Massa Marittima, 9
dicembre 2012, ore 16,30,
Centro Studi
Storici Agapito Gabrielli.
Gentili signore e signori, cari
amici del Centro Studi Storici Agapito Gabrielli, essere qui, con voi, mi da
gioia, ma anche ansia per il tema che un po’ troppo frettolosamente ho deciso
di svolgere, cioè quello relativo alla figura di Norma Parenti, mito e simbolo
delle più alte virtù della vostra città largamente celebrata, un’eroina
nazionale, la cui breve vita e tragica morte sono diffusamente note, almeno
quanto ancora ignota ed oscura è la verità storica che la riguarda.
Come ho avuto modo di dire in
altri contesti massetani, ho iniziato abbastanza presto a seguirne le tracce,
nel 1962, ma le ricerche, condotte saltuariamente, anche per difficoltà
logistiche oltre che per miei limiti culturali, sono progredite di poco e
lentamente fino al 2003, cioè alla stesura del mio lavoro <La piccola banda
di Ariano>, una storia locale della Resistenza nelle Colline Metallifere
entro la quale compaiono tre figure di donne ed altri soggetti generalmente
trascurati fino ad allora nella storiografia della Resistenza (IMI, deportazione di ebrei toscani, preti e
antifascisti dei CLN).
Dopo tale lavoro mi sono dedicato
ad altri settori della ricerca, in particolare alla microstoria del nostro
territorio, basata su registrazioni orali confluite largamente in un testo di
<Storie castelnuovine> che abbraccia un periodo che va dagli inizi
dell’’800 fino ai nostri giorni, in fase di ultimazione.
Naturalmente non ho mai
dimenticato né Norma né gli altri avvenimenti della Resistenza nelle Colline
Metallifere, sia tenendo alcune conversazioni a Massa Marittima, sia
predisponendo un opuscolo più aggiornato rispetto alla <Piccola banda di
Ariano> (2004), inoltre, sia collaborando alla messa in scena di due drammi
popolari, il primo a Bresso (Milano) il 25 aprile 2005, ripetuto al Teatro dei
Vari di Colle di Val d’Elsa (2006) ed il secondo, nell’estate di quest’anno a
Montecastelli Pisano, entrambi con larga partecipazione di pubblico. Ho anche indagato
la vicenda dell’eventuale coinvolgimento nell’uccisione di Norma da parte del
fascista Giovanni Nardulli, ma il fatto che alcuni testimoni lo indichino
partito da Massa Marittima il 9 giugno 1944 sembrano escluderlo, almeno come esecutore
diretto. Anche le carte del processo svoltosi ad Asti, che portò alla condanna
a morte del Nardulli, non contengono riferimenti al caso di Norma, anche se
accennano all’interessamento per la sua persona da parte delle Autorità
grossetane per 11 delitti compiuti dal Nardulli in tale provincia, mettendo in
risalto le sue tendenze sessuali e molestie di donne. Un saggio è infine
apparso sul web nel portale dell’ANPI.
In più ho fornito il materiale di
base per la stesura di un profilo di Norma in un testo che parla delle “eroine
del ‘900”. Questo libro, frutto di un importante giornalista toscano
dell’Avvenire, dovrebbe uscire nella primavera prossima e spero che sia
possibile presentarlo in anteprima a Massa Marittima. E’ in occasione della sua
visita ai luoghi di Norma che l’amica Antonella Cocolli ci ha regalato una foto
inedita e bellissima di Norma (quella che ha dato lo spunto a Dino Petri di
realizzare il magnifico ritratto esposto in questa sala). Si tratta di una
delle pochissime fotografie che la ritraggono in una posa naturale, insieme al
figlioletto, Alberto Mario, nato da pochi mesi.
Quest’anno, infine, ho tenuto la
relazione celebrativa del XXV Aprile a Volterra insieme a Valdo Spini sul tema
della donna nella lotta di Liberazione, con al centro la figura di Norma
Parenti. Nonostante le sue origini per metà volterrane, la sua storia era lassù
completamente sconosciuta!
