27 agosto 2012: ore 9,30, sono
dal “rottamatore” con la “punto rossa” AY851GE carica dei suoi quasi
trecentomila chilometri in quattordici anni di vita. Ha molti acciacchi e
incomodi, e nessuno, nemmeno per regalo, nemmeno un extracomunitario, l’ha
voluta salvare da questa sorta di “eutanasia utilitaristica”. Sembra proprio la
parabola della vita di un uomo diventato troppo vecchio, ancora arzillo, ma
bisognoso di cure costose, troppo costose per un investimento di brevissima
durata. Confesso che mi ha servito bene. L’unico vero grave incidente non l’ha
provocato Lei, anzi ne è stata incolpevole vittima, speronata, quasi a fermo da
una aggressiva “nipponica Micra”. Dovette torto collo rifarsi la pelle, pardon,
la carrozzeria, che non fu più quella originaria. Nel ribaltamento io uscii
strisciando dal vetro dello sportello che era andato in frantumi, quasi
incolume, mi rianimò un bicchier d’acqua prontamente offertomi da una gentile
spettatrice. La “punto rossa” aveva un cuore, il motore, perfetto e dopo questa
lunga vita insieme eravamo davvero una coppia affiatata. Ha visitato molti
luoghi che amo, anche lontani, come la città di Praga. Adesso però la
carrozzeria era sciupata in più parti, la tela dei sedili consunta, si apriva
da una sola porta, un sedile non si reclinava e perciò era malagevole per il
terzo passeggero, salire e scendere sul/dal sedile posteriore, gli
ammortizzatori logori, le luci fioche, ed anche il punto dell’accensione lo
sapevo trovare soltanto io…però, quanti ricordi! Il mio nipotino l’amava al
pari mio, perché ci poteva caricare di tutto: sassi, frecce, legni di varia
lunghezza e dimensione, come lance e bastoni, e poi l’avevo fatto arrampicare
sul tetto, ci poteva mangiare la schiaccia e lasciare le briciole sui tappetini,
aggeggiare con le cassette musicali e tenere sempre un manciato di caramelle
nel cruscotto per ogni evenienza. All’interno, inconfondibile, era rimasto
l’odore del nostro amatissimo cane, “Otto”, che l’aveva utilizzata quasi ogni
giorno per recarsi nelle campagne e nei boschi a passeggiare. La sera che
“Otto” morì, il 5 febbraio 2010, lo stesi con cura nel bagagliaio gelato, ed al
mattino, ancora intatto, lo trasportai alla sepoltura a Realponte, dov’era
nato! Con il suo vestito vecchio e sbiadito, d’un rosso cremisi, e con la targa
che iniziava per A era conosciuta da tutti, anche dalla nuova vigilessa, che
probabilmente gli ha risparmiato qualche contravvenzione per “divieto di
sosta”! Avrei da dire di episodi buffi, avvenuti a bordo, ed anche di romanticherie,
che non sono mancate, ma nonostante siano fatti realmente accaduti, l’ho
collocati nel gran libro della fantasia e dei sogni. Vivranno un po’ di più,
dentro la mia mente. Addio cara amica…in fondo non t’ho tradito del tutto
scegliendo una tua sorella come partner, una “punto grigio topo”, ma, come si
usa da vecchi, assai più giovane e “accessoriata”.
domenica 26 agosto 2012
Mi piace Obama! Sarà senz’altro
un abile politico, lo dimostra il fatto di essere stato eletto Presidente del
più potente Stato del mondo. Ma è anche un uomo coraggioso (ho letto la sua
autobiografia), e la sua vita non è stata facile. In più, il suo colore della
pelle rassomiglia molto a quello dei miei due nipotini, e il più grande, otto
anni, non cela un sorrisino di compiacimento quando gli mostro le fotografie
della famiglia Obama, mio amico di FB! Ogni tanto mi domanda: “Che fanno nonno
le figlie di Obama?” In un mondo ancora pieno di cattiveria e stupidità
razzista, Obama è come un salvagente psicologico, non per quello di buono che
fa o che potrà fare, ma per il solo fatto che sia alla Casa Bianca! Mi dispiace
non poterlo votare, per il secondo mandato, perché questa volta per vincere non
può sostenersi, come la volta scorsa, soltanto sulle “belle parole”. E’ uscito
un libro interessante “The Obamians”, di James Mann, Viking, New York,
recensito da Ermanno Bencivegna, su La Domenica del SOLE24 Ore, nel quale si mettono in
discussione molte delle scelte, anzi delle non scelte, del Presidente,
soprattutto nelle relazioni internazionali, con compromessi, equivoci ed anche
“con una buona dose di codardia”. Eppure, viste da me, iscritto al Partito
Democratico, senza Obama, anche le residuali
tracce del New Deal e della recente Social Security, pur in una forma
parziale e addomesticata, rischierebbero di essere spazzate via dal partito dei
conservatori. Se si vuole sono le stesse ragioni che mi spingono a votare alle
primarie italiane, per Bersani, uno dei più concreti baluardi contro la
frantumazione dello Stato, la sua emarginazione in Europa e il prevalere
selvaggio dello sfrenato liberismo in economia con il risucchiamento, verso la
povertà, della “classe” lavoratrice. Ti auguro di vincere ancora, Presidente
Obama, anche in nome dell’Italia.
sabato 25 agosto 2012
RITRATTO DEI NOSTRI "CUGINI" FRANCESI! (Certamente, ci saranno anche là molte cose che non andranno bene..., ma, insomma il Presidente socialista, qualcosa ha già fatto in pochi mesi...)
