PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 91.
Quel pasticciaccio brutto delle case
dell’Enel-Larderello
Difficile entrare nel merito della
validità del contenuto del volantino del Pci di Cavriglia (AR) a proposito
degli alloggi Enel di Santa Barbara e degli sfratti che avrebbero colpito per
adesso due famiglie e che colpirebbero entro il 1982 circa 150 famiglie di non
dipendenti.
Non conosciamo la situazione, i motivi,
la storia, la posizione dell’Ente. Certo il tono non pare adeguatamente
meditato e non abbiamo elementi per comprendere realmente come stiano le cose.
Ma altro è prendere lo spunto per tracciare un parallelo con la situazione
esistente nella gestione degli alloggi dell’Enel di Larderello e di piangere
lacrime di coccodrillo sui malcapitati che
“a pedate” sarebbero stati cacciati fuori dalle loro abitazioni una
volta andati in pensione.
Antico è il problema di Larderello e
intricato e controverso. C’è chi dice che le case costruite intorno alle
vecchie fabbriche siano state un luminoso esempio di socialità del padrone, c’è
chi dice che il loro scopo fu quello di avere maestranze più prossime alla
fonte del lavoro, più controllabili e ricattabili (la casa, l’orto, il pollaio,
il garage o il terreno per il tenditoio…), chi vede la situazione in un disegno
del capitalismo avanzato (Marzotto a Valdagno, Olivetti a Ivrea, Piaggio a
Pontedera), ma lo scopo resta comunque quello di condizionare il più possibile
i lavoratori evitando conflitti sociali, di creare contraddizioni all’interno
della classe operaia, di portare acqua al mulino delle forze politiche verso le
quali più vicini si sentivano i padroni.
L’Enel ha ereditato Larderello, con i
suoi abitanti ed i suoi problemi: non ha fatto quasi nulla per affrontarli
seriamente, ha innescato nuove tensioni tra i dipendenti, ha gestito gli alloggi
con la stessa filosofia del padrone privato. Chi abita a Larderello e nelle
altre “fabbriche” è del resto sempre più scontento della qualità della vita che
vi conduce: manca una vita sociale, un pluralismo politico, commerciale e
culturale; l’eterogeneità degli abitanti ha inoltre cancellato le radici
storiche e solo la modestia del canone degli affitti e del riscaldamento
esercita probabilmente la più forte attrazione sui dipendenti per richiedere un
alloggio e rimanervi.
Noi siamo per il superamento del regime
di monopolio che esercita l’Enel. Quindi, liberalizzazione dei terreni per
creare nuove aree edificabili, servizi trasferiti agli enti locali, gestione
democratica del patrimonio immobiliare, equi affitti e canoni di riscaldamento
adeguati, studio possibilità di cessione a riscatto degli alloggi…fine delle
attuali discriminazioni nelle assegnazioni che non sono trasparenti e
pubbliche, rapida consegna degli alloggi vuoti, salvaguardia dei vecchi
inquilini con pensioni modeste, gradualità nell’imporre il rilascio delle
abitazioni.
Chiediamo all’Enel di rendere nota la
situazione dei propri alloggi: Quanti sono? A chi sono stati assegnati? Quanto
viene pagato di affitto? Quanto per il riscaldamento? Quanti sono vuoti? Quante
le domande inevase? Chi possiede un garage? Chi due o tre garagi? Quanti
estranei abitano negli alloggi Enel? Quanti pensionati?
Attraverso la conoscenza di questi dati
potremo operare un riflessione seria sul problema alloggi, problema che
rappresenta un elemento di divisione tra i lavoratori perché se è vero che c’è
anche chi non avrebbe mai voluto andare ad abitare in una casa Enel, c’è anche
chi non vi abita perché discriminato politicamente e non ben visto dai vecchi e
nuovi dirigenti, e c’è chi “per patire il freddo” spende 600-700 mila lire in
più dei propri colleghi; c’è chi fa oltre 100 chilometri al giorno per
raggiungere Larderello…e ci sono poi partiti ed associazioni che hanno sedi,
riscaldamento, pulizie e contributi…c’è infine chi paga una cifra e chi
un’altra:
E non parliamo di pedate. Anche noi
siamo per la democrazia calcistica, ma che dire di chi avendo due o tre case a
Cecina, Follonica o in altro sito, non lascia la casa dell’Enel a Larderello e
viene soltanto una volta al mese per riscuotere la pensione “sociale”, versare
i denari sulle obbligazioni, innaffiare i gerani e vedere se è morto il gatto?
Privilegi di tutto il mondo unitevi!
E
contro il privilegio, forse, le pedate non sono sufficienti.
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