Nel freddo dei
comignoli spenti
Muore ogni giorno il borgo grigio,
il vento soffia nel corno una malinconica nenia
e muore ogni giorno anche il mio cuore
nel freddo dei comignoli spenti.
Il programma della morte è elaborato
su un percorso critico, infallibile:
lo sgomento, la paura, la fortuna, l’amore;
nessun evento umano può mutarlo.
Eufemia, la strega che minacciava i bambini,
il Nangi centenario, la Gegia che incontravi
sulla fiorita balza, tra l’erba, inaspettata,
il medicastro che allevava mignatte ripugnanti,
e il Borra tetro, vittima innocente,
Bube, il padrone dei noci, la Gesua dai cento
ganzi, la pazza che urlava ai passanti
e Pellegro il tremolante e gli ubriachi
che pisciavano al muro di Camilla,
la
sfortunata amante
che sempre trovava per me un sorriso,
il Boddi generoso, dal viso abbronzato,
che saliva a cavallo le ripide scalinate,
e Giorgio che tardò il lancio della dinamite
e le carni e i capelli beccarono sugli alti rami
gli
uccelli silvestri:
e tutti gli altri che riempivano
di gesti, ciarle, canzoni, lotte, giochi,
passioni i vicoli del borgo e la vita,
ora dormono nei dischi del nulla
e nessuna scheda, nessuna istruzione
può riportarli tra i vivi.
Chi piangerà per noi? Chi veglierà
la nostra morte? Chi busserà alle porte
del borgo deserto? Chi rammenterà le gesta
dei padri nostri che ci hanno generato?
Come lontano appare il tempo
di giovinezza, lontani gli inganni
del cuore, l’amore innocente e biondo,
le veglie, la notte stellata
aperta sul mondo sconosciuto che volevo
conquistare! Ed ora piango
lacrime amare.
Muore ogni giorno il borgo grigio,
il vento soffia nel corno una malinconica nenia
e muore ogni giorno, un poco, anche il mio cuore,
nel freddo dei comignoli spenti.
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