lunedì 26 dicembre 2016

S. Caterina di Labouré. Il regalo inatteso e perfetto!





NATALE , a casa.

Natale in casa, con famiglia, figlie e nipoti. Ormai ho la barba bianca anche io, proprio come Babbo Natale, ossia  Nonno Natale. Non credevo quasi più ai regali, cioè a riceverli, salvo gli auguri elettronici (e cinque bigliettini scritti, uno, addirittura, da un amico architetto, presidente di una Associazione di Architetti statunitensi,  del Connecticut e un altro, delizioso, dalla amica Lea da Aix En Provence), ma quest’anno ho ricevuto molti regali interessanti: libro dei proverbi, libro della Resistenza - questo molto appropriato - , film, cd musicali, tazza artistica,  e,  infine, il “segno”. Il santino finora introvabile della mia santa protettrice.

Grazie di cuore a  tutti.

lunedì 19 dicembre 2016



In primo piano, a sinistra, mio padre Renzo.

Ricordo del mio babbo.

L’agrifoglio [i]

                      A mio padre                        

Solo una volta, nel tempo del Natale,
salimmo il sentiero montano,
come eroi che non conoscono il male,
sicuri e lieti d’un antico amore.

Un albero grande lassù ci attendeva,
le piccole bacche brillavano rosse
sul lucente smeraldo e c’era
una spruzzata di neve…

Pareva quel luogo il dolce sogno
dell’alba dell’uomo,
ove tutto è capito, tutto perdonato,
e si ritorna bambini felici e immortali.

Ora, forse, non senti il vento
tra i rami dell’agrifoglio
né il mio dolore che sempre si rinnova
quando ritornano i giorni incantati
e il suono dei flauti
accarezza la sera immota.

El acebo

            A mi padre

Sólo una vez, en tiempo de Navidad,
subimos el sendero montano,
como héroes que no conocen el mal,
seguros y dichosos de un vetusto amor.

Un gran árbol allá arriba nos aguardaba,
las pequeñas bayas brillaban rojas
sobre la deslumbrante esmeralda
de un manto de nieve…

Parecía aquel lugar del dulce sueño
del amancer del hombre,
donde todo es comprendido, todo perdonado,
y devuelve la alegría e inmortalidad infantiles.

Ahora, quizás, no sienta el rumor del viento
entre las ramas de acebo,
ni mi dolor que siempre vuelve
cuando retornan los mágicos días
y el sonido de las flautas
acaricia la noche quieta.




[i] Le poesie: L’agrifoglio, Io t’insegnavo a veder le stelle, Nella morte si dissolve ogni dolore, l’anima mia è smarrita, dedicate a mio padre, Renzo (1915 – 1985), successivamente alla sua morte avvenuta il 19 gennaio 1985 a Volterra, furono pubblicate ne “Il Sillabario”, inserto letterario della rivista La Comunità di Pomarance, n. 2/1997. Per un profilo più ampio di mio padre si veda “Per mio padre” in La vita larga, pp. 81-82, Grafitalia, 2010. Si veda anche: “Autobiografia di Groppi Carlo, 1938-1963”, depositata al centro Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR). 






VACANZE DI NATALE!
Da domani mi prenderò tre settimane di vacanza; vacanza, si fa per dire, dato che sono in pensione dall’estate del 1991! E’ una “vacanza” virtuale, soprattutto un distacco da una ricerca storico-letteraria sentimentale, che mi appassiona molto e che vorrei concludere entro la fine del prossimo anno!  Saluto i miei amici ed amiche vicini e lontane,  con i migliori auguri di buona salute e soddisfazioni e con una poesiola ed alcune immagini scattate oggi, agli unici esemplari di fiori nel pezzetto di terra della mia casa ed anche ai superstiti (come me) di vendemmie mai effettuate all’uva fragola, che, strano a dirsi, oggi m’è parsa dolcissima! Niente allusioni alla mia età, d’altra parte, come diceva Totò, in Italia non si allude! Siam tutti soci di questa Società.: “Signò, mo nun capisco…/che vò significà?/So addeventato socio?/’e quale società?”/”La Società Italiana…quella nostra,/tutti apparteniamo a questa giostra./E’ Società simbolica,/libera e democratica…”.

