Mi piace Obama! Sarà senz’altro
un abile politico, lo dimostra il fatto di essere stato eletto Presidente del
più potente Stato del mondo. Ma è anche un uomo coraggioso (ho letto la sua
autobiografia), e la sua vita non è stata facile. In più, il suo colore della
pelle rassomiglia molto a quello dei miei due nipotini, e il più grande, otto
anni, non cela un sorrisino di compiacimento quando gli mostro le fotografie
della famiglia Obama, mio amico di FB! Ogni tanto mi domanda: “Che fanno nonno
le figlie di Obama?” In un mondo ancora pieno di cattiveria e stupidità
razzista, Obama è come un salvagente psicologico, non per quello di buono che
fa o che potrà fare, ma per il solo fatto che sia alla Casa Bianca! Mi dispiace
non poterlo votare, per il secondo mandato, perché questa volta per vincere non
può sostenersi, come la volta scorsa, soltanto sulle “belle parole”. E’ uscito
un libro interessante “The Obamians”, di James Mann, Viking, New York,
recensito da Ermanno Bencivegna, su La Domenica del SOLE24 Ore, nel quale si mettono in
discussione molte delle scelte, anzi delle non scelte, del Presidente,
soprattutto nelle relazioni internazionali, con compromessi, equivoci ed anche
“con una buona dose di codardia”. Eppure, viste da me, iscritto al Partito
Democratico, senza Obama, anche le residuali
tracce del New Deal e della recente Social Security, pur in una forma
parziale e addomesticata, rischierebbero di essere spazzate via dal partito dei
conservatori. Se si vuole sono le stesse ragioni che mi spingono a votare alle
primarie italiane, per Bersani, uno dei più concreti baluardi contro la
frantumazione dello Stato, la sua emarginazione in Europa e il prevalere
selvaggio dello sfrenato liberismo in economia con il risucchiamento, verso la
povertà, della “classe” lavoratrice. Ti auguro di vincere ancora, Presidente
Obama, anche in nome dell’Italia.
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