Risultato:
Ecco cosa ha fatto Hollande in Francia in 56 giorni di
presidenza.
Ha
abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo
welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con
periferie dissestate. Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli
enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava
l’abolizione delle “vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente
gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro
all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il
proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è
disonesto
.
"La
nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”.
-
Via
con le Peugeot e le Citroen. 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati
per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata
ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare
la competitività e la produttività della nazione”.
-
Ha
abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha
emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di
aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di
5 milioni di euro all’anno.
- Con
quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di
un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del
2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica
istruzione.
- Ha
sottratto alla Chiesa sovvenzioni statali per il valore di 2,3 miliardi di euro
che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano
per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un
piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali.
-
Ha
istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di
pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria
indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei
disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della
spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi
status sociale.
- Ha
abolito tutti i sussidi governativi a riviste, rivistucole, fondazioni, e case
editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano
aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a
strategie di mercato avanzate.
- Ha
varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una
scelta (non imposizione): chi offre crediti agevolati ad aziende che producono
merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga
una tassa supplementare: prendere o lasciare.
- Ha
decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di
tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che
guadagnano più di 800 mila euro all’anno.
·
- Con
quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare
che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno
stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non
va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande.
- Il
tutto senza toccare il pareggio di bilancio.
Risultato:
Lo
spread con i bund tedeschi è sceso, per magia.
· E’
arrivato a 101 (da noi viaggia intorno a 470).
L’inflazione
non è salita.
· La
competitività e la produttività nazionale è aumentata nel mese di giugno per la
prima volta da tre anni a questa parte.
QUALCOSA BOLLE IN PENTOLA
Qualcosa bolle
in pentola!
Più che della
“pentola” ho un ricordo lontano del “paiolo” di rame sempre attaccato alla
catena del camino, perennemente in bollore, estate ed inverno, perché nel ciclo
delle stagioni c’era sempre qualcosa da cuocere, ad esempio il latte, le
barbabietole, le castagne, le patate, la polenta…o la carne di pecora e di
maiale… In questo ricordo lontano mi vedo, insieme ad un gruppetto di mocciosi
coetanei, quattro o cinque, tra i quali mia sorella e mia zia, quest’ultima più
grande di me di solo un anno, una volta che dal paiolo tutta la ricotta era
stata estratta e non ci restava che un siero torbido, armati di mestoli pescare
fino all’ultimo residuo solido di cosa restava della bollitura del latte in un liquido
detto “scotta”. Anche la “scotta” si serbava, sia per mescolarla con un po’ di semola
per i maiali, sia per sorseggiarla noi,
moderatamente, dato che
“scioglieva il corpo”.
Ma, credo, che
questi ricordi lontani non interessino a nessuno, troppi anni sono passati da
allora!. Se la pentola o il paiolo si equiparano alla “vita”, che c’è di nuovo,
oggi, che, a fuoco morto o vivo, non si agiti, gorgogli, mandi nell’aria
segnali di vapore ecc. ecc.? Cosa bolle e cuoce in pentola? E’ una domanda solo
apparentemente banale, alla quale confesso di non saper rispondere. Sono “vivo”
(cogito, ergo sum!), quindi il fuoco è acceso e la pentola, con l’acqua che ci
rimane, sta bollendo. Ma cosa ci sia nell’acqua, prodotti vegetali, o
incantesimi e sogni, oppure sostanze commestibili…non lo so’. Non ho parlato di
attese e speranze, che ribollono nella giovinezza. E nemmeno di tristezze,
malattie, solitudini, dell’estrema vecchiezza. Il filo invisibile che lega al
mio numerosi sparsi destini, benché non strappato, non è in tensione, ma
potrebbe tendersi all’improvviso per un volontario o involontario moto. Ed
allora ecco che la pentola delle Parche riprenderebbe vivacità.
Posso dirvi, abusando della
vostra pazienza, la novella della bella Rosina (che nel pentolone ci trovò
l’amore).
Quando i polli ebbero i denti
e la neve cadde nera
(bimbi state bene attenti)
cera allora, c’era…c’era…
…nei tempi passati, un pover’uomo
che rimase vedovo con una bambina di nome Rosina. Per campare e accudire alla
bambina fu costretto a riprendere moglie dalla quale ebbe una seconda figlia,
che fu chiamata, impropriamente, Assunta. Ma dopo poco anche lui morì per il
troppo lavoro e per le cattiverie della nuova moglie. Le bambine crescevano
insieme, ma mentre Rosina era bella, solare e garbata, Assunta era brutta, nera
come un tizzo di carbone e maleducata.
