lunedì 21 maggio 2018




PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 89.

Intervento all’incontro con l’on. Lodovico Maschiella, Consigliere di Amministrazione dell’Enel in visita a Larderello (29 maggio 1981)[1]

Noi salutiamo con soddisfazione la visita del Consigliere di amministrazione dell’Enel Lodovico Maschiella alla “capitale della geotermia italiana”, Larderello, per prendere visione diretta dei problemi e delle prospettive di sviluppo in un comparto energetico di grande importanza per il nostro Paese.
Questa soddisfazione si lega anche al successo della fase di rinnovamento –in verità ancora molto timida- dei vertici di direzione dei grandi Enti pubblici, per i quali noi auspichiamo la caduta piena delle pregiudiziali politiche e la presenza pluralista di dirigenti con elevate capacità professionali, e non dei prescelti per mere lottizzazioni partitiche (e speriamo che almeno il nostro Ente non sia compromesso con le “logge” P2 o P1, ma che l’unica sigla che conosca sia e rimanga quella dei “permessi disagio”, i P3, come vengono comunemente chiamati).
         In un Ente vitale per l’insieme delle attività umane dell’Italia, quale l’Enel, ancora molto c’è da fare: occorre oggi operare una grande svolta di rinnovamento, di sburocratizzazione, di funzionalità gestionale, di organizzazione interna dinamica e articolata sul territorio; una svolta nella politica industriale e degli investimenti per una politica energetica basata sulla più ampia diversificazione delle fonti e sull’uso pieno delle risorse interne.
         Come lavoratori, sindacati, forze sociali di queste zone abbiamo grandi tradizioni di lotte e di impegno per lo sviluppo industriale, l’uso pieno della geotermia, la democrazia in fabbrica. La classe operaia di Larderello, dopo il grande sforzo di ricostruzione degli stabilimenti distrutti dalla guerra, si impegnò, fin dagli anni ’50, per la nazionalizzazione dell’energia elettrica, subendo poi gli effetti di una pesante discriminazione politica, pur in presenza di un accentuato allargamento produttivo. A partire dal 1964, con l’avvento dell’Enel, le attività geotermiche entrarono in una grave crisi. I nostri Comprensori hanno dimezzato in 20 anni le loro popolazioni; in alcune aree l’emigrazione verso i poli industriali toscani ha raggiunto il 60%, con effetti gravissimi e irreparabili sulla vita civile e sociale della gente.
         Inutile, perché ripetute fino alla noia, richiamare le motivazioni che portarono l’Enel alla scelta del “tutto petrolio”. E’ questa una delle pagine più nere della storia moderna del nostro Paese e da sola basta per esprimere un giudizio di condanna sul suo gruppo dirigente.
         A partire dal 1974-1975, in concomitanza con eventi e crisi di natura internazionale, è cominciata una lenta fase di sviluppo e riconsiderazione della geotermia, che si è concretizzata di recente con l’approntamento del programma 1980-1984, il Convegno di Siena sulle energie rinnovabili, quello di Chianciano (promosso dalle Regioni Toscana, Lazio e Campania), con vari progetti di “legge geotermica” discussi in una Commissione e presentati al Parlamento, con il DL 665 bis sul contenimento dei consumi energetici, con la definizione di una collaborazione più stretta tra Enel, Eni, Cnr, Cnen, Università ed Organismi Internazionali, con la costituzione, in ambito Enel, dell’Ung.
         La geotermia e il suo totale impiego (per usi elettrici e di riscaldamento) sembrano essere usciti dal limbo, per conquistare il posto che gli spetta nel complessivo fabbisogno di energia elettrica e calore, sul territorio nazionale.
         Le cifre della richiesta energetica complessiva per i prossimi anni, il valore enorme sul bilancio italiano delle importazioni, le difficoltà ed i tempi lunghi per un apporto nucleare e anche del carbone vi sono noti, inutile richiamarli più dettagliatamente.
