione dell’indotto o diversificato. Ho anche il privilegio di abitare a Castelnuovo di Val di Cecina, il luogo nel quale, alla fine del ‘700, gli scienziati Hoefer e Mascagni, scoprendo l’acido borico nelle acque dei “lagoni”, aprirono la strada al successivo sviluppo industriale della geoetermia, del quale fu principale protagonista l’esule francese, Francesco Larderel. E proprio alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, l’Amministrazione comunale di Castelnuovo di Val di Cecina  avviò il progetto e la realizzazione del “teleriscaldamento geotermico urbano”, adesso esteso alle principali frazioni dello stesso, Sasso Pisano e Montecastelli Pisano mentre è in corso per quella di Leccia. Altri Comuni ne hanno poi seguito l’esempio ed altri, finalmente, stanno seguendo il medesimo percorso virtuoso. In più, applicando il calore geotermico in sostituzione del gasolio, anche il Caseificio San Martino, presso Monterotondo Marittimo (GR), di proprietà del marito di mia figlia, Ricci Massimo, si è convertito alle energie rinnovabili ricevendo nel 2005 il premio della Regione Toscana per l’ecoefficienza con il 100% di utilizzazione dell’energia “verde” e ZERO EMISSIONE di CO2 nell’ambiente! Mi sia concessa quindi un po’ di autogratificazione, nel proporre tre lavori, dei quali, quello del 1979, riguarda proprio le problematiche del territorio di Radicondoli, Montieri, Chiusdino, mentre gli altri due, pubblicati sulla rivista Rassegna Volterrana nel 2006 e nel 2007, ripercorrono in forma sintetica la storia della geotermia in Toscana dai tempi antichi ad oggi. Credo che essi mantengano una soddisfacente attualità “culturale”. L’altra foto che allego, a colori, riproduce la retrocopertina della Domenica del Corriere del 1931, in occasione dell’esplosione del primo “Soffionissimo” nella storia della Larderello SpA. In questo caso, trattandosi di una risorsa nazionale e “autarchica”, il regime fascista, favorì l’espansione industriale e il connubio con le Ferrovie dello Stato della Società, nella quale erano azionisti di maggioranza gli eredi dei De Larderel e il principe Piero Ginori Conti, quest’ultimo, politico, imprenditore e scienziato, uomo del “regime”. Ma questa è un’altra storia. 

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