PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 89.
Intervento all’incontro con l’on. Lodovico Maschiella,
Consigliere di Amministrazione dell’Enel in visita a Larderello (29 maggio
1981)[1]
Noi salutiamo con soddisfazione la visita del Consigliere
di amministrazione dell’Enel Lodovico Maschiella alla “capitale della geotermia
italiana”, Larderello, per prendere visione diretta dei problemi e delle
prospettive di sviluppo in un comparto energetico di grande importanza per il
nostro Paese.
Questa soddisfazione si lega anche al successo della
fase di rinnovamento –in verità ancora molto timida- dei vertici di direzione
dei grandi Enti pubblici, per i quali noi auspichiamo la caduta piena delle
pregiudiziali politiche e la presenza pluralista di dirigenti con elevate
capacità professionali, e non dei prescelti per mere lottizzazioni partitiche
(e speriamo che almeno il nostro Ente non sia compromesso con le “logge” P2 o
P1, ma che l’unica sigla che conosca sia e rimanga quella dei “permessi
disagio”, i P3, come vengono comunemente chiamati).
In un Ente vitale per l’insieme delle
attività umane dell’Italia, quale l’Enel, ancora molto c’è da fare: occorre
oggi operare una grande svolta di rinnovamento, di sburocratizzazione, di
funzionalità gestionale, di organizzazione interna dinamica e articolata sul
territorio; una svolta nella politica industriale e degli investimenti per una
politica energetica basata sulla più ampia diversificazione delle fonti e
sull’uso pieno delle risorse interne.
Come lavoratori, sindacati, forze
sociali di queste zone abbiamo grandi tradizioni di lotte e di impegno per lo
sviluppo industriale, l’uso pieno della geotermia, la democrazia in fabbrica.
La classe operaia di Larderello, dopo il grande sforzo di ricostruzione degli stabilimenti
distrutti dalla guerra, si impegnò, fin dagli anni ’50, per la
nazionalizzazione dell’energia elettrica, subendo poi gli effetti di una
pesante discriminazione politica, pur in presenza di un accentuato allargamento
produttivo. A partire dal 1964, con l’avvento dell’Enel, le attività
geotermiche entrarono in una grave crisi. I nostri Comprensori hanno dimezzato
in 20 anni le loro popolazioni; in alcune aree l’emigrazione verso i poli
industriali toscani ha raggiunto il 60%, con effetti gravissimi e irreparabili
sulla vita civile e sociale della gente.
Inutile, perché ripetute fino alla
noia, richiamare le motivazioni che portarono l’Enel alla scelta del “tutto
petrolio”. E’ questa una delle pagine più nere della storia moderna del nostro
Paese e da sola basta per esprimere un giudizio di condanna sul suo gruppo
dirigente.
A partire dal 1974-1975, in
concomitanza con eventi e crisi di natura internazionale, è cominciata una
lenta fase di sviluppo e riconsiderazione della geotermia, che si è concretizzata
di recente con l’approntamento del programma 1980-1984, il Convegno di Siena
sulle energie rinnovabili, quello di Chianciano (promosso dalle Regioni
Toscana, Lazio e Campania), con vari progetti di “legge geotermica” discussi in
una Commissione e presentati al Parlamento, con il DL 665 bis sul contenimento
dei consumi energetici, con la definizione di una collaborazione più stretta
tra Enel, Eni, Cnr, Cnen, Università ed Organismi Internazionali, con la
costituzione, in ambito Enel, dell’Ung.
La geotermia e il suo totale impiego
(per usi elettrici e di riscaldamento) sembrano essere usciti dal limbo, per
conquistare il posto che gli spetta nel complessivo fabbisogno di energia
elettrica e calore, sul territorio nazionale.
Le cifre della richiesta energetica
complessiva per i prossimi anni, il valore enorme sul bilancio italiano delle
importazioni, le difficoltà ed i tempi lunghi per un apporto nucleare e anche
del carbone vi sono noti, inutile richiamarli più dettagliatamente.