Diversi altri autori, locali e
nazionali, hanno parlato di Norma, sia in opere generali sulla Resistenza sia
in libri ed articoli di memorie. Ma i progressi di conoscenza, come ho
accennato, non sono progrediti di molto.
Capirete che quando mi sono messo
a riflettere e stendere questa relazione su cosa avrei potuto aggiungere di
nuovo alla storia di Norma Parenti stasera, con voi, sia stato preso da un
senso di sgomento. Per fortuna Dino ed Irene, che ringrazio per il loro
preziosissimo contributo, ci offriranno un intermezzo d’arte, immagini e
musica, credo alla fine della mia prolusione e prima di eventuali domande da
parte vostra, alle quali, se possibile, cercherò di rispondere.
Ormai i testimoni diretti degli
avvenimenti della primavera 1944 si sono rarefatti, ed anche le memorie
disponibili finora sono quasi tutte di seconda e di terza mano, raccolte da chi
era allora bambino, alle quali ben poco si potrà aggiungere pur attraverso
ricerche accurate e pazienti che rompano
l’involucro, quasi immutabile icona, che si è sedimentato sulla sua figura,
tramandando stancamente luoghi, date, fatti, non sempre reali, per offrirci una
immagine più vera. (già il ritrovamento di una fotografia inedita di Norma può
essere considerato un avvenimento eccezionale!)
Parlando in una iniziativa
promossa da un Centro di Studi Storici come il nostro, non ripeterò la
biografia corrente di Norma, per soffermarmi sull’origine della medesima, nel
tentativo di introdurre elementi di correzione, indicando al contempo possibili
nuove strade di ricerca anche alla luce di un importante documento con il quale
chiuderò la mia esposizione: la perizia necroscopica di Norma.
Dunque, vediamo succintamente
come è apparsa la figura di Norma in alcuni importanti saggi, tra quelli più
rilevanti che ho consultato.
Il primo e fondamentale rimane
quello di Angelo Antonio Fumarola <Essi non sono morti>, stampato a Roma
nella primavera 1945 (a meno di un anno dalla uccisione di Norma), con la
presentazione del Ministro per la guerra, Jacini. Vi compaiono le biografie
delle medaglie d’Oro della Guerra di Liberazione, tra loro 3 donne, 3 toscane,
ed una è Norma! A tale data le Medaglie d’Oro sono 47. Da pagina 255 a pagina 261 si sviluppa
la biografia di Norma, accompagnata da un suo ritratto, e dalla motivazione
della sua onorificenza, il testo che conosciamo e che compare anche sul volume
di Angelo Lombardi sulla storia di Massa Marittima.
Ciò significa che Fumarola ha
raccolto memorie coeve alla vita di Norma, redatte da testimoni o Autorità
politiche o militari, depositarie di documenti originali elaborati all’interno
delle Brigate partigiane o dai CLN o Sindaci nominati dagli Alleati, e perciò
di grande interesse storico e documentale. Tuttavia è d’obbligo porre qualche
riserva di attendibilità dato che, come
è avvenuto per le relazioni scritte dai Comandanti o dai Commissari Politici delle
formazioni partigiane, esse sono state scritte sotto una rigida autocensura (o
censura vera e propria) perciò in molti casi risultano parziali, o tendenziose,
nel mettere in risalto solo le gesta eroiche ed il coraggio degli uomini della
propria formazione, tacendo su quelle più azzardate e improduttive, e
soprattutto eliminando eventuali erronei comandi che portarono a perdite o
ferimenti, come pure tacendo su dissidi interni, defezioni, ed esecuzioni
sommarie di presunte spie o traditori. Anche nel caso di Norma Parenti le
relazioni ufficiali dicono poco o nulla. E così è stato per le relazioni
successive dei CLN locali, ad esempio in quella del Comitato di Massa Marittima
che esamina l’attività svolta dal 1943 fino alla data del suo scioglimento, l’8
luglio 1946, si parla soltanto “…del ricordo vivissimo della perdita di Norma
Parenti Pratelli strappata dalle braccia della madre all’affetto del proprio
figlio in tenerissima età e barbaramente uccisa alle porte della Città”. Per il
figlio di Norma, così come per altri 9 orfani di partigiani, si effettuerà
l’oblazione di lire 2000 a favore di
Parenti Aston, già membro del CLN medesimo.
