PASSIONI, SPERANZE, ILLUSIONI. CAP. 45.
62. Testimonianze: storia di un antifascista di
Castelnuovo
Apriamo
con questo numero una nuova iniziativa di carattere strettamente locale,
inerente a fatti, personaggi, storie, folklore, letteratura, riferentesi al
passato ed al presente delle nostre Zone. Lo facciamo pubblicando la
testimonianza di un antifascista di Castelnuovo, un operaio, vittima di
violenze e soperchierie che, alla Liberazione, nell’estate del 1944, vecchio e
ammalato, scrive al Comitato di Liberazione Nazionale chiedendo finalmente
giustizia per ottenere la piccola pensione sociale che gli spetta. Infatti il
fascismo non fu soltanto quello delle grandi disfatte nazionali, ma fu quello
più oscuro, che si accanì contro la gente semplice ed onesta, e del quale
mancano concrete rappresentazioni. L’invito dunque a ricostruire un passato che
ci appartiene e che non vogliamo dimenticare.
“…Il
1923 ero a Ravi, provincia di Grosseto, affittuario di terreni e venne il
fascismo e perché non volli entrare nei fasci fui perseguitato con la mia
famiglia. I miei quattro figli furono purgati più volte e bastonati e furono in
letto per quindici giorni e dopo processati a Grosseto però non trovarono
crimine per condanna. Il maggiore dei figli fu preso in casa da una diecina di
fascisti della miniera del cavalier Ferruccio Marchi, comandati da Renato
Barbafiera, capo servizio della miniera, fu preso e portato poco distante, lo
picchiarono a morte fu trovato dopo molte ore da due uomini nella fossetta
della via. Fu portato dai due uomini in letto e dopo allo spedale di Massa a
medicarsi. Tutti i giorni si aveva delle brutte visite, una notte vennero una
trentina per uccidermi non poterono entrare in casa perché chiusi bene, spari di
pistola e tubi di gelatina sfondarono il tetto e una stanza. Sempre
perseguitati fui costretto a lasciare il poderello affitto che avevo ancora sei
anni a finire il contratto. Tutte queste persecuzioni per comando di Barbafiera
Renato segretario politico del fascio di Ravi.
Tornato a Castelnuovo seguì un carteggio tra i due
fasci e non si poteva trovare lavoro, sette mesi disoccupato e più volte
schiaffeggiato. Avevo fissato una casa in compra per famiglia ci si traversa il
fascio dovetti renunziare al fissato. Dopo tanto i miei figli furono presi alla
Boracifera, ma dopo pochi giorni furono licenziati. Fui costretto fare una
capanna per lavorarci io, di barlettaio, ma veduto lavorare i fascisti mi fecero
mettere una tassa di ricchezza mobile di duemila lire! Fui consigliato a
renunziare al mestiere con atto di notorietà e avevo avuto l’avviso spedisco la
mia renunzia non fu accettata perché tardiva e io lavorando non guadagnavo per
pagare la detta tassa.
Ci erano le richieste per l’operai per la Francia (e tre figli) fanno
dimanda al Comitato a Lucca, fanno i fogli al Municipio e Provincia e partono.
Dopo un anno uno fa richiesta per la moglie fanno i fogli ma all’ultimi giorni
di partire S.S. impiegato comunale smarrisce e non può partire fu costretta a
raccomandarsi al principe Ginori e con la sua parola fu trovato tutto e
partì. Ed io fui chiamato più volte in
caserma dai carabinieri e mi facevano minacce di calugne e più volte
perseguitato in casa.
I miei figli fanno richiesta a fratello per la Francia fanno
i fogli ma S.S., all’ultimi giorni per partire smarrisce i fogli e non si può più
partire. I miei figli fecero richiesta per me e per sua madre si fanno i fogli
all’ultimi giorni venne Gino Sardelli, squadrista manganellatore soldato
volontario con i tedeschi, mi aggredì alle spalle si avvicinò AM e OB agenti
della milizia fascista uno a destra altro a sinistra e mi picchiavano e mi
condussero alla porta della mia casa.
Avevo i fogli in regola e dovetti partire di notte per la Francia
fuggiasco come un delinquente perché volevano levarmi i fogli per non farmi
partire più. Si partì per la Francia. Dopo 10 anni rimpatrio con mia moglie e
con fogli tutto in regola con il Console Italiano. Si arrivò a Bardonecchia ci
fa fermare il Comitato di rimpatrio per 24 ore ci da da mangiare e da dormire
eravamo più di duecento che si rimpatriava ci fece biglietto pagato fino a
ultima stazione di ferrovia e una lettera a Podestà del nostro paese che ci
deve dare lavoro di preferenza o pensione ai passati di età senza distinzione
di colore e sussidio rimpatrio avete tutti il medesimo diritto si raccomandò
più volte che si adempisse i suoi ordini.
Presentai documenti rispose che dovete fare domanda alla
Prefettura così feci. Dopo tanti viaggi per sentire la risposta ci erano voci
di smarrimento ma dopo 14 mesi venne risposto perché sovversivo non avevo
diritto. S.S mi presentò alla Prefettura anarchico pericoloso e per questo non
ho avuto nulla”.
Nessun commento:
Posta un commento