Fosini [i]
Or che dei
cacciatori è spento il grido
e rapide
scendono le brume d'autunno
un gran
silenzio avvolge le vecchie mura
del castello
di Fosini sulla scogliera bianca.
Non una voce,
né un passo, né un lume
per miglia
intorno, la tenebra azzurrina
fredda di
stelle misteriose s'accende:
solo il
Riponti nella valle s'ode.
Sorge la luna
a oriente sui Tre Colli
e il tenue
raggio fluttua tra gli abeti,
batte ai
vetri del cassero,
nell'orto
spoglio indugia,
di lontane
veglie suscita ricordi
di volti e
nomi e baci e canti
che nel fluire
del tempo son spariti.
Il signor
della notte apre nel vento
l'ali piumate
per ghermir la sua piccola
preda; ora è
lui il padrone della torre,
delle memorie
antiche, dei sogni e degli
amori di gioventù,
quando
spensierato con gli amici salivo
al rustico
ballo dei contadini:
e palpitante
e caldo nella timida mano
era il seno
delle ragazze
che bevevano
vino, dolce lo sguardo
che
prometteva amore e ingenuo
il riso,
sincere le parole.
Ora ha rapito
con ben più forti artigli
le immagini
dolcissime e innocenti
il futuro che
precipita e non da scampo
ai mortali, e
il nulla ci spalanca
le sue porte
e intorno a noi, come
a queste
rovine, sarà tenebra e oblio.
Oltre il
muricciolo, oltre la roccia
che domina la
balza,
lancio una
piastrella levigata
e scivolar
leggera l'accompagno
verso il
burrone, che il buio ha colmato.
[i] Fosini, antico
castello fortificato su uno sperone di calcare bianco ai piedi del monte Le
Cornate di Gerfalco, risalente al secolo XII, proprietà dei Conti
Pannocchieschi, oggi nel Comune di Radicondoli (SI), nella prima metà del ‘900
ricca Fattoria con oltre quaranta poderi mezzadrili abitati da circa
cinquecento persone, in rovina dagli anni ‘60. La poesia compare nel volume di
C. Groppi, Il maldocchio ai maialini, Ed. Migliorini, Volterra, p. 5, 1999.
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