Tuttavia, al di là della mancanza
di note biografiche di Norma, sarebbe stato molto importante aver documentato
il percorso per il conferimento della medaglia d’oro: quando fu conferita tale
onorificenza? Dove si trova la documentazione allegata alla proposta? E chi
furono i promotori? Domande finalizzate ad ottenere un più esatto inquadramento
della figura di Norma, e a ricostruire la sua appartenenza come patriota, ad
una tra le varie formazioni partigiane che gravitavano intorno a Massa
Marittima, e cioè la Banda Camicia
Rossa, formalmente inserita nella III Brigata Garibaldi e poi nel
Raggruppamento “Monte Amiata” con una operazione compiuta praticamente “a
tavolino”; la Banda Camicia
Bianca, inserita nel Raggruppamento Monte Amiata”, il Gruppo Tirli; la Banda di Montepescali; il
Distaccamento Camicia Rossa e la XI
e la XII Banda
Autonoma… Un quesito sembra trovare
soluzione nel ponderoso lavoro di Claudio Biscarini <Storia del
raggruppamento Monte Amiata”, pubblicato nel 2005, che cita Norma a pagina 244,
nel bilancio delle vittime del “Raggruppamento Monte Amiata”: <…le perdite
del Raggruppamento assommano a 174 morti, 322 feriti. Tra essi 3 medaglie d’Oro
conferite a Mario Mencattelli (Fulmine), Modesta Rossi in Polletti uccisa con
il figlioletto a Solaia di Monte San Savino il 29 giugno 1944, e Norma Parenti
Partelli, fucilata a Massa Marittima, Banda Camicia Rossa”.
Anche se manca un “promotore
certo” credo che la proposta di medaglia d’Oro per Norma nasca dalla
“ripartizione” delle onorificenze nella prima fase post liberazione tra le
componenti principali della Resistenza: militari, comunisti, socialisti e
azionisti, democratico cristiani, liberali, con un rilievo accentuato per i
cattolici. Questo è quanto si ricava dal volume di Fumarola, nel quale figurano
le medaglie d’oro decretate entro la primavera 1945, cioè senza la presenza del
Nord Italia: nel periodo 8 settembre 1943 – 19 maggio 1945, come ho prima
detto, furono conferite 47 medaglie d’oro, di cui 45 alla memoria e 2 a viventi. Le donne decorate
furono 3: Enriques Anna Maria; Lorenzoni Maria Assunta (Tina); e Parenti Norma,
una comunista, una apolitica, una cattolica.
Il libro di Fumarola prende lo
spunto da un profilo di Norma apparso in un piccolo opuscolo della serie
“Eroine del secondo Risorgimento d’Italia”, edito da NOI DONNE (allora rivista
delle donne socialiste, comuniste e democraticocristiane), Roma, 1944, dove compare già la motivazione della
medaglia d’oro, con la data giugno 1944, Massa Marittima. Nella tavola XX^ del
Fumarola c’è il ritratto di Norma, forse ritoccato, riprodotto nella 3^ serie
delle vignette PRO VITTIME POLITICHE, una emissione di chiudilettera, rara e
ricercatissima dai collezionisti filatelici, in quanto utilizzati anche per uso
postale.
Il profilo biografico di Norma
compare successivamente in un volume edito dal CDP nel 1966, <Donne Italiane
nella Resistenza> con la prefazione di Nilde Jotti. Il testo si limita
soltanto a riproporre l’opuscolo dell’UDI stampato nel 1944, compresa
l’immagine, della quale però si sbaglia la dicitura: “a destra l’eroina di
Massa Carrara Norma Parenti Pratelli”, uno degli errori che accompagneranno le
notizie su Norma fino ai nostri giorni.