Assunta si struggeva d’invidia vedendo la grazia e la bellezza di Rosina
e non voleva più andare al villaggio insieme a lei. La matrigna, che vedeva la
figlia intristire per la gelosia, pensò di mandare Rosina a pascolare le vacche
sulle remote pasture della montagna. Mentre le parava doveva filare cento
rocche di canapa, e se la sera fosse ritornata senza canapa filata e con le
vacche affamate l’avrebbe picchiata tanto da farla diventare, picchia oggi e
picchia domani, più brutta di Assunta. Lassù alla malga Rosina disse alle
vacche: “Vaccherelle mie, come farò a segarvi l’erba e a governarvi se ho da
filare cento rocche di canapa?” Allora la più vecchia delle vacche così le
parlò: “Non sgomentarti Rosina, tu falcia il fieno per noi e noi ti fileremo la
canapa. Basta che tu ce l’ordini con queste parole”:
Vacchicina, vacchicina,
con la bocca fila fila,
con le corna annaspa, annaspa,
fammi presto la matassa.
E quella sera le vacche ritornarono
alla stalla contente e satolle e la canapa era tutta filata. La matrigna
digrignava i denti dalla rabbia e l’avrebbe mangiata viva. Ma dovette
rassegnarsi. Il giorno dopo e per altri giorni ancora si ripeté la stessa
storia. Allora Assunta disse alla madre: “madre ho voglia di mangiare
raperonzoli. Stasera mandate Rosina a coglierli nel campo dell’Orco, lui la
scoprirà e la mangerà!” Detto fatto. Così la Rosina si mise ad andare di notte, scavalcò la
siepe ed entrò nel campo dell’Orco. Non aveva fatto a tempo a sbarbare i
raperonzoli quand’ecco l’Orco che arriva,annusando qua e là:
Ucci ucci
sento odor di cristianucci
o ce n’è o ce n’è stati
se li trovo rimpiattati
me li mangio tutti!
E cercava, tirando su con il
naso, cercava, fino a quando, dietro una grossa rapa vide la bambina. Svelto la
chiappò e la mise nel suo sacco. Intanto cominciò a urlare con la sua voce
tonante:
Catera, metti al fuoco la caldera
che la Rosina ho chiappo!
Meglio per noi, perché, come
sappiamo, la storia avrà un lieto fine e l’Orco e Catera, resteranno a bocca
asciutta. Rosina, protetta dalla Fata che già l’aveva aiutata trasformandosi
nella vecchia vacca, aveva con se una
bacchettina fatata, che teneva nascosta nella tasca del suo vestitino e che le
dava coraggio. Intanto nella casa dell’Orco era acceso un gran fuoco e sopra il
fuoco bolliva un enorme pentolone, che Catera rumava continuamente aggiungendo
all’acqua erbe aromatiche per insaporirla. Alla vista di Rosina le venne
l’acquolina in bocca, ma prima c’era da fare il pane, e il forno era acceso da
tempo e i ceppi erano ormai diventati ardenti carboni. “Rosina metti il pane in
forno!” gli comandò. Detto questo la prese sgarbatamente per un braccio e ce
l’avvicinò, fin quasi a farla lambire dalle braci che avvampavano. “Infilati
dentro e guarda se è ben caldo perché dobbiamo infornare il pane!” (Così,
mentre Rosina saliva dentro il forno lei l’avrebbe chiuso facendocela arrostire
viva!) Come si sa alle Orchesse piace molto di più l’arrosto che non il lesso!
Ma con la sua bacchettina fatata Rosina non ebbe paura e gli rispose: “Non so
come fare ad entrarci!” “Brutta sciocca, guarda com’è grande l’apertura, potrei
entrarci anch’io!” E detto questo si avvicino alla bocca del forno: Rosina non
fece complimenti, la prese per il culo e ce le ficcò dentro. Poi chiuse il
forno e tirò il catenaccio. Uh! Che urla orribili uscirono dalla gola della
strega cattiva! Ed ecco arrivare l’Orco richiamato da quelle grida spaventose.
Fece per agguantare Rosina che con in mano la sua bacchettina disse:
Orco cattivo Orco birbone
buttati dentro il pentolone!
A questo comando l’Orco si tuffò
nell’acqua bollente dalla quale tornò immediatamente a galla trasformato in un
bellissimo Principe biondo, tutto vestito d’oro e di broccato. L’incantesimo
che l’aveva trasformato in Orco era svanito con la morte della malvagia strega.
