TERREMOTO A CASTELNUOVO
DI VAL DI CECINA-MONTECASTELLI-RADICONDOLI. 1 maggio 2018.
Ho un estratto del saggio “Attività
sismica in Toscana durante il cinquantennio 1930-1985” nel quale molte notizie
si riferiscono all’erea di Larderello, dove era attivo il “vecchio sismografo” nella
casetta ancora esistente. Allora non c’era Istituto Nazionale di Geofisica (una
sede è a Pisa) e il sismografo era collegato via radio all’Istituto Ximeniano
di Firenze. Con la seconda guerra mondiale l’osservatorio cessò temporaneamente
l’attività. Una delle scosse più
violente a Larderello avvenne il 16 febbraio 1936, fu del 5° grado ed ebbe la durata tra i 2 ed i 4 secondi, sussultoria
con rombo sotterraneo. A Castelnuovo durò 3 secondi, ondulatoria-sussultoria da
nord con rombo sotterraneo. Il telegramma sismologico parla di “lesioni nei
fabbricati a Castelnuovo”.
Nelle considerazioni d’insieme,
si inquadrano gli eventi sismici che interessano la Toscana in una dinamica generale
del bacino del Mediterraneo e Tirrenico nel quale si concentrano le spinte orogeniche,
da ovest ad est. Queste spinte si inseriscono logicamente nella teoria della
Tettonica a placche o a zolle. Due grandi zolle si fronteggiano nel
mediterraneo occidentale: quella africana che preme da sud e quella
euroasiatica che reagisce da nord. Dalle rilevazioni geofisiche pare che la
zolla africana stia scivolando sotto la euroasiatica proprio ai piedi dell’Italia.
Nella parte centrale la situazione sembra complicarsi: l’insieme Corsica-Sardegna
sembra far parte di una zolla che si scontra con quella detta Apulogarganica
posta ad oriente, di cui fanno parte le regioni adriatiche e che tende ad
immergersi sotto la prima. Conseguenza
fa che i terremoti siano localizzati prevalentemente lungo i margini di
frizione.
Su questa situazione generale
sembra inserirsi la particolarità dell’area interessata dalla presenza di un
plutone (una massa intrusa di magma ad alta temperatura alla profondità di
oltre 10 km), che caratterizza gli alti gradienti geotermici nell’area tra
Siena-Grosseto e le Colline Metallifere Toscane. L’apporto dello sfruttamento industriale degli
acquiferi profondi (soffioni, trivellazioni, reiniezioni) sembra minimale
rispetto al grande scontro tettonico in atto (che durerà centinaia di milioni
di anni), producendo una micro sismicità praticamente ininterrotta.
Campagne di rilevazioni
microsismiche furono avviate nella seconda metà degli anni ’50 con
installazioni di sismografi fissi a Castelnuovo-Larderello-Monterotondo e
Travale e, successivamente, con stazioni
moderne gestite da una apposta struttura tecnica dell’Enel a Larederllo che
coprivano tutta l’area, rilevando una attività microsismica (per lo più non
avvertibile all’uomo) intensa e costante.
Certezze però non ve ne sono, né
precauzioni da prendere, purtroppo. Classificate da sempre come “zone non
sismiche” le nostre non hanno mai richiesto norme edilizie antisismiche nelle
aree edificabili. Per quanto riguarda i fabbricati medievali, è la loro
longevità di 700 e 1000 anni a testimoniarne la solidità. Tuttavia credo che l’Istituto di Geofisica di Pisa, l’ENEL e altre strutture scientifiche potrebbero
chiarirci meglio la situazione. Mi auguro che l’Amministrazione Comunale si sia
attivata per reperire tutti gli elementi
scientifici e informare la popolazione.
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