Adesso facciamo un bel salto e
arriviamo al 2001, al Dizionario della Resistenza, Einaudi, due volumi, un’opera prestigiosa che, con l’Atlante Storico della Resistenza
Italiana, Mondadori, si colloca ad un livello altissimo nell’editoria italiana.
Tra le descrizioni delle località
più importanti della Resistenza figura GROSSETO (la nota relativa di circa due
pagine è stata redatta da t.i., cioè Ivano Tognarini, presidente dell’Istituto
Storico Regionale Toscano della Resistenza. E’ una sintesi accurata e se ci
fosse stato tempo converrebbe leggerla per intero, comunque la nota termina con
un riferimento a Norma: <…la provincia grossetana è la prima in Toscana ad
essere liberata e in numerosi casi – a Grosseto, Pitigliano a Roccastrada – i partigiani
svolgono un ruolo decisivo nello scontro finale. Il costo per la Liberazione è molto
elevato: eccidi, stragi (come quella dei minatori di Niccioleta),
rastrellamenti; episodi barbari e feroci – come quello di cui rimane vittima
Norma Parenti, giovane, coraggiosa e attiva patriota di Massa Marittima”. Nulla
di più. In questo volume le medaglie d’Oro sono salite dalle iniziale 47 a 603 e le donne italiane
decorate dalle iniziali 3 a
19. Le toscane sono al momento 5, quattro alla memoria ed una, Vera Vassalle,
all’epoca vivente, morta nel 1985.
Per concludere questa sommaria
panoramica bibliografica veniamo all’ultima opera edita nel 2004 da Carocci e
scritta da due note ricercatrici e storiche grossetane, Luciana Rocchi e
Stefania Ulivieri, delle quali una, Luciana Rocchi, notissima anche a Massa
Marittima: “Voci, silenzi, immagini. Memoria e storia di donne grossetane,
1940-1980”.
Un libro molto importante e, come vedete, segnato da innumerevoli post-it
gialli! In esso si parla più diffusamente di Norma Parenti. Cominciamo per
ordine di pagina ad esaminare questo più aggiornato escursus su Norma. Parto
dall’indice a pg. 262: Pratelli Parenti N., 55, 68-70, 75, 84, 98, 106, 123,
210. Dunque Norma Parenti viene citata in ben 11 pagine. Vediamo cosa c’è di
nuovo: a pg. 55 c’è la testimonianza della vostra concittadina Gabriella
Cerchiai, bambina nel 1944,
in una registrazione effettuata il 24 novembre 1999.
Gabriella afferma di ricordare le donne massetane:…che andavano ai funerali di
Norma e di questi partigiani> proseguendo esaltando il senso di coralità che
si ebbe nella pietosa composizione del cadavere di Norma : <…svegliarono
nella notte la mia mamma, con la notizia dell’uccisione di Norma. Ella prese
delle lenzuola dal baule. Con una amica, Uliana Marliani, che era una
partigiana, andarono insieme ad Anita Salvadori e con altre persone, ma erano
in sette o otto, ad un casolare di campagna dove i nazisti insieme ai fascisti
avevano trucidato Norma. Loro la ricomposero e aiutati da due contadini portarono
il cadavere a Massa Marittima. A Massa intanto c’era un gran subbuglio, anche
se la città era piantonata dai fascisti e dai nazisti. Però riuscirono a fare
il funerale di Norma, malgrado i divieti, perché la pressione fu tanta.
Andarono come sempre solo le donne, coi bambini>.
