A Sant’Ippolito.
Salgo la
tortuosa collina
al declinar
della sera,
nell’attesa del
magico tramonto,
uno dei temi che
più m’appartiene,
ma, in realtà, è
nel piccolo cimitero
che batte il mio
cuore,
e germoglia la
malinconia dell’abbandono.
Dopo un tramonto
ne viene un altro
ma chi troppo
presto ci ha lasciato
svanisce nella
piccola immagine
già consumata
dal tempo.
Eppure eran sì
belli,
ardimentosi, sapienti
e forti,
ed or son sotto
terra, morti.
Il vento leggero,
che scorre sulle
chiome degli alberi,
fa compagnia
alle anime,
poi sorgerà la
luna
e di nuovo
calerà il silenzio.
Fruga la memoria
nel passato
e accende con le
stelle un lume:
Alba, Gigi, Marco,
Mauro,
Nada, Paolo,
Romano
ed altri ignoti,
ci siamo amati,
ma solo l’infinito
è immortale:
incessantemente
tutto cambia,
nell’eternità
non sappiamo cosa c’è.
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