I
sismografi della Larderello S.p.A
Sul mensile della
Larderello SpA .n. 9, anno 3, settembre 1957, a pg. 17 si legge un breve
articolo ”Quattro stazioni sismiche nelle a zona boracifera”, abbastanza
interessante anche in relazione ai recenti “terremoti” con epicentro nelle
Colline Metallifere Toscane.
Per una migliore
lettura lo trascriviamo: “ Nel mese scorso (ottobre 1957) per interessamento
della nostra Società, a cura dell’Istituto Nazionale di Geofisica di cui è
direttore il Prof. Enrico Medi, sono state installate n. 4 stazioni sismiche
nelle seguenti località della Zona Boracifera: Larderello – Castelnuovo-
Monterotondo e Travale. Le Stazioni sono state dotate di sismografi a breve
periodo ed elevata sensibilità, costruiti dall’Istituto suddetto. Lo scopo di
queste apparecchiature è quello di poter registrare movimenti sismici di breve
periodo che eventualmente si verifichino nella zona, sperando di poter
stabilire l’esistenza di qualche ipocentro locale, origine di perturbazioni più
forti ed anche se tali ipocentri sono piuttosto raccolti od estesi.
Inoltre le
registrazioni dei quattro strumenti, potranno presentare delle differenziazioni
locali circa l’intensità delle perturbazioni registrate, potendo fornire dati
utili all’analisi geologica del sottosuolo.
Infine l’attività
sismica, potrà essere messa in relazione con altri fenomeni naturali o prodotti
artificialmente, che si verificano a Larderello in relazione con l’apertura di
nuovi pozzi, con manifestazioni di emissione di vapore, con attività di natura
endogena straordinaria”.
Ricordo vivissimamente
il periodo della seconda metà degli anni ’50, quando, dopo aver ultimato il
quadriennio delle Scuole Aziendali, fui assunto presso l’Ufficio Geologico
diretto dal pm. Renato Burgassi. Era un periodo di grande espansione
industriale nei settori chimico ed elettrico della Larderello SpA, di rinnovamento
delle antiche Fabbriche, delle zone residenziali, delle strutture sociali e, in
particolare, delle innovazioni scientifiche e tecnologiche, ed anche dei
livelli occupazionali, sia diretti che delle Cooperative Lavori in appalto.
Ad un giovane curioso
di apprendere come io ero, non mancavano le occasioni di crescere
professionalmente, dato il contatto con giovani e brillanti tecnici, con
illustri scienziati e geologi, con la frequentazione della ricca ed aggiornata
Biblioteca Aziendale, nella quale arrivavano le principali riviste scientifiche
italiane e straniere. Partecipai, come aiutante, in campagna e poi in ufficio,
alla “livellazione di precisione di Larderello e dintorni” per monitorare il
movimento di scivolamento delle pendici sulle quali si trovavano gli impianti
industriali e il Villaggio residenziale; aggiornavo i diagrammi mensili di
tutti i pozzi in produzione, sapendo applicare i diagrammi di Mollier;
accompagnavo illustri geologi nelle rilevazioni sul territorio, naturalmente portando
lo zaino degli strumenti, ma, instaurando molto spesso un rapporto di
confidenza che consentiva al professore di trattarmi come uno studente dei suoi
corsi, ampliando così notevolmente le mie conoscenze, partecipai ad una
campagna di rilevamenti “sonar” per captare fonti geotermiche profonde. E,
finalmente, si pensò di installare i 4 sismografi che dipendevano dall’Ufficio
Geologico! Larderello aveva una storia abbastanza antica (anni ’30 del
Novecento) nelle rilevazioni dei terremoti avendo costruito a poche centinaia di metri dallo
Stabilimento, una apposita struttura, con tanto di apparecchio di rilevazione,
radiotrasmittente, collegato con l’Osservatorio Ximeniano di Firenze, al quale
era stato addetto un certo signor Cheli, che non ho mai conosciuto, dato che
nel dopoguerra tale attività era stata sospesa e il macchinario obsoleto e non
più funzionante.
Gli stretti rapporti
scientifici della Dirigenza della “Larderello”
con il prof. Medi, portarono infine alla
installazione dei 4 sismografi. A quello di Larderello fu assegnato il mio
amico e collega Mario Nati, a quello di Castelnuovo venni assegnato io! Non
ricordo bene chi si interessasse degli altri due sismografi, ma, credo fossero
i due parroci di Travale e di Monterondo che ospitavano nelle rispettive
parrocchie tali strumentazioni. Il sismografo di Castelnuovo fu installato nei
locali del sottosuolo della Villa Ginori Conti. Ricordò che lo installò e mi
istruì un tecnico dell’Istituto Nazionale di Geofisica, col quale divenni
amico, il dr. Alceste! Trattandosi della preistoria mi dilungherò sulle
modalità del mio incarico, praticamente non retribuito in quanto veniva svolto
dopo le 8 ore di lavoro in ufficio, al mio rientro a Castelnuovo, cioè nelle
ore serali e qualche volta notturne. Avevo ricevuto in dotazione due chiavi,
quella del “cancellino” principale e quella delle stanze del sottosuolo. La
coppia che gestiva la Villa, ora foresteria della Larderello SpA, il signor
Amato e sua moglie, conosceva la mia famiglia e presto mi si affezionarono. Più
di una volta sentendomi tramestare laggiù, mi invitavano nel loro appartamento
sia per fare due chiacchiere sia per offrirmi qualche dolciume un vinsanto. Ero
molto scrupoloso nelle operazioni al sismografo e molto gentile e riservato nei
rapporti personali. In verità mi sarebbe piaciuto portare la mia fidanzata
sotto quei bellissimi lecci del Parco…
Come è stato scritto nell’articolo
della Rassegna, il sismografo era registrato per scosse telluriche di breve
periodo, sussultorie, o ondulatore con epicentro più lontano, e con durata
limitata. In ciò c’era un grave inconveniente: molte volte trovavo la “pennina”
saltata dalla sua sede, cioè sbalzata fuori dal suo tracciato per un evento
troppo forte! In questo caso si poteva rilevare solo l’ora del sisma, ma non la
sua intensità. Le mie operazioni giornaliere erano così fatte: passare dall’affumicatore
il rullo di carta sul quale sarebbe stata collocata “la pennina” dell’apparecchio;
posizionare con cautela detto rullo affumicato sul meccanismo ruotante,
posizionare la pennina sul margine, registrare l’ora esatta dello start e far
partire il movimento rotatorio. Il rullo era tarato per una durata di 24 ore,
perciò si doveva calcolare il cambio del
rullo con una certa precisione. Una volta tolto il rullo esso doveva passare
attraverso un liquido, “il fissatore” di ceralacca, che impediva la
cancellazione delle registrazioni. Ogni mese questi rotoli registrati venivano
inviati a Firenze all’Osservatorio. Ricordo che una volta fu registrato un
terremoto avvenuto in Mongolia! Ma in quegli anni non si registrò alcun sisma
importante sul nostro territorio. Con l’avvento dell’ENEL (1962) l’attività
cessò. Si stavano installando in Italia e nel Mondo apparecchiature
automatiche, poi digitali ed a
Larderello fu organizzata una Unità vera e propria addetta alla microsismica,
con laureati e diplomati. Il tempo dei ragazzi delle “Scuole Aziendali”, in
gran parte artefici della ricostruzione e del primo grande sviluppo industriale
in geotermia, era terminato.
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