Ebbene, questa versione si
discosta dalle relazioni di altri testimoni diretti, ma, soprattutto, sulle
modalità del funerale, che avvenne con una grandiosa partecipazione popolare,
probabilmente
con la presenza dei soldati alleati,
degli uomini del CLN di Massa Marittima, ma non dei partigiani che entrarono in
Massa nel pomeriggio del 26 giugno. Le modalità del funerale e anche la data o
l’ora del medesimo sono confuse: se il cadavere di Norma e quello di Giovanni
Moschini vennero prelevati da Coste Botrelli nella tarda mattina del giorno 24
giugno, dove furono portati? La trattoria familiare, sopra la quale abitava
Norma era ancora devastata dallo scoppio della bomba a mano lanciata dai
nazifascisti la sera del 23, tuttavia non si può escludere che l’abbiano
portata lì per deporla nella bara e poi nel tardo pomeriggio fare il funerale,
non sappiamo se transitando dalla Cattedrale, oppure direttamente alla Cappella
funeraria del Cimitero, dalla quale, con ogni probabilità, fu trasferita nella
Camera Mortuaria a disposizione delle Autorità, prima della definitiva
inumazione, dato che la sepoltura avvenne nella nuda terra non essendo stata
eretta la tomba monumentale come oggi la vediamo.
A pg. 68 si riporta un breve
ricordo di Uliana Marliani, una delle due donne della scarsa presenza femminile
nei Gruppi di difesa della donna e della Resistenza della provincia di Grosseto
(l’altra è Emma Mattioli, comunista di Roccastrada), a cui fa seguito un’ampia
nota su Norma Parenti: <…di una massetana è anche il nome più celebrato
della Resistenza in provincia di Grosseto, Norma Pratelli Parenti, seviziata e
uccisa dai nazifascisti in circostanze non ancora del tutto chiarite il 22
giugno 1944>.
Come sappiamo e abbiamo detto,
Norma fu uccisa nella notte tra il 23 ed il 24 giugno, con molta probabilità
prima della mezzanotte (a tale proposito ricordo che forse andrebbe corretta la
data che compare sulla sua pietra tombale), come attesta il Certificato di
morte registrato all’Anagrafe del Comune di Massa Marittima il 25 giugno alle
ore 9,15 dal quale Norma risulta deceduta il 23 giugno alle ore 22,30.
La nota dice giustamente che
manca ancora uno studio accurato sulla vicenda di questa donna…forse per la
brutalità della sua uccisione, che avrebbe potuto provocare reazioni sociali in
città dato il coinvolgimento di fascisti repubblicani massetani, anche se la
maggior parte dei loro capi, come sappiamo, lasciò Massa per il Nord il giorno
9 giugno 1944. D’altra parte si afferma che non appartenendo Norma ad alcun
gruppo politico-partitico ben definito, venivano meno le sollecitazioni alle
componenti del CLN e dei partiti e movimenti antifascisti a voler fare propria
la sua memoria. Massa viveva un clima infuocato e la “memoria divisa” non
riguardava solo fascisti e antifascisti, ma anche quella tra antifascisti ed ex
partigiani di tradizione repubblicana da una parte, e comunisti e azionisti
dall’altra. Prevalse dunque la retorica nel tracciare l’immagine di Norma
secondo lo stereotipo di: vittima sacrificale, mossa da pietà, giovane sposa e
madre. Questi attributi si condensano in una misteriosa poesia scritta e datata
giugno 1944, anonima e introvabile, (le cui parole coincidono con quelle della
motivazione della medaglia d’Oro, riportate da tutti i testi che conosciamo).
Dunque il presunto autore della poesia sarebbe colui o colei che ha scritto il
testo della motivazione?