Dovremo operare per il risparmio, l’uso
corretto dell’energia elettrica, per un più pieno apporto di fonti autoctone
rinnovabili. Tra queste, quella geotermica, che per le sue caratteristiche di
piccole potenze, decentramento su vaste regioni, flessibilità d’uso, minimo
inquinamento, può assumere in tempi brevi una notevole dimensione. Certo non è
un’energia alternativa per usi elettrici (il suo apporto oscillerà nel futuro
su percentuali inferiori al 3-5%), ma, per usi di calore potrebbe invece
coprire spazi assai più ampi, anche se attualmente non quantificabili.
Ma è l’energia che costa meno delle
altre e fa risparmiare dollari! E’ energia ad alto contenuto scientifico, che
apre collaborazioni internazionali e mercati all’Italia, che ha un futuro di
sviluppo se si svilupperanno le ricerche e le nuove tecnologie, è già fonte di
vita per migliaia di lavoratori e di famiglie.
Sulla nuova fase di sviluppo nazionale
della geotermia e sulla costituzione dell’Ung, abbiamo dato, come Fnle-Cgil, un
giudizio complessivamente positivo, pur con dubbi e riserve. I dubbi e le
riserve sono sulle volontà politiche di elaborare ed attuare i programmi, sul
gruppo dirigente Enel nel suo complesso che pare ancora legato a vecchi schemi
e mentalità, e che sfugge a ogni prassi di formazione democratica, ed anche sul
superamento di forme di lassismo, di spreco, di inefficienza, presenti nei
livelli più bassi dei dipendenti, per realizzare la giusta armonia tra
produzione/occupazione/organizzazione del lavoro. La geotermia è un comparto
omogeneo; le attività di ricerca, di perforazione, manutenzione e produzione
sono legate tra loro e interfaccia; a nostro avviso occorreva un’unica
struttura organizzativa nell’Enel. Si è invece attuata un’altra forma
organizzativa, che recherà sicuramente dei danni aziendali. E’ comunque
importante non creare artificiosi conflitti interni tra le varie direzioni (Ung
e Spt) e ricercare invece la massima unità.
La geotermia è nazionale, non chiusa
tra Cecina e Cornia, ma è da Larderello e dalle aree in produzione che devono
partire le ricerche e le sperimentazioni per il resto del territorio italiano
indiziato dalle ricerche preliminari. Il ritorno alla vita della geotermia non
deve significare quindi la decadenza di quanto la nostra tenacia, le nostre
lotte, hanno realizzato e vogliono realizzare in questi Comprensori. Ma non
dobbiamo e non vogliamo guardare solo al mantenimento del presente, né al solo
sviluppo della produzione elettrica dell’Enel. Pur grande che sia, come abbiamo
detto, esso sarà sempre modesto e non porterà sicuramente a forti incrementi di
occupati. Anzi, in senso lato, è prevedibile un decremento occupazionale in
rapporto alla potenza geotermoelettrica installata e all’energia prodotta dai
nostri impianti. Occorrerà allora, per l’incremento dell’occupazione, un uso
totale della geotermia, oltre a quello per produrre elettricità.
Il Centro Dimostrativo Larderello per
l’utenza termica che l’Ung ha previsto, deve diventare rapidamente operativo,
deve essere aperto alle collaborazioni esterne, deve costituire il supporto
alle iniziative degli Enti Locali e di tutti i potenziali utilizzatori.
Su questo punto, come sulle altre
attività previste nei Programmi Enel, sulla loro effettiva realizzazione (e noi
faremo le verifiche e le proposte perché non siamo forza di negazione, ma di
proposizione), noi valuteremo, in ultima analisi, se è il nuovo che viene
avanti e vince o se il vecchio, con il suo mortale abbraccio, non ancora del
tutto allentato, avrà o tenterà di riprendere il sopravvento.
Una rondine non fa primavera, dice un
proverbio toscano. In tal caso, come sempre, ci appoggeremo all’unica risorsa
nostra, ai lavoratori ed alle loro capacità di lotta e di intelligenza.
[1] Dopo il famoso “Libro
Bianco” della Fidae-Cgil del 1973, viene pubblicato nel novembre 1981 un
rapporto su uno speciale “Ifcl”: “Problemi e prospettive della geotermia
italiana”, a cura di Carlo Groppi, pp. 34, che rappresenta la più ampia analisi sullo stato della
geotermia.
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