Il tempo dell’amicizia

Il tempo dell’amicizia è prezioso,/composto dai frammenti della quotidianità;/serbo il ricordo dei vecchi amici,/ormai son pochi, non devo perderli./Quando i ricordi sono amabili/li sento aggrapparsi al mio cuore,/battere: fanno parte della mia vita./Vita vissuta e vivente, come se il presente/non fosse altro che l’avvenire del passato,/così posso vivere in una sola volta/ il passato ed il presente in un palpito infinito./La primavera mi porta dimenticanza;/immerso nelle fantasie, mentre cammino,/salgono le poesie alla mia bocca,/come se le parole si riunissero per parlare:/A metà della collina splende un mandorlo fiorito./Dio ti protegga, bianca bandiera,/che nessuno possa farti del male!/Sei la pace annunciata,/tra il sole, il gelo, le nubi ed il vento:/l’allegria che ci doni, ti prego,/disperdila lentamente.

domenica 18 dicembre 2016


PROVERBI.


In attesa di avere, per il regalo di Natale, un libro molto interessante: “Proverbi toscani”, di Giancarlo Vannuccini, cioè 7500 esperienze di vita, una raccolta ampliata e trattata con il supporto del computer dalla sua Tesi di laurea, discussa presso l’Università di Siena, relatore Pietro Clemente, AA. 1978/79, opera dalla quale spero di attingere qualche centinaio di proverbi, considerati conosciuti in Toscana, da poter accogliere nella mia pur vasta ricerca partita da oltre mezzo secolo con il solo tema della “licenziosità” , in un ambito territoriale molto ristretto, essendo quello identificato sulle mappe  “Colline Metallifere Toscane”, del quale pubblicai un fascicoletto con 1200 proverbi dal titolo allusivo “Di passere e d’altri uccelli…”, seguito poco dopo da un altro piccolo testo con proverbi sulla pastorizia in Alta Maremma dal titolo “Fiorin di cacio, facciamo finta di chiamare il micio…”. Negli ultimi vent’anni tali mie ricerche e trascrizioni si sono ampliate fino a raggiungere, ad oggi 18 dicembre 2016,  i 7838 proverbi ordinati alfabeticamente, insieme ad aforismi, detti, stornelli, motti ecc. ecc.,  entro i quali il tema della licenziosità mantiene uno spazio considerevole. Lavoro improponibile per una pubblicazione, data la sua mole! Se non attraverso più selezioni tipologiche, per tema, per territorio, per periodo storico. Ma, intanto, mi diverto moltissimo. Non rientrava nel mio scopo eseguire un lavoro scientificamente impostato, ma soltanto appagare l’antico desiderio di mettere nero su bianco una parte di quel patrimonio, della licenziosità, considerato, non a torto, “la scienza dei poveri”, così volgare, tenero e corposo che ci accompagna nella vita quotidiana, quanto più è nascosto nella cultura ufficiale e scolastica, onde salvaguardarne il bagaglio di sapienza, di ironia, e di saggezza che esso racchiude. Apparirà al lettore moderno, anacronistico e superato il preconcetto, se non disprezzo, del maschio verso la femmina, ispiratore della maggior parte dei proverbi da me registrati, frutto di una cultura millenaria non ancora del tutto rinnovatasi, che trasforma la donna in mero oggetto di piacere e di utilità domestica; una creatura inferiore di cui non fidarsi mai; tuttavia non potevo operarne l’oscuramento. Al contrario, la visione in negativo del ruolo femminile consente di apprezzarne il progresso sulla strada della piena emancipazione e parificazione sessuale, quando la tragica fase in cui viviamo, per brevità definita impropriamente del “femminicidio”, che non intendo amplificare in nessun modo,  tantomeno con la stampa di questo lavoro, sarà conclusa. Vi saluto con le parole del “maestro”, l’incantevole Rabelais:
 Lettori amici, voi che m’accostate,liberatevi d’ogni passione,/e, leggendo, non vi scandalizzate:/qui non si trova male né infezione./E’ pur vero che poca perfezione/apprenderete, se non sia per ridere:/altra cosa non può il mio cuore esprimere/vedendo il lutto che da voi promana:/meglio è di risa che di pianti scrivere,/ché rider soprattutto è cosa umana.