Anche la sfida al divieto di
sepoltura del cadavere del partigiano Guido Radi, giovane di Belforte (SI), che
aggiungerà il suo nome di battaglia “Boscaglia”, a quello della XXIII Brigata
Garibaldi, ricorderebbe più la legge del
cuore, il mito di Antigone, che non un’adesione consapevole di Norma alla
Resistenza, cosa che si è dimostrata non veritiera, come attesta la relazione del
CLN di Massa. A tratteggiare in modo più ampio il carattere di Norma scrive
Marcella Vignali negli atti di un convegno svoltosi nel 1975 a Lucca sul tema Clero
e Resistenza in Toscana, a proposito della provincia di Grosseto, parlando di una relazione del Vescovo Giovanni
Piccioni al teatro Mazzini di Massa Marittima, senza indicarne la data, testo
peraltro introvabile e non censito all’Archivio Storico Vescovile, dove più
volte mi sono recato per esaminare documenti di quel periodo. Forse qualche documento
si troverà nell’Archivio segreto della Curia di Massa Marittima (nel 1999 non
accessibile) e, dopo, non ho più tentato, ma ne dubito poiché nella Relazione
della Diocesi di Massa Marittima e Piombino, pubblicata nel 1995 a cura della
Commissione Episcopale Toscana (da pagina 357 a 374) non si fa il benché minimo accenno a
Norma Parenti. D’altra parte, come sappiamo, nonostante la presenza di numerosi
preti e religiosi antifascisti nelle file della Resistenza armata, tra i quali
alcune figure di spicco della Diocesi di Massa, la Chiesa ha sempre avuto una
evidente ritrosia nel rivendicare tale ruolo attivo nella resistenza, ritenuta,
a torto, un terreno molto pericoloso per la predominanza dei comunisti, lasciando
per decenni Norma nel limbo, e, di fatto, consegnando la sua memoria ai
comunisti e ai movimenti laici. Questo atteggiamento si può far risalire alla
adunanza dei vescovi toscani riuniti a Firenze il 20 aprile 1944, nella quale
vennero impartite disposizioni che vietavano al clero ogni forma di adesione
tanto alla RSI – il risorto fascismo dopo il 25 Luglio e l’8 settembre 1943 –
quanto al movimento clandestino di resistenza, il CLN, di cui i partigiani già
costituivano le formazioni di lotta armata.
Si giunge così al momento
fatidico dell’uccisione di Norma: “…una sera, che Norma era ritornata da una
ennesima spedizione alle soglie della macchia per convogliare un gruppo di
mongoli verso i partigiani…(il “mito” del traditore mongolo è ricorrente e
liberatorio per tutti e dispiace che anche recentemente la rivista nazionale
dell’ANPI, PATRIA, la riporti per l’ennesima volta!), chiamata da un gruppo di
nazifascisti…devastata la piccola trattoria con una bomba…presa lei e la mamma
Rosa ? (la mamma si chiamava Roma Camerini !)…cannonate…Norma riuscì a fuggire
e a rifugiarsi in un podere vicino di un tale Meschini ? (Giovanni Moschini !),
ma qui fu rintracciata e orribilmente uccisa insieme al contadino che le aveva
dato rifugio…”. Si aggiunge, forse un
po’ troppo frettolosamente, che l’ultimo recentissimo lavoro (in realtà il mio)
non aggiunge nulla a questo profilo…ma, a rileggerlo, mi pare proprio il
contrario!
A pagina 70 le tre pagine ove si
parla più ampiamente di Norma si concludono con una rielaborazione di Gabriella
Cerchiai, piuttosto interessante, affermando che forse è possibile – e utile –
fare una storia della memoria di Norma Parenti, più che una biografia dando
infine ragione del lungo oblio dei massetani, e confrontarla con la retorica di
quell’opuscolo dell’UDI del 1944, che ne “santifica” acriticamente il martirio.
A pagina 84 si esamina il
radicamento dei Gruppi di difesa della donna locali nel primo dopoguerra e di
Silvana Zannerini nell’UDI di Massa Marittima. Una di loro, Uliana Marliani,
sarà consigliere e poi nel 1950 assessore al Comune di Massa Marittima.
Tuttavia le donne massetane faranno come gli uomini e si contrapporranno tra
loro, secondo rigidi schemi partitici. E il dato dell’oblio che ha avvolto la
vita e la storia di Norma Parenti è almeno in parte riconducibile a queste
caratteristiche.