         Dovremo operare per il risparmio, l’uso corretto dell’energia elettrica, per un più pieno apporto di fonti autoctone rinnovabili. Tra queste, quella geotermica, che per le sue caratteristiche di piccole potenze, decentramento su vaste regioni, flessibilità d’uso, minimo inquinamento, può assumere in tempi brevi una notevole dimensione. Certo non è un’energia alternativa per usi elettrici (il suo apporto oscillerà nel futuro su percentuali inferiori al 3-5%), ma, per usi di calore potrebbe invece coprire spazi assai più ampi, anche se attualmente non quantificabili.
         Ma è l’energia che costa meno delle altre e fa risparmiare dollari! E’ energia ad alto contenuto scientifico, che apre collaborazioni internazionali e mercati all’Italia, che ha un futuro di sviluppo se si svilupperanno le ricerche e le nuove tecnologie, è già fonte di vita per migliaia di lavoratori e di famiglie.
         Sulla nuova fase di sviluppo nazionale della geotermia e sulla costituzione dell’Ung, abbiamo dato, come Fnle-Cgil, un giudizio complessivamente positivo, pur con dubbi e riserve. I dubbi e le riserve sono sulle volontà politiche di elaborare ed attuare i programmi, sul gruppo dirigente Enel nel suo complesso che pare ancora legato a vecchi schemi e mentalità, e che sfugge a ogni prassi di formazione democratica, ed anche sul superamento di forme di lassismo, di spreco, di inefficienza, presenti nei livelli più bassi dei dipendenti, per realizzare la giusta armonia tra produzione/occupazione/organizzazione del lavoro. La geotermia è un comparto omogeneo; le attività di ricerca, di perforazione, manutenzione e produzione sono legate tra loro e interfaccia; a nostro avviso occorreva un’unica struttura organizzativa nell’Enel. Si è invece attuata un’altra forma organizzativa, che recherà sicuramente dei danni aziendali. E’ comunque importante non creare artificiosi conflitti interni tra le varie direzioni (Ung e Spt) e ricercare invece la massima unità.
         La geotermia è nazionale, non chiusa tra Cecina e Cornia, ma è da Larderello e dalle aree in produzione che devono partire le ricerche e le sperimentazioni per il resto del territorio italiano indiziato dalle ricerche preliminari. Il ritorno alla vita della geotermia non deve significare quindi la decadenza di quanto la nostra tenacia, le nostre lotte, hanno realizzato e vogliono realizzare in questi Comprensori. Ma non dobbiamo e non vogliamo guardare solo al mantenimento del presente, né al solo sviluppo della produzione elettrica dell’Enel. Pur grande che sia, come abbiamo detto, esso sarà sempre modesto e non porterà sicuramente a forti incrementi di occupati. Anzi, in senso lato, è prevedibile un decremento occupazionale in rapporto alla potenza geotermoelettrica installata e all’energia prodotta dai nostri impianti. Occorrerà allora, per l’incremento dell’occupazione, un uso totale della geotermia, oltre a quello per produrre elettricità.
         Il Centro Dimostrativo Larderello per l’utenza termica che l’Ung ha previsto, deve diventare rapidamente operativo, deve essere aperto alle collaborazioni esterne, deve costituire il supporto alle iniziative degli Enti Locali e di tutti i potenziali utilizzatori.
         Su questo punto, come sulle altre attività previste nei Programmi Enel, sulla loro effettiva realizzazione (e noi faremo le verifiche e le proposte perché non siamo forza di negazione, ma di proposizione), noi valuteremo, in ultima analisi, se è il nuovo che viene avanti e vince o se il vecchio, con il suo mortale abbraccio, non ancora del tutto allentato, avrà o tenterà di riprendere il sopravvento.
         Una rondine non fa primavera, dice un proverbio toscano. In tal caso, come sempre, ci appoggeremo all’unica risorsa nostra, ai lavoratori ed alle loro capacità di lotta e di intelligenza.


[1] Dopo il famoso “Libro Bianco” della Fidae-Cgil del 1973, viene pubblicato nel novembre 1981 un rapporto su uno speciale “Ifcl”: “Problemi e prospettive della geotermia italiana”, a cura di Carlo Groppi, pp. 34, che rappresenta la più ampia analisi sullo stato della geotermia.

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