L’infinito
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
al cui riparo, tra il Dolmi, il
Carbonciolo,
i ginepri e i roggiolai,
ancora bambino, pascolai il mio
gregge
e a primavera, nell’erba novella,
le prugnolaie segrete saccheggiai.
Lassù, dove tu mai andrai,
tra terra e cielo nel fulgore d’oro,
isole, montagne, immote acque,
nebbie sottili e un gran mistero,
portano un palpito alla memoria
antica,
e un fiore solitario tra il palero.
Di quei giorni immensi e dolorosi,
l’innocenza l’ha dispersa il vento,
e più nessuno c’è a richiamarla in vita.
Nessun commento:
Posta un commento