Si può aggiungere, che il giovane Principe s’innamorò a prima vista di Rosina e
che questo amore venne ricambiato. E quando fu il tempo e i due giovani furono cresciuti,
fu fatto una magnifico sposalizio e un banchetto che durò sette giorni e sette
notti! Pive, fagotti e cornamuse suonarono armoniosamente, e furon servite le
vivande: i quattro quarti del montone che portò Elle e Frisso per lo stretto
della Propontide; i due caprioli della celebre capra Amaltea, nutrice di Giove;
i piccoli di quella cerbiatta Egeria, consigliera di Numa Pompilio; sei paperi
covati da quella degna oca Ilmatica la quale col suo canto salvò la Rocca Tarpea di Roma; i
maialini di Troia; il vitello della vacca Ino, così mal guardata da Argo; il
polmone di quella volpe che Nettuno e Vulcano avevano così mal fatata, a quanto
dice Giulio Polluce “in Canibus”; il cigno nel quale si convertì Giove per
amore di Leda; il bue Api, di Menfi in Egitto che rifiutò di prender cibo nella
mano di Cesare Germanico, e sei di quei buoi rubati da Caco e recuperati da
Ercole; i due capretti che Coridone salvò per amore di Alexis; il cinghiale
erimantico, olimpico e colidonio; i cremasteri del toro tanto amato da Pasifae;
il cervo nel quale fu trasformato Atteone; il fegato dell’orsa Calisto. E poi:
trentasei primi tra i quali i deliziosi “stronzi fini alla sberlottina”, la
“promerdis, vivanda sovrana”, e delle
“cornamcuse, rivestite di brezza”. Come secondo servizio furon portati
cinquanta piatti, tra i quali, particolarmente apprezzati: il “cacciucco di
pecora all’erbe fini”, “la “testina di cinghiale in salmì”, le “budellina
d’agnello alla Marsicana”, le “coglie di vitello trefolate alla maniera antica”, il “lardo
d’asino”, i “lippe-lappe”, e la “marmittaglia in pisciaforte”; per ultimo furon
portati ventinove stuzzichini per
alimentar l’appetito, tra i quali: “la neve dell’an passato”, la “pica
candita”, “l’uccabarucca” e dei “soffiaminculo”. Come dessert giunse,
graziosamente sorretto da due splendide fanciulle, un gran vassoio di merda
coperto di stronzi fioriti: che era un gran piatto pieno di miel bianco,
rivestito d’uno strato di aranci canditi, e come contorno, teglioni di
“Pionono“, giunto per l’occasione dal paesello di Sante Fe nell’Andalusia e
immense zuppiere di “latte alla portoghese”. La bevanda fu servita in
tirlarigotti, bel vasellame antico, e fu un beveraggio assai gradevole e
inebriante. Finito il pranzo furon levate tutte le tavole e allora suonando più
melodiosamente di prima i menestrelli, fu comandato dal maestro delle Feste un
“passo doppio” e dopo, al suono divino delle pive, tutti i commensali danzarono
in vario modo le duecento e più ballate, tutte originali di quel ricco Paese,
tra le quali destarono ammirazione “Si, sono assai procace…”, “qui venite a
toccarmi o buon curato…”, ”all’ombra di
un boschetto, sull’erbetta…”, “Guglielmino vien quà, morbido è il saccone…” e
soprattutto “Pellegrin che vien da Roma…”, la “Ciaccona”, “l’ortolano e le
dolci monacelle…” e infine, per conclusione,
“la mia voglia è sol d’amare!” Si seppe poi che per magia delle danze e
degli abbracciamenti più di trecento giovani e fanciulle convolarono di li a
poco al talamo nuziale.
Così finirono tutti i guai per la
dolce Rosina ed i due principi vissero insieme per tutta la vita felici e
contenti in un reame lontano lontano, mentre di Assunta e della matrigna si
persero le tracce fino a quando non giunse la notizia che erano state
trasformate in un sasso tondo ed in un
osso di morto, per l’eternità, ossia fino a che il mondo dei sogni esisterà.
La pentola bolle,
alla fiamma fiammante,
in attesa noi siamo
quassù all’Aquilante!
La mia fiaba v’ho detto
laggiù corre un sorcetto
prendigli il pelliccione
e fatti un berrettone!
Stretta è la foglia
largo il bocciolo
con la pelle del culo
faremo un bel lenzuolo!
Stretta è la foglia
larga la via
dite la vostra
che ho detto la mia!
NOTE AL TESTO
Testo letto alla riunione del PIL
di Belforte, alla Casa della memoria L’Aquilante, domenica 4 novembre 2007.
Scritto a dieci mani, con importanti varianti e accurato mixage, da: “…Der Bruder Grimm, Freund Karl, Meister
Calvino und Herr Professor Rabelais” e quattro versetti di Guido Gozzano. Spero
che dal Paradiso mi perdonino!
lunedì 20 agosto 2012
NORMA PARENTI. Partigiana,
cattolica, medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria (1921-1944).
Dramma liberamente tratto da un saggio di Carlo Groppi: “Un Angelo a
Massa Marittima: Norma Parenti”, ed. 2005.
FESTIVAL TEATRALE LEGATO AL TERRITORIO. Montecastelli Pisano, Domenica
19 agosto, Piazza della Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, ore 21,45.
Organizzazione generale: Matteo Amodeo
Dialoghi: Andrea Pazzagli,
Logistica: Fabiola Torellini.
Scenografia: Danilo Strulato e Gastone Bulleri.