Si, ridere è cosa saggia e salutare! come recita un antico proverbio: “Chi ride leva un chiodo alla bara!”, ossia vive più a lungo e meglio di chi non lo faccia. Infine, per segnalazioni di ulteriori aggiunte, anche bibliografiche, sarò contento di riceve e mail all’indirizzo: karl38cg@gmail.com e in anticipo ringrazio chi lo farà.

sabato 17 dicembre 2016

TOSCANA OVUNQUE BELLA










INVITO AD UN IPOTETICO TURISTA CURIOSO E INTELLIGENTE

Se hai scelto di visitare Volterra per godere delle incredibili ricchezze artistiche, storiche, archeologiche che tremila anni di civiltà vi hanno profuso, scoprendo, insieme ad esse, panorami incantevoli, una cucina dai gusti forti e genuini, folklore, musica e un popolo ironico e colto, gentile e laborioso, noi ti consideriamo un viaggiatore intelligente, un amico di questa terra antica, un nostro amico. Perciò ti consigliamo di dare un arrivederci alla città ammirando il panorama dell’Alta Val di Cecina dal muro sul lato sud del Battistero, a quell’orizzonte azzurrognolo ove si ergono le bizzarre e appuntite forme delle Colline Metallifere, culminanti negli alti rilievi delle montagne di Gerfalco, segnate qua e là dalle colonne di bianchi vapori geotermici delle centrali elettriche.  Un territorio scarsamente popolato, talvolta aspro e selvaggio, sempre nuovo ad ogni girar di tornante stradale, e mutevole nelle stagioni dell’anno. Pochi borghi sui cucuzzoli, antiche Pievi appartate, limpidi torrenti, castelli e fattorie abbandonati, e branchi di pecore alla pastura. Par quasi di toccare il passato remoto, calarsi nel medioevo tanto le forme e i paesaggi sembrano immutabili: finché le ardite forme  e i serpeggianti tubi di acciaio che portano il fluido geotermico alle grandi centrali elettriche, non ci richiamano al presente ed al futuro. E’ in questa terra che vorremmo far ”perdere le tue tracce”, abbandonando i consueti itinerari turistici e lasciandoti condurre dal caso, dall’istinto, dalla poesia. Ma, niente pericoli, per carità! Siamo nella civilissima Toscana, nella quale ogni strada, pur impervia che appaia, conduce a qualcosa, sovente ad una piacevole ed imprevista scoperta.
 Te lo dice Carlo, la cui famiglia vive a Castelnuovo di Val di Cecina fin dai tempi del Granduca di Toscana Ferdinando III, e questo territorio conosce in ogni suo anfratto, e lo ama.
Da qualsiasi lato tu arrivi la vista spazierà sui rilievi montuosi che circondano il paese, anch’esso posto ad una altitudine di 600 metri sul livello del mare, le Cornate, la Carlina, il Poggio di Mutti e l’Aia dei Diavoli, ricoperti di boschi. Bellissimi panorami si affacciano sulla valle del torrente Pavone che corre dai monti verso il fiume Cecina ed il Mar Tirreno.  La strada ha sovente un tracciato tortuoso in un bosco prima ceduo poi a latifoglie. Sono i vasti querceti e castagneti che circondano da tre lati il pittoresco Borgo Medievale di Castelnuovo di Val di Cecina, nel medioevo “Castri Novi de Montanea”. Allora il castagno ed i suoi frutti, soprannominati “il pane dei poveri” davano lavoro e cibo agli abitanti che intorno a questo albero avevano costruito una parte importante della loro cultura. In ogni stagione il castagneto ha il suo fascino: violaceo e scheletrito in inverno, se non stretto dalla neve gelata; fiammeggiante nella gamma dorata dei colori d’autunno; e poi mantello di verde sulle pendici dei monti, ammiccante sentieri, sorgenti  e frescure d’estate. Ed ecco il paese del quale, si offre l’intera visione della sua struttura urbanistica del Borgo medievale soltanto dal lato est, tutto costruito su uno sperone di arenaria. Ma nel Borgo, nelle sue viuzze silenziose e disadorne, nelle sue piazzette e slarghi, dove si va soltanto a piedi, occorre soffermarsi a lungo. Non vi sono monumenti significativi, né musei, taverne, bar e pizzerie. Solo la pietra, il cielo e il vento.
