Sulla via del Monte.
Era già tardi quando mio nipote
ed un suo amico hanno deciso di andare nel castagneto del Monte a raccogliere
una manciata di castagne, nonostante che io l’ammonissi che ormai di castagne
non ce n’erano più! Comunque li ho accompagnati volentieri pensando di
lasciarli almeno un’ora nel bosco
intorno al vecchio Campo Sportivo, mentre io sarei andato lungo la carrareccia che va in Pietralata, almeno fino
alla Fonte di Chioppi. Il sole calava
dietro i Pagliaioli e il bosco s’incupiva lentamente. E’ questa la strada che percorrevo bambino per raggiungere,
dal podere dove abitavo, la prima classe elementare, sotto la Voltola. La strada delle mie primigenie paure e della
mia solitudine. Dopo l’ho percorsa anche con gioia insieme alla mia fidanzata e
poi sposa, in una delle più romantiche passeggiate. Era anche la strada
preferita da mio padre quand’era pensionato e si era dedicato con passione alla
caccia. La faceva volentieri in salita, per riposarsi al ritorno, in discesa!
Lui lasciava sempre sul suo cammino dei segni, come le catastine di pietre, e
proprio una l’avevo nella mente, nel
luogo preciso dove l’aveva alzata. La volevo ritrovare mezzo secolo dopo. Così
ho pensato a lui ed anche alla mia
poesia “La dolorosa felicità”, nella quale canto del poeta cinese Wang Wei
(699-759), uno dei miei amati. In quel monte, “sul finire del giorno”senza
“incontrare nessuno”, mi sono immedesimato
nel suo “solitario viandante":
Nel solitario monte
non incontro
nessuno,
non odo che l’eco
di voci umane.
Obliqui entrano i raggi
nel profondo del
bosco,
il riflesso si leva
dal verde
muschio.
Sul finire del giorno
appare freddo il
monte.
Ma s’attarda ancora,
solitario, un
viandante.
Nulla conosce
del segreto del
bosco:
non resta
che
la traccia del daino.
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