Regia e sceneggiatura: Mario Rossi,
Attori: Lucia Ghilli, Mario De Giorgis, Paolo Casari, Andrea Masti,
Massimiliano Borgoni, Riccardo Galleri, Giulio Garfagnini, Nilo Cigni, Cristina
Pettorali, Penelope e Riccardo Ribechini, Angela Gherardi, Manuela Salvadori,
Stefano Piredda.
Canzoni di Irene Marconi e Carlo Groppi.
Chitarra e voce: Irene Marconi (suono e canto) e Mario De Giorgis:
(voce)
Con il contributo di:
Associazione Culturale La Torre
– Montecastelli Pisano; Associazione Culturale Il Chiassino – Castelnuovo di Val
di Cecina; Amministrazione Comunale di Castelnuovo di Val di Cecina;
Amministrazione Comunale di Pomarance; Fondazione Cassa di Risparmio di
Volterra.
Finalmente, dopo intense
settimane di preparazione e prove, è andato in scena l’atteso atto unico ispirato all’eroina della Resistenza
Italiana, medaglia d’Oro al valor militare alla memoria (una delle 19 medaglie
d’oro alle donne d’Italia). Figura prestigiosa e purissima di cattolica
impegnata e di partigiana combattente che aderì con ardimento e fede, fin
dall’autunno 1943, alla lotta per la Liberazione della Patria dal fascismo e dal
nazismo. Fu assassinata proditoriamente per vendetta dai militi della sedicente
Repubblica Sociale Italiana, prezzolati agli ordini delle SS naziste, il 23 giugno 1944, la notte innanzi l’arrivo
degli alleati a Massa Marittima.
Un successo caloroso di pubblico
che assiepava ogni angolo della piazza della Chiesa, un silenzio assoluto, un
cielo, quando le luci si oscuravano, ch’era un fulgido mantello di stelle,
anch’esse attonite e partecipi all’evento, applausi scroscianti, umiltà degli
attori, mischiati alla fine con la gente…un nuovo esempio d’arte senza orpelli,
povera, ma ricca di quei valori che son tanto più alti quanto più rari! Grazie
in primo luogo a Matteo Amodeo ed ai suoi collaboratori oscuri di Montecastelli
Pisano, che con il Gran Concerto di Ferragosto e con quest’opera teatrale, ci
hanno fatto trascorrere i più bei momenti di questa estate!
Sommesso elogio di mia nonna Enélida.
Chissà perché con quest’aria
torrida, anche al salir delle stelle, con la voglia di alimentare un asfittico
blog-diariopersonale, mi tornano a mente le frasi e i motti “celebri” della mia
amata nonna
Enélida (un nome credo in onore
di Enea, o dell’Eneide, molto colto, che
richiama i fondamenti dell’italica stirpe…dato che anche la sua sorella
fu chiamata Italia!). I primi sono quelli pronunciati mentre pettinava la Principessa russa,
sposata Borghese, nella sua residenza di Isola del Garda, nell’anno 1900 o giù
di lì. Vedendo la lunga bionda chioma della nonna, che amava raccogliere in
treccia annodata sulla testa, la nobildonna le chiedeva: “Enèlida, pettinami
come te!” al che la nonna rispondeva: “Ma, Eccellenza, lei ha tre peli!” e così
di questo passo col suo parlar toscano incantava la Principessa che l’ebbe
a benvolere per più di due anni. Quand’ero adolescente la nonna si preoccupava
del mio “sviluppo”, e conoscendo la vita, mi faceva fare la cura delle 100
uova! Crude, da bersi una al giorno! Ma, per quanto, il mio colorito, non le
piaceva e nemmeno i brufoli che spuntavano, allora esclamava: “Bimbo, con
questa voce a gallerone, hai un coloraccio, sembri un racano!” (il “racano” da
noi era una specie di ramarro, molto più grosso e verde di quello usuale, un
animale misterioso e terribile tanto che ella mi diceva: “Stai attento quando
vai al bosco, se incontri un “racano” e ti si attacca alle orecchie, fino a che
non sente suonare le campane di San Pietro, non ti si staccherà!” Figuriamoci
la paura che avevo d’incontrare e irritare questo “racano”.
Mi aveva anche insegnato a bere
l’acqua nei fossetti del bosco: con le mani schiara un po’ l’acqua e poi dì:
“Acqua corrente/ci ha bevuto il serpente/ci ha bevuto il Figlio di Dio/ci posso
bere anch’io!”
Dopo, già vecchia, parteggiava
per il partito comunista, dato che io e mio padre eravamo di quel partito.
Leggeva l’Unità, ma, soprattutto, Vie Nuove e la cronaca “nera”, oggi si
direbbe “rosa”. Conosceva a menadito il “caso” della Montesi e del processo al
Ghiani! Al momento di andare a votare la nonna veniva accuratamente
indottrinata con prove a ripetizione sui facsimili delle schede elettorali:
“Allora, nonna, lo sai per chi votare? “Si, voto per il Partito, anche nonno
Dario era socialista” “Ma, noi non siamo socialisti, nonna, noi siamo
co-mu-ni-sti! Allora come voterai? “Voterò sulla falce e martello, ma dov’è la
stellina!” Credo che non si sia mai sbagliata! A me, quando le cose politiche
non andavano troppo bene, diceva “Tutti dicono contro i comunisti…eh...i
comunisti così, i comunisti cosà…ma i comunisti sono brava gente! Dico bene,
bimbo!” Era una ruffiana e lo faceva per compiacermi. Si nonna, dici bene.