E il canto del poeta: “…una muraglia si sbriciola nel silenzio e l’erbaccia delle sue connessure si sprofonda e si alza: il medioevo in lei non lascia tracce. Le erbe delle fessure si sollevano e sprofondano quando storpi dal vento in quella calca zoppicano. Passano accanto, non hanno bastone che valga a risvegliare la giovinezza in quella muraglia. Forse è nostra fantasia, il suo passato, e costruimmo scale per entrare nelle ombre di un’epoca spettrale. Forse Dio ci diede spazi di tempo ma il mondo non è capace di risveglio. Poiché è tutto già sveglio, quello che è intorno a noi, leggero come una pannocchia e greve come un muro di mattoni. L’arca del passato che creammo, di giorno, di notte, il carico del futuro sopra slitte di nuvole, che pattini non hanno” (O. Loerke).
Qualche vecchia ciarliera vi racconterà la sua storia, qualche profumo d’intingolo uscirà da una finestra socchiusa, e un gatto smilzo vi attraverserà la strada furtivo. Forse ascolterete lingue diverse: arabo, albanese, rumeno, inglese e tedesco, olandese e macedone…non vi meravigliate, sono i nuovi abitanti, alcuni solo ospiti transitori, altri, i più, tentano di diventare, tra una o due generazioni, “castelnuovini”, in una terra stravolta dalle migrazioni che affronta il futuro e vorrebbe plasmarlo.  Fermatevi ad uno dei bar sulla via principale del paese moderno, ordinate un bicchier di vino o una birra o fatevi preparare un panino con formaggio, salume o prosciutto, oppure nella pizzeria al taglio un bel triangolo di  pizza, ascoltate e guardatevi intorno. Rilassatevi, non ci saranno né urgenze né imprevisti o ansie ad assillarvi. In calma potrete programmare brevi escursioni, ad esempio per vedere una bella tavola dipinta da Cosimo Daddi nel XVI secolo che si trova nella Chiesina della Misericordia; o quello che rimane delle porte medievali; oppure ammirare la sommità di quello che era il castello longobardo, salendo dalla scalinata della Chiesa del SS. Salvatore, di epoca seicentesca su un impianto molto più antico che conserva un pregevole Cristo sulla croce  del secolo XIII. Se avete interessi alla storia moderna e contemporanea visitate le antiche fabbriche dell’acido borico che furono attive all’inizio dell’Ottocento per conto dei Larderel, Fossi, dell’Anonima Belga e piccoli imprenditori locali,  anche se oggi delle medesime ben poco rimane. E infine fate una visita al sacrario commemorativo eretto sul luogo ove il 14 giugno 1944 furono uccisi dai nazi-fascisti 77 minatori della vicina miniera di Niccioleta, e leggendo l’epigrafe che al visitatore si rivolge, riflettete sulla disumanità della guerra, dell’odio razziale, e sullo sfruttamento dell’uomo, e rafforzate pensieri di pace, democrazia e fratellanza. Potrete infine decidere di pernottare  all’Hotel dei Conti, buon albergo in paese, oppure in uno dei numerosi agriturismo dei dintorni che vi accoglieranno con cortese ospitalità ad un prezzo equo e, forse, prolungare il vostro soggiorno seguendo un itinerario tematico tra quelli che più di altri si possono suggerire con base a Castelnuovo: itinerario della geotermia moderna e delle manifestazioni endogene naturali, itinerario delle Pievi premillenarie, itinerario delle terme e degli scavi etrusco-romani; itinerario della Resistenza e memoria dei suoi gloriosi combattenti. Io, che sono nato ed ho vissuto in questo Borgo, nutro   verso esso sentimenti di odio e di amore, sentimenti che potrete immaginare ripensando al “natio borgo selvaggio” del Leopardi ed al cimitero di Spoon River. Anche il nostro è sulla collina e racconta, con le lapidi dei morti antichi, forse più storie di quanto oggi non facciano i vivi

Scheda sul paese di Castelnuovo di Val di Cecina.

