IVO BIANCHI.
Ieri è morto un vecchio amico,
Ivo Bianchi, di Pomarance. E’ una di quelle persone incontrate
nell’adolescenza, con la quale ho condiviso sette od otto anni di vita, lui già
uomo e operaio, io studente prima e poi manovale all’Ufficio Geologico della
Larderello SpA. Era nato nel 1930. Al tempo della mia specializzazione in
“perforazione del suolo”, che comprendeva la scienza geologica, e la scienza e
pratica della trivellazione dei sondaggi geotermici, lui era addetto all’ ”Archivio
delle Carote”, cioè degli strati delle
rocce incontrate durante la perforazione dei pozzi geotermici. Non un Archivio
cartaceo (il digitale non c’era ancora!), ma un Archivio di rocce vere e
proprie. Erano per me reperti eccezionali, sui quali fantasticavo: ad esempio
in alcune zone si incontravano terreni appartenenti a strati rocciosi profondi
anche migliaia di metri, come il “retico”, o il “lias” o, addirittura il
“permiano”, ed allo stesso tempo si potevano osservare le stesse rocce in
superficie. Addirittura sulla cima del monte “Cornata”, alto 1059 metri sul livello
del mare, si trovavano calcari del Lias con strati di rosso ammonitico e bei
resti di ammoniti! Dunque, pensavo, da un mare profondo due o tremila metri, laggiù dove si depositavano i gusci di questi pesci, durante centinaia di
milioni di anni questo fondale marino s’è sollevato per almeno tremila metri!
Era una grande e chiara lezione dell’evoluzione terrestre ed anche una scala
del tempo, cioè del futuro del nostro pianeta. E Ivo me li mostrava con fierezza. Anche se lui era soltanto
l’Archivista mi ha fatto appassionare alla scienza della terra! In più sapeva
fare le “sezioni sottili” in laboratorio, cosa questa che non m’è mai riuscita!
Con noi ragazzi era un amico che ci incantava con le storie di un suo grande
amore per una donna del suo paese, forse la più bella, anzi bellissima, che ci
fosse, poi sua sposa; e con queste confidenze invogliava anche noi, timidi e
impacciati, a svelargli i nostri segreti amori, magari per avere qualche
consiglio! Caro Ivo, mi perdonerai se negli ultimi mesi, quando ti vedevo da
lontano passeggiare nel giardino, cercavo di evitarti, per risparmiarmi una inutile sofferenza, tanto la malattia ti aveva cambiato, ma non era per
indifferenza, era per amore. Ti ricorderò dunque in quella magica luce della
giovinezza. Come vedi un amore ancora vivo
Nessun commento:
Posta un commento