Qualche volta si arrabbiava con il babbo: “Ma perché fa tardi? E’ sempre a
battere le noccole!” (voleva dire a giocare a carte). Se difendevo il babbo
s’impermaliva, mi offendeva dicendomi “Sei un disensito!” oppure pronunciava un
nome “Tullio”, senza aggiungere altro (ma io sapevo la leggenda di quest’uomo
che, si diceva, durante una lite con la madre l’aveva rinchiusa in un baule)”.
A novant’anni prese l’influenza, si mise a letto e smise di mangiare.
Dormicchiava, in una sorta di coma leggero. Stavo molte ore accanto al suo
lettino, nella camera che si trovava al piano terra del mio appartamento. Una
volta c’era anche mia figlia piccina, di tre anni, che faceva un po’ di
confusione correndo qua e là per la camera. Così io la sgridai. E la nonna
allora disse: “Sono bambini…mi garbano tanto!” E si riappisolò. Era abbastanza
religiosa e aveva spesso in mano il vecchio libro da messa, diceva di pregare
per il nonno e per le anime del purgatorio. Qualche volta stavo attento a
carpire le sue preghiere: al suo Dario, morto da ventisei anni, diceva:
Aspettami, ma vedi come io ci stò bene? Vedì? Ho la lavatrice, la stufa, la
televisione, la donna che mi fa compagnia, poi viene Filiberto a
veglia…aspettami…ma ora ci stò bene quaggiù!” Della morte non aveva paura, ma
amava la vita. Una volta disse: “Quando mi sentirò male davvero, e forse
morirò, non chiamatemi il prete, perché se vedo lui morirò di sicuro dalla
paura!” Anche sul suo amico e coetaneo Filiberto (il nonno di mia moglie),
aveva molto da ridire perché era sordo e cieco da un occhio, gli si metteva su
una poltrona, al calduccio e parlava poco, ma appoggiando la testa al muro ci
lasciava una traccia d’unto, al che la nonna non mancava di rimarcare “Guarda
che capata ci fa questo vecchio!” Una volta ebbe a ridire perché Filiberto gli
si accostò all’orecchio per parlarle: “Non bisogna far così, chissà cosa
direbbe la gente se ci vedesse, o che si danno un bacio?”. Avevano entrambi
novant’anni! Ho dormito, prima nel letto della nonna, poi nel letto col mio
babbo, 27 anni, cioè fino alla notte prima del mio matrimonio! Con la nonna
avevo molta confidenza, ma lei era timida e pudica. Però io la curavo quando
s’ammalava, gli davo ogni sera le sue medicine per il cuore, e gli preparavo
“la ciambella” (un dischetto di gomma con il foro al centro) per sostenere il
suo utero che nel parto del babbo, un parto “doppio” s’era abbassato…e poi ero
sempre pronto a darle il vaso da notte ecc…ecc. dato che dopo un ictus che la
colse all’età di 74 anni, si muoveva non troppo bene, soprattutto per alzarsi
dal letto. Però non l’avevo mai vista nuda del tutto. Quando morì venne il
dottore a constatare la morte (era un dottore molto scrupoloso), in mia
presenza. La nonna era perfetta e composta. Il letto pulitissimo. Il dottore
esclamò: “Ma, Carlo, guarda che belle gambe e che pelle ha la tua nonna! Sembra
una ragazza!” Forse l’aveva mantenuta così il grande amore che aveva donato ai
suoi “due uomini” come chiamava me e suo figlio, mio padre del quale m’aveva
raccomandato “Dopo, non lasciarlo solo!” No, cara nonna, t’ho dato retta.
Dante nato a Montegemoli? Il sogno diventa (quasi) realtà
Intanto il borgo dedica un giardino alla mamma del Sommo Poeta
Il primo settembre, durante l'inaugurazione, spiega in una nota il Festival
Internazionale Teatro Romano Volterra, l'attore Simone Migliorini leggerà alcuni
Canti della Divina Commedia
La Divina Commedia
Pontedera, 14 agosto 2012 - Il borgo di Montegemoli, nel
comune di Pomarance, alle pendici di Volterra, dedica un ''giardino alla sua più
illustre concittadina: Bella degli Abati, madre di Dante Alighieri''. Il primo
settembre, durante l'inaugurazione, spiega in una nota il Festival
Internazionale Teatro Romano Volterra, l'attore Simone Migliorini leggerà alcuni
Canti della Divina Commedia. ''Dante Alighieri non rinnega i suoi natali, i
luoghi della sua infanzia, bensì li tace con malinconia - spiega la nota - li
metaforizza come luoghi eterni: Paradiso, Purgatorio e Inferno, a indicare non
solo i tormenti personali e spirituali che lo legano, senza ombra di dubbio,
alla madre, Bella degli Abati, morta quando lui non aveva neppure dieci anni, ma
anche al non troppo stimato padre, Alighiero usuraio per il Podestà di Volterra
e forse responsabile degli stenti materni per il quale viene biasimato anche da
Forese Donati nella nota Tenzone poetica. Bella degli Abati era nata a
Montegemoli (adesso comune di Pomarance), dove lavorava anche lo zio del divin
poeta, e proprio Montegemoli il primo settembre dedichera' un poetico giardino
al suo nome''.