         Castelnuovo di Val di Cecina è un piccolo villaggio delle Colline Metallifere Toscane, situato sulle estreme propaggini della Maremma aperte verso il mar Tirreno e l’Isola d’Elba. Il suo nome medievale è “Castri Novi de Montanea” e tale appellativo è assai più rispondente alle caratteristiche fisiche dell’insediamento urbano. Le origini sono incerte, ma risalgono senz’altro all’età Longobarda (VII secolo), allorché  questo popolo tracciò  nuove strade per la ricerca dei minerali edificando una serie di rocche di avvistamento e difesa (Warding) lungo il tracciato che si snodava da Volterra a Massa Marittima a Populonia e Falesia. Il territorio comunale è caratterizzato  dalla presenza di notevoli  siti archeologici del periodo neolitico, etrusco, romano e barbarico, medievale e da Pievi premillenarie che testimoniano il radicamento e la diffusione del cristianesimo in quest’area. Infatti, seguendo il corso del fiume Cornia, che corre ad ovest del Monte di Castelnuovo verso il mar Tirreno, risalirono dalla foce verso l’interno S. Regolo, S. Cerbone, S. Ottaviano, S. Giusto e S. Clemente, i Santi africani evangelizzatori di Volterra e delle Colline Metallifere. Una importante via di pellegrinaggio  verso Roma, aperta da San Pietro, vide la presenza di San Rocco e San Guglielmo, di abati ed eremiti. Né si può tacere un avvenimento  di notevole importanza accaduto nel territorio comunale, una delle apparizioni della Madonna (XV secolo) non ancora approvata dalla Chiesa ed il cui processo è ancora in corso... Dopo il 1000 Castelnuovo fu a lungo  feudo dei Conti Alberti fino alla “rivoluzione” del 1213, quando la classe degli uomini liberi di discendenza longobarda (freiherren), riuscì a prendere il potere con l’aiuto del potente comune di Volterra, sotto la cui protezione l’economia e la vita civile conobbero un notevole sviluppo. Castelnuovo e la sua comunità furono al centro degli scontri per il possesso delle risorse minerarie (argento, solfo, allume e vetriolo), tra il vescovo-conte e il libero comune di Volterra per circa due secoli, fino a che, nel 1492, non entrarono definitivamente nell’orbita della Repubblica fiorentina seguendone le aspre lotte e subendo invasioni e saccheggi dagli eserciti imperiali e dalle truppe  mercenarie al servizio  delle città nemiche. Alla fine del secolo XV, Lorenzo de’ Medici e la sua corte di umanisti scelsero la località termale di Bagno al Morbo, presso Castelnuovo, per trascorrervi lunghi periodi di cura e di riposo. Dato in feudo, come marchesato, alla famiglia degli Albizi di Firenze nel 1639, fu ricostituito in autonoma comunità nel 1776 da Pietro Leopoldo I, il grande sovrano illuminista che avviò la rinascita industriale e sociale del territorio. Mèta di letterati, geografi, scienziati (Lucrezio, Plinio, Dante, Ugolino da Montecatini, Leandro Alberti, Marullo, Busching, Miller, Mascagni Hoefer, Giovanni Targioni Tozzetti, Maria Curie, Michelucci, Enrico Fermi e molti altri tra i quali il Granduca di Toscana, il Re d’Italia, l’Imperatore d’Austria ed Ungheria, ed innumerevoli uomini politici e statisti), a partire dal 1818 conobbe una nuova fase di sviluppo economico seguendo i progressi dell’industria boracifera attuati da Francesco de Larderel e dai suoi discendenti (Federigo, Florestano, Piero Ginori Conti), sviluppo che ha caratterizzato per quasi due secoli la storia, fino ad oggi.


Carlo Groppi.

giovedì 8 dicembre 2016




DISPONIBILITA’ LIBRI VECCHI DI CARLO GROPPI
AL 8/12/2016.

1) PROVERBI LICENZIOSI LOC.E TOSCANI (n° 1200) (2009) n°  25 copie, prix.  1 €/copia
2) LA VITA LARGA, Zibaldone poetico e prose  (2010)   n° 1 copia, prix. 10€     
3) VIANDANTE NELLA MEMORIA, poesie e prose (2012) n° 3 copie, prix 10€/copia
4) RESISTENZA - SARDI  (2014) n° 4 copie/gratis.             
5) GRAZIE ALLA VITA, Poesie  (2014)  n° 3 copie/prix. 5€/copia
6) NOTTE CHE SGORGHI E TI DILATI, poesie (2016) n°  12 copie/prix. 5€/copia                                         

Ai costi dovranno essere aggiunte le spese postali, se necessarie. Ordini a: karl38cg@gmail.com


Poesia a Pomarance.



