domenica 29 ottobre 2017








Oggi, visita ai miei parenti, con qualche fiore.

All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?

Il mio paese natio ha un grande e bel cimitero sulla collina del Piano a Gello. Gli antichi cimiteri, abolito l’uso delle sepolture sotto il pavimento delle chiese, furono, nel medioevo, nel prato antistante la Chiesa del SS. Salvatore, nell’orto della Canonica e, dopo le leggi napoleoniche sull’igiene, sulla Via Maremmana, poco a monte della “ghiaccèra”. Il nuovo cimitero, distante dal paese 980 metri, venne inaugurato il 30 settembre 1888, e fu progettato dall’architetto Antonio Talanti, uomo che “con i disegni e coll’opera sua gratuita” lo fece edificare. Furono oratori della cerimonia Achille Pierattini e Rodolfo Niccolini. La Banda Musicale suonò la marcia dedicata all’ing. Antonio Talanti, progettista dell’opera e Direttore della Società Boracifera Fossi dove lavoravano 70 e più operai del paese. Accollatario dei lavori fu Giuseppe Cigni. La sorte di esservi sepolto per primo toccò ad un povero ed onesto operaio morto il sabato seguente, 6 ottobre. Il prete, per non durar fatica, ritornò indietro dal trasporto ed ebbe violente critiche. Nel corso di pochi mesi si susseguirono incessanti le esumazioni dal vecchio cimitero e le inumazioni nei posti distinti del nuovo di: parenti della vedova Amabile Serri, della vedova Teresa Bruscolini e dei signori Burchianti Basilio, Bruscolini Olinto, Pierattini Camillo. In particolare la salma di Ferdinando Bruscolini, nato a Castelnuovo il 31 dicembre 1830, morto l’11 luglio 1888, marito di Teresa Castroni e padre di Emilio,  fu la prima traslata nel nuovo cimitero. Vista la notevole distanza del nuovo cimitero dal paese la Confraternita di Misericordia chiese al comune la costruzione di un carro funebre. Intorno ai lati del cimitero vennero piantati i cipressi. La costruzione possedeva le cappelle gentilizie, un terrapieno per i posti “distinti”, un sotterraneo con le cellette, ed un vasto campo comune per le inumazioni. Nel campo non vi erano lapidi, né tombe monumentali, ma solo croci di legno. Un muro perimetrale circondava tutto il camposanto.

Adesso molte cose sono cambiate e i “regolamenti mortuari” comunali, vengono  frequentemente aggiornati. Il Cimitero è stato ampliato, anche se la rotazione delle sepolture non va’  generalmente oltre i 25 anni. All’esumazione delle salme i parenti possono raccogliere le ossa del morto e deporle in piccole “cellette” in muratura, nelle quali  saranno conservate a lungo, anche se non  in eterno. Altrimenti il “becchino” collocherà le ossa nell’”ossario comune” mischiandole a quelle  di migliaia di compaesani. Le sepolture sono diminuite, sia per la scomparsa degli “angiolini”, cioè le morti dei neonati o infanti, sia per la diminuzione della popolazione, e sia per l’uso abbastanza frequente della”cremazione” e dello spargimento delle ceneri nei luoghi previsti. Inoltre i “loculi” o “fornetti” in muratura, non sono più concessi in eterno, ma a tempo limitato, credo di 98 anni, forse rinnovabile una o due volte. La sepoltura nel campo comune  è gratuita mentre l’acquisto dei loculi risulta piuttosto oneroso. Ma su qualche dettaglio mi posso anche sbagliare! Personalmente non sono molto interessato a queste problematiche, dato che (salvo ripensamenti dell’ultima ora), intendo farmi cremare e le ceneri disperse nei luoghi prestabiliti dalla legge.


Naturalmente, la pietà filiale, e il legame d’amore che mi ha unito a parenti ed amici, mi porta spesso a fare una visita al nostro cimitero, e non solo, ma anche a quelli degli altri borghi e campagne del più vasto territorio. Oggi ho portato fiori a cinque familiari nati nell’Ottocento; a due cugine ed un cugino, ad uno zio e una zia e, naturalmente anche alla lapide dei 4 partigiani. Inoltre ho fatto visita a molte altre tombe.  C’era un bel sole, l’aria ancora tiepida e il poco brusio non rompeva la quiete dei morti. 

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