''Gli indizi sui natali volterrani di Dante si accumulano negli anni fino quasi a poterlo ipotizzare con davvero poca possibilita' d'errore - conclude la nota - Indizi di cronache del tempo, di epoche successive, poeti, come Bindino da Travale (seconda meta' del XIV sec.) ne danno nei loro scritti, indizi inequivocabili. E ora Montegemoli si fa coraggio, rivendica a piena voce i natali del poeta e di sua madre Bella alla quale verra' intitolato l'arcadico giardino''.
''Gli indizi sui natali volterrani di Dante si accumulano negli anni fino quasi a poterlo ipotizzare con davvero poca possibilita' d'errore - conclude la nota - Indizi di cronache del tempo, di epoche successive, poeti, come Bindino da Travale (seconda meta' del XIV sec.) ne danno nei loro scritti, indizi inequivocabili. E ora Montegemoli si fa coraggio, rivendica a piena voce i natali del poeta e di sua madre Bella alla quale verra' intitolato l'arcadico giardino''.
mercoledì 8 agosto 2012
domenica 5 agosto 2012
Comune di Castelnuovo di Val di Cecina
Associazione Culturale Montecastelli Pisano
Patrocinio Comune Castelnuovo V.C. (PI)
Collaborazione Associazione Culturale “Il Chiassino”
Concerto San Lorenzo
Montecastelli Pisano
Mercoledì 15 Agosto 2012 Ore 21.45
Werner von Schnitzler violino;
Philipp Bonhoeffer viola;
Cosmin Boeru pianoforte
Musiche di: Wolfgang Amedeus Mozart e Ludwig van Beethoven
Concerto per Violino, Viola e Pianoforte
FESTIVAL TEATRALE
Teatro legato al territorio - IX Edizione
MONTECASTELLI PISANO
Domenica 19 agosto 2012 ore 21.45
NORMA PARENTI
Partigiana, medaglia d'Oro al Valor Militare
Attori: Lucia Ghilli, Mario De Giorgis, Paolo Casari, Andrea Masti, Massimiliano Borgoni, Riccardo Galleri, Giulio Garfagnini, Nilo Cigni, Cristina Pettorali, Penelope e Riccardo Ribechini, Angela Gherardi, Manuela Salvadori, Stefano Piredda. Canzoni di Irene Marconi.
Testi: Andrea Pazzagli - Organizzazione: Matteo Amodeo
Responsabile logistica: Fabiola Torellini
Scenografia: Danilo Strulato e Gastone Bulleri
Regia e Sceneggiatura: Mario Rossi
Liberamente tratto dalle ricerche storiche di Carlo Groppi.
FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO
DI VOLTERRA
venerdì 3 agosto 2012
America centrale e isole caraibiche scelgono la geotermia
L'energia geotermica potrà svolgere un ruolo chiave
nella crescita economica dell'America Centrale e dei Caraibi.
Geotermia News
Redazione
03/08/2012
In America Centrale il rapido sviluppo economico
(con la conseguente crescita della dipendenza dai combustibili fossili importati
e uno stimolo a superare la frammentazione regionale attraverso il Sistema
d’Interconnessione Elettrica Per l’America Centrale SIEPAC) ha creato le
opportunità per lo sviluppo delle risorse rinnovabili.
La maggior parte dei Paesi
dell’America Centrale ha così intrapreso la strada dello sviluppo delle risorse
geotermiche per la produzione di energia.
El Salvador e Costa Rica
ricavano rispettivamente il 24% (con 204 MW di potenza installata) e il 12% (163
MW) della produzione di elettricità da energia geotermica, così come il
Nicaragua e Guatemala con i rispettivi 87 MW e 49,5 MW, anche se il potenziale
delle risorse presenti è assai più vasto, essendo, per l’intera regione
centroamericana, stimato tra 3.000 MW e 13.000 MW e 50 sono i potenziali siti
geotermici identificati (fonte IGA).
El Salvador –che per la
maggior parte della produzione della sua energia elettrica dipende da
combustibili fossili importati- ha già sviluppato competenze interne per far
decollare lo sviluppo delle risorse geotermiche nel breve periodo ed ha
recentemente ricevuto una sovvenzione di due milioni di dollari da parte
dell’Inter American Development Bank per la costituzione di un centro
internazionale di formazione in campo geotermico per l'America Latina e i
Caraibi, che sia di sostegno a tutta la regione.
Le ingenti risorse
geotermiche presenti nel paese associate all’esperienza nel settore e a un
impianto normativo favorevole hanno messo El Salvador nelle condizioni di
sostituire una considerevole frazione della produzione energetica totale con
quella derivata da questa fonte rinnovabile.