Ieri sera, 7 dicembre, ho presentato, all’Università della III^ Età di Pomarance, per la prima volta nella mia vita, un libriccino di poesie: “Notte che sgorghi e ti dilati”, l’ultimo di sei pubblicati tra il 2007 e il 2016, Eravamo in pochi, ma per me è stato un sollievo e mi ha aiutato a vincere la timidezza. Le persone erano attente e alla fine mi sono state rivolte interessanti domande: perché  scrivo versi liberi, senza ritmo e senza rima? Quanto si impiega a comporre una poesia? Come nasce l’ispirazione? Cos’è la poesia? Quali le differenze tra esistenzialismo, ermetismo, poetismo…Domande  alle quali ho cercato di rispondere.  Avevo con me dieci libriccini che mi sono stati tutti richiesti! In più erano tra i presenti almeno altre tre persone che il libriccino l’avevano comprato in precedenza! Cifre grosse per in libretto di poesie! Grazie cari amici, Lorita, Maurizio, Angela, Girolamo, Piero, Domenico e tutti gli altri presenti, per la piacevole serata (e grazie per le due bottiglie di vino che mi avete regalato che berremo in famiglia, alla vostra salute!) Con l’occasione rendo nota la disponibilità dei miei lavori letterari mentre altri quattro (La Cometa Swan (Poesie), El poeta canta por todos (Poesie in lingua spagnola con testo a fronte), L’arcobaleno suona ancora (Dramma teatrale), e Antologia lirica di Dina Ferri,(Poesia, bibliografia, biografia ed un Dramma liberamente ispirato alla poetessa), sono da tempo esauriti.

mercoledì 7 dicembre 2016





NATALE SI AVVICINA!


Ieri a cercar libri nell’unica (credo) libreria di usati, nuovi e caffetteria “CARTA&ZUCCHERO” gestita con amore dalle sorelle Belli in via di Camollia 92-94 a Siena, info@cartazucchero.it  www.cartazucchero.it non ho resistito a farmi i primi (e forse unici)n regali di Natale!
1) Il programma del Teatro alla Scala, maggio-giugno 1963: L’Anello del Nibelungo, di  Richard Wagner, in un prologo e tre giornate: L’oro del Reno 9,11,14 maggio; La Walchiria 15,17, 19 maggio; Siegfried 22, 24,30 maggio; Il crepuscolo degli Dei 28,31 maggio e 2 giugno!Undici ore di musica! Bellissimo catalogo in quattro lingue ricco di illustrazioni.  Dato che Wagner era stato amante della bisnonna di un mio carissimo amico, che mi aveva introdotto alla vicenda d’amore e di passione musicale che dette vita al Tristan und Isolde,questo catalogo arricchisce grandemente le mie conoscenze del Maestro.
2) Poesie d’amore,ed. Mondadori 1956, strenna per le lettrici del periodico femminile “GRAZIA”.  Una antologia lirica con 16 tavole a colori fuori testo, pp. 342, rilegato da Saffo ad Alfonso Gatto. Una miniera d’oro, che mi farà compagnia per quasi tutti i giorni del 2017!

3) Vera sorpresa! Novità assoluta! Per me che da quasi mezzo secolo curo una raccolta personale e inedita di “proverbi licenziosi” giunta a quasi 8000 proverbi, aforismi, motti, ecc. sul tema. “Proverbi Toscani” 7500 Esperienze di vita”, autore  uno studioso e ricercatore vivente, Giancarlo Vannuccini,  nato a Montepulciano (SI). Lo ringrazio anticipatamente per questo DONO!

lunedì 5 dicembre 2016

REFERENDUM  ISTITUZIONALE, 4 dicembre 2016.

