Il tesoro immateriale.
Ritrovo una perla frugando nel
mio “tesoro immateriale”, un libriccino, che acquistai nel primo anno di
lavoro: QUARTINE di Omar Khayyam, pubblicato da Einaudi al prezzo di 1000
(Mille) lire. Siamo alla fine del 1956 ed i libri erano carissimi! Credo che il mio salario non fosse superiore alle
30.000 lire mensili, cioè il valore di 30 di questi libriccini di 98 pagine.
Già a quel tempo m’era compagna ed amica la poesia. Omar sembra che sia nato in Persia verso la metà del secolo XI d.C. e
morto verso il 1126. Deve essere stato
un personaggio di grande intelligenza perché figura in una commissione regia di
astronomi per la riforma del calendario. Condusse vita avventurosa e godette i
favori del sultano. Trascrivo adesso tre
quartine, tra le mie più amate, tradotte
da Alessandro Bausani dall’originale persiano.
n. 54.
Coloro che
furono oceani di perfezione e di scienza
E per virtù rilucenti divennero Lampade al mondo,
Non fecero
un passo nemmeno fuori di questa notte scura:
Narrarono
fiabe, e poi ricadder nel sonno.
n.56.
Questi che
sono ora vecchi, e questi giovani ancora,
Ognuno
ansioso s’affanna a corsa verso la Mèta;
Ma questo
vecchissimo mondo, in fine, a nessuno rimane.
Andarono;
andremo; altri verranno; ed andranno.
n.282.
Puri venimmo
dal Nulla, e ce ne andammo impuri.
Lieti
entrammo nel Mondo, e ne partimmo tristi.
Ci accese un
Fuoco nel cuore l’Acqua degli occhi:
La vita al
Vento gettammo, poi ci accolse la Terra.
Questa magnifica quartina, ultima della raccolta, ben merita
di chiudere, quasi sintesi suprema del pessimismo khyyamiano. Gli ultimi due
versi contengono i nomi dei quattro elementi. L’acqua degli occhi sono le
lacrime, che accendono fuoco di dolore nel cuore.
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