Il teatro dell’anima e il teatrino della vita…
Ieri sera alle 21,30 sono salito
a Montecastelli per la prima prova teatrale del dramma ispirato alla figura di
Norma Parenti, fulgida eroina della Resistenza, per quanto poco conosciuta. Il
regista, con un gruppetto di attori e attrici, dopo aver scelto il suggestivo
sagrato della chiesa romanica del XII secolo come palcoscenico, si son messi a
leggere i brani della sceneggiatura, liberamente tratta dal mio lavoro “Norma
Parenti: un angelo a Massa Marittima”. Seduto accanto a Mauro Mazzoni mi sono
trovato immerso nella mimica e nelle parole che fluivano nette nella silente
notte di luna. Mazzoni m’ha detto”Carlo, questo è vero teatro! Non ha bisogno
d’altro! Peccato non avere una videocamera”. Era davvero teatro
dell’essenzialità, che non aggrediva con tutti gli altri orpelli della scena,
ma che richiamava il risveglio delle emozioni nascoste dopo troppa televisione,
immagini cartacee, pubblicità. Richiamava Euripide e Sofocle, Antigone e Medea.
Martedì nuova prova e così di due giorni in due giorni fino al 18 agosto, data
della rappresentazione al pubblico. Come il mio lavoro di ricerca su Norma
resta in itinere, anche il lavoro teatrale resta aperto, non solo da prova a
prova, ma anche agli interrogativi che il dramma porrà agli spettatori.
Ritornando a casa a notte inoltrata ho finalmente ammirato il mio paesello
abbarbicato sul contrafforte del Monte, illuminato da rade luci gialle e
lambito dai grandi boschi neri, al di sopra dei quali, proprio sulla sommità,
là dove un tempo era la “crocina di Pietralata”, una misteriosa mezzaluna dava
ai contorni ed all’insieme suggestioni malinconiche, molto indipendenti dallo
spread! Peccato che queste emozioni non siano quotate in Borsa. Avremmo anche
noi, abitanti ai margini di aree ipersviluppate d’Europa, qualcosa di valore da
mettere sulla bilancia.
Stamattina, invece, a M……. per
una RX alla spalla sinistra, da un po’ di tempo dolorante. Avevo in mano una
“impegnativa” del mio medico di famiglia e la tessera sanitaria personale.
Dovevo pagare il ticket, ma come fare? Ho immaginato di giocare al gioco
dell’Oca e lanciando i dadi procedere di casella in casella di fronte
all’imprevisto. Prima casella uno sportello del Centro Unico di Prenotazione,
uno sguardo all’impegnativa e poi: no, non è qui che Lei deve venire, vada a
pagare il ticket alla macchina…Dov’è? A destra dell’ingresso dell’Ospedale. Mi
trovo davanti una macchina muta, ma interattiva, ma quanto pagare? Ritorno alla
prima casella…Mi scusi, quanto devo pagare? La signorina guarda di nuovo
l’impegnativa e mi dice secca: 26 €! Ritorno davanti alla macchina, prendo 50 €
(mi darà il resto?). Mi accorgo di aver lasciato gli occhiali da vista in auto,
devo sforzarmi per leggere via via le istruzioni sul display, finalmente arrivo
alla fine del percorso guidato, introduco la banconota, sento cadere il resto e
poi, da una fessura ecco una striscia di carta, la ricevuta del pagamento!
Baldanzoso per aver effettuato l’operazione
(anzi, a due nuove arrivate riesco a dare qualche istruzione!) mi dirigo
nella zona delle radiografie. C’è un altro sportello dove mettersi in nota,
anche se avevo ricevuto l’appuntamento telefonico per le ore 8,45. Presento
alla gentile impiegata: impegnativa, tessera sanitaria e ricevuta del pagamento
ticket, No caro signore, dal 1 aprile 2012 sono cambiate le regola, adesso deve
riempire un modulo attestante il suo reddito…guardi, prenda il modulo e anche
questa penna…Spostandomi dalla fila che non era cortissima, ho riempito il
modulo ripresentandomi allo sportello. Vede signore, lei è nella seconda fascia
di reddito, perciò deve pagare ancora 5 €! Allora? Ritorni alla macchina paghi
i 5 € e riporti a me la ricevuta, debitamente compilata nelle due parti, una
sarà per me ed una sarà per lei…Si grazie. Nel gioco dell’Oca sono andato
avanti di poco…Finalmente riporto la nuova ricevuta (e così il ticket è di 31
€) che ritira l’impiegata, dicendomi di sedermi nel corridoio e attendere che
mi chiamino per l’esame radiografico. Siamo in tanti, e altri arrivano, è
possibile ascoltare brandelli di conversazioni: c’è una lamentela sommessa
sulla complessità delle operazioni di pagamento, specialmente da parte delle
persone anziane…non aduse a conoscere gli aggiornamenti delle leggi, maneggiare
PC, telefonini e strumenti elettronici. C’è chi dice: ma avete visto cosa
accade ai caselli autostradali? C’è un bel via vai di persone in camice bianco,
e per adesso nessuno entra. Una signora seduta accanto a me dice: lo vede
poverine come sono stressate? Stressate? No cara signora, non mi pare, la
prendono con calma…fanno parte di un sistema sanitario che costa tantissimo ai
contribuenti, cioè a noi, perché adesso anche chi è nella fascia di reddito da
ZERO a 36.000 € deve pagare un ticket! E qui, diciamo, che funziona abbastanza
bene, ma provi a prenotare ad esempio una ecografia a Grosseto o Pisa o
Volterra, gli danno l’appuntamento dopo 60 o 90 giorni…si potrebbe morire, e
per questo si intasano i Pronto Soccorso, che hanno costi esorbitanti, dove tra
l’altro, non si paga nulla! Forse stressati saranno i lavoratori dell’ILVA di
Taranto…e milioni di disoccupati…Ma ecco, mi chiamano. E’ la parte migliore del
sistema: attrezzature moderne, operatrice competente e gentile, e dopo una
attesa di un’ora ecco il verdetto, un CD con le immagini ed un referto
cartaceo! Anche il referto è abbastanza tranquillizzante. Me la sono cavata.
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