   
  
 Nel Comune di Castelnuovo di Val di Cecina i partiti politici negli ultimi anni  sono praticamente scomparsi. Ne restano credo solo due che hanno una costante attività: il PD e PRC. Il PD conta una ventina di iscritti, del PRC non ho informazioni, tuttavia credo che il numero dei suoi iscritti sia di poche decine di unità. I due partiti hanno dato vita ad una lista civica PD-PRC-Indipendenti di sinistra, che nelle ultime elezioni comunali ha visto perdere un gran numero di voti (rispetto alle elezioni  precedenti), a favore di una lista civica di centro-destra.  Durante il 2016 il PD ha mantenuto una sua visibilità, sia con l’affissione giornaliera del quotidiano  l’Unità, sia con manifesti  e comunicati affissi nella seconda bacheca, su temi locali. Anche le riunioni politiche dei pochi iscritti si sono tenute abbastanza regolarmente nella sede del Circolo, alla Casa del Popolo, in Piazza Settembre ed a Sasso Pisano. La campagna di propaganda per votare SI è stata condotta con toni pacati, e, in particolare, con assemblee pubbliche a Sasso Pisano, Larderello e Pomarance, cercando di entrare nel merito tecnico delle problematiche. E così hanno fatto anche i responsabili del Circolo di Rifondazione comunista schierati per il NO. Il NO ha prevalso a Castelnuovo di Val di Cecina per 7 voti. Ma ha prevalso! Come in quasi tutto il resto d’Italia, salvo tre regioni: Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Toscana dove il SI è stato maggioritario. Personalmente ho condiviso l’azione riformatrice di Matteo Renzi e ammirato il suo sforzo immane ed anche il pathos delle sue argomentazioni politiche. Non si era abituati ad ascoltare un  intervento così emotivamente sincero e lucido, ammettendo la sconfitta, del PD e sua personale, a poco meno di due ore dall’inizio dello spoglio delle schede, che già nei primi exit-pol registravano con precisione un divario incolmabile tra il NO al 60% ed il SI al 40%. Niente scuse, niente invettive, niente scenari futuri di disastri per l’Italia: tutto rimarrà come è ora! Ed al 60% degli italiani sta bene così!  Per me, che sono vecchio, non ci saranno altre opportunità, mi dispiace, ma sono sopravvissuto a ben altre tragedie, essendo nato proprio nell’anno delle Leggi Razziali di Benito Mussolini, poi la guerra, e gli anni delle violenze e delle discriminazioni politiche…infine l’ultimo ventennio con il crepuscolo dei partiti, la corruzione, il secessionismo, l’affievolirsi dell’identità nazionale, le ruberie e il malgoverno. Tuttavia mi consola e mi dà un po’ di speranza il mio partito democratico (PD), che spero in un prossimo Congresso ritrovi la sua unità interna, prosegua nel rinnovamento, e stringa sempre più saldamente l’azione politica non verso la sua parte, ma verso il popolo dell’Italia, la nostra amata Patria. Soffia un vento triste, in Europa e nel Mondo, si costruiscono muri, si avvelena il pianeta,  si distruggono risorse alimentari e/o si manipolano, mentre immense moltitudini soffrono la fame, le epidemie, le malattie, dalle quali immense masse di persone cercano di fuggire,  si scatenano guerre, per fanatismo, sete di potere, accaparramento delle risorse energetiche o posizioni geografiche considerate “strategiche”. Spero che il 40% che il SI ha ottenuto, quasi tutto per merito del PD, oltre che, naturalmente dei suoi alleati di governo e degli italiani che vivono all’estero, si trasformi in un CONSENSO POLITICO che faccia argine e diga al populismo, al revanscismo, al razzismo, e ai seminatori di discordia e di odio tra le persone.  Il 60% del NO è un voto frazionato e presto ognuna delle sue componenti si dovrà riappropiare della sua vera identità: la sinistra del PD, l’ANPI, l’ARCI, la CGIL, Sinistra Ecologia e Libertà,  PRC, i Tavoli della Pace e le miriadi di Organizzazioni di volontariato laico e religioso, che costituiscono la parte migliore d’Italia, in un progetto storico  di pace e di integrazione con gli altri Stati , di cultura e opportunità di lavoro per uomini e donne e perché no? di benessere materiale  e spirituale, di felicità. Anche a Castelnuovo il PD ha rialzato la testa…