Lo sviluppo geotermico in El
Salvador rientra nella sfera di competenza di La Geo una società di proprietà
dello Stato salvadoregno in partnership con l’italiana Enel. La Geo ha
esperienza nella prospezione e sviluppo e potrà attingere, attraverso la
partnership, alle risorse e alle competenze finanziarie di Enel.
La pianificazione della nuova
capacità di generazione elettrica da fonte geotermica in El Salvador è di
competenza del Consiglio Nazionale per l'Energia, che ha formulato contratti di
acquisto economicamente favorevoli per gli sviluppatori privati.
Anche in molte isole dei
Caraibi si prevede una crescita significativa dell’uso della risorsa geotermica
per soddisfare l’aumento della domanda di energia elettrica. Nella Repubblica
Dominicana, ad esempio, il ministro dell'Energia Rayburn Blackmore ha riferito
al Parlamento che il Governo sta valutando la costruzione di un impianto
geotermico da 10-15 MW nel prossimo futuro, nell’ambito dei programmi di
sviluppo delle fonti rinnovabili.
Lo scorso anno, il governo
dominicano ha firmato un contratto da 17 milioni per l'esplorazione dell'energia
geotermica nella Valle di Roseau e all'inizio di quest'anno il ministro
Blackmore ha affermato che gli studi preliminari necessari a comprendere la
fattibilità della produzione e della commercializzazione sono terminati.
Sull’isola caraibica oggi il
fabbisogno energetico è soddisfatto per il 40% con fonte idroelettrica e per il
60% da combustibili fossili e la costruzione dell’impianto geotermico che
l’amministrazione vorrebbe realizzare potrebbe avere il vantaggio di ridurre il
prezzo dell'energia elettrica sopratutto per la popolazione più povera.
Dagli studi effettuati
risulta, infatti, che guardando a tutte le variabili per impianti di queste
dimensioni, sarebbe possibile ottenere un risparmio del 40% sulle bollette
dell'energia elettrica, pari ad oltre 6 milioni di dollari.
Secondo la Banca mondiale, la
domanda di elettricità in molti paesi caraibici è destinata a crescere di circa
il 3,6 % entro il 2028; questo incremento comporterà un aumento dei costi dovuti
sia per l’aumento delle importazioni di gasolio sia per i costi di gestione. Per
questo motivo molti paesi caraibici stanno valutando le opportunità offerte
della risorsa geotermica di cui gran parte delle isole è ricca.
Le stime per le isole
Dominica e Nevis indicano che le risorse geotermiche per entrambe le isole (100
MW e 300 MW, rispettivamente) potrebbero essere sufficienti a soddisfare la
domanda di energia elettrica su entrambe le isole, con costi significativamente
più bassi rispetto a quelli associati all'attuale generazione di energia da
combustibili fossili.
Sempre secondo la Banca
Mondiale, il costo più basso per la produzione elettrica con combustibili
fossili è pari a 20,4 cent US $ / kWh, mentre il costo dell'energia geotermica è
stimato in 5,5 cent US $ / kWh.
Nella seconda metà del 2011,
Dominica ha concesso permessi di ricerca per l'esplorazione geotermica alle
imprese islandesi Iceland GeoSurvey e Iceland Drilling. Il sostegno finanziario
del progetto di esplorazione è stato fornito dal governo dominicano,
dall'Agenzia francese per lo sviluppo (FDA) e dal Fondo europeo di sviluppo
(FES).
I risultati ottenuti sono
stati promettenti e il paese ha recentemente firmato un memorandum d'intesa con
l’International Finance Corporation (IFC) per un finanziamento di 250.000
dollari per avviare lo sviluppo geotermico.
Sono un "tifoso" del CO.SVI.G, del quale, nel 1988, come Sindaco del Comune di Castelnuovo di Val di Cecina, fui socio fondatore. Avevamo iniziato la realizzazione del "teleriscaldamento geotermico" del capoluogo, al quale avrebbero seguito, nel corso dei successivi anni e decenni, quelli di tutti gli altri centri abitati del Comune e le case sparse. Oggi il "teleriscaldamento geotermico" è una realtà in quasi tutta l'area geotermica tradizionale della Toscana, mentre si apriranno nuovi orizzonti e nuove sfide tecnologiche per l'uso dell'energia geotermica e della bassa entalpia, se, specialmente, le Amministrazioni Locali e le Aziende private, saranno supportati da finanziamenti pubblici e da investimenti degli Istituti Bancari. Le potenzialità sono grandiose, le fonti di calore diffuse in molte aree toscane, così che i grandi centri abitati e poli industriali, un tempo ubicati a decine di chilometri dalle medesime, - si da ritenere non competitiva l'energia geotermica rispetto alle fonti tradizionali (carbone, petrolio, gas), - sono ormai raggiungibili, data l'evoluzione delle tecnologie e l'abbassamento dei costi. Per non parlare, in un'ottica Nazionale, del risparmio di "dipendenza esterna" e abbattimento o sostanziale riduzione dell'inquinamento ambientale. Auguro al CO.SVI.G lunga vita di realizzazioni e successi.
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