Ci spostiamo a pg.90 nota 75, e qui, per
fortuna, “tra le poche pubblicazioni contenenti informazioni di qualche
interesse…le autrici inseriscono il mio lavoro <La piccola banda di
Ariano> unitamente alle sole altre due opere citate! Le ringrazio!
A pagina 123, nella nota 115, si
sbaglia il nome e invece di Norma Parenti, citata nell’indice, si scrive Norma
Marchetti!
A pagina 210 Norma viene citata
in un intervento tenuto nell’agosto 1944 a Grosseto da Wanda Parracciani che vale
la pena riportare, senza indulgere oltre nell’analisi di assimilazione della
“compagna” Norma Parenti al suo partito: <…numerose sono le donne che nella
provincia di Grosseto hanno impugnato le armi accanto ai loro fratelli e ai
loro fidanzati nelle gloriose brigate d’assalto garibaldine….specie le
contadine che hanno sempre aiutato i partigiani alla macchia…e queste
lottatrici hanno avuto anche le loro martiri, le loro eroine. Fra queste la
compagna Norma Pratelli di Massa Marittima, giovane madre, trucidata dalla
barbarie nazi-fascista e proposta per la medaglia d’oro alla memoria>.
Questa lunga disamina ci conferma
la nebbia, la superficialità, l’imprecisione testuale, che ancora, in anni a
noi vicini, avvolgono la vicenda “reale” di Norma Parenti e della sua famiglia.
Dalla intervista a suo cugino, Sergio Parenti, alcuni elementi sono affiorati.
Troviamo inoltre lo zio, Aston Parenti, membro del CLN, ma praticamente niente
sappiamo di suo marito, Mario Pratelli, che tanta influenza ebbe sulla giovane donna.
Compare in due o tre episodi, come antifascista e comunista, poi alla macchia
perché braccato dalla “milizia” repubblicana, ma nessuno parla di lui come
presente ai funerali della moglie, né si trova attivo nella ricerca dei
responsabili dell’uccisione. Compare in uno o due documenti come facente parte
del comitato per l’epurazione, forse con la carica di Commissario? Non è
chiaro. Di fatto sparirà rapidamente dalla scena di Massa Marittima, per dove?
Perché? Come ho detto, il commento di Gabriella Cerchiai definisce la sua
vicenda post bellica come “singolare”, un aggettivo che incuriosisce e sarebbe
importante conoscere qualcosa di più.
Ed ora, per concludere, vi leggerò,
la Relazione
peritale circa la morte di Norma Parenti. Si tratta di un documento che ho
cercato per dieci anni senza mai poterlo ottenere o esaminare. Ma, come qualche
volta accade, è stato il documento a cercare me! Esso getta un fascio di luce
sulla morte di Norma e, come sempre, la verità prende le distanze tra le
differenti versioni finora note, precisandone minuziosamente i confini.
LETTURA INTEGRALE DELLA PERIZIA
DI MORTE DI NORMA PARENTI
Finale da improvvisare:
Se Irene c’è e canta, dire due
parole sull’Arte (Dino, la pittura, la musica, la poesia), che, probabilmente, più
della storia, inciderà sulle coscienze e tramanderà il ricordo di Norma, come è
avvenuto per i martiri e gli eroi del nostro Risorgimento che hanno
contrassegnato le celebrazioni del 150° anniversario.
Ringraziare gli organizzatori del
Centro di Studi Storici Agapito Gabrielli del quale sono un modestissimo
affiliato, e tutti i partecipanti a questa iniziativa, scusandomi di lacune e
qualche piccolo errore fatto in buonafede e se ci fossero delle domande
sintetiche avremo ancora qualche minuto a disposizione per altrettante
risposte sintetiche, oppure potrò mostravi qualche documento, ma per chi
volesse qualcosa di più invito a scrivermi al mio indirizzo di posta
elettronica:
karl38cg@libero.it,
risponderò sempre.