S. Caterina di Labouré. Il regalo inatteso e perfetto!
lunedì 26 dicembre 2016
NATALE , a casa.
Natale
in casa, con famiglia, figlie e nipoti. Ormai ho la barba bianca anche io,
proprio come Babbo Natale, ossia Nonno
Natale. Non credevo quasi più ai regali, cioè a riceverli, salvo gli auguri
elettronici (e cinque bigliettini scritti, uno, addirittura, da un amico
architetto, presidente di una Associazione di Architetti statunitensi, del Connecticut e un altro, delizioso, dalla
amica Lea da Aix En Provence), ma quest’anno ho ricevuto molti regali
interessanti: libro dei proverbi, libro della Resistenza - questo molto
appropriato - , film, cd musicali, tazza artistica, e, infine, il “segno”. Il santino finora
introvabile della mia santa protettrice.
Grazie
di cuore a tutti.
lunedì 19 dicembre 2016
In primo piano, a sinistra, mio padre Renzo.
Ricordo del mio babbo.
L’agrifoglio [i]
A mio padre
Solo una volta, nel
tempo del Natale,
salimmo il sentiero
montano,
come eroi che non
conoscono il male,
sicuri e lieti d’un
antico amore.
Un albero grande
lassù ci attendeva,
le piccole bacche
brillavano rosse
sul lucente smeraldo
e c’era
una spruzzata di
neve…
Pareva quel luogo il
dolce sogno
dell’alba dell’uomo,
ove tutto è capito,
tutto perdonato,
e si ritorna bambini
felici e immortali.
Ora, forse, non
senti il vento
tra i rami
dell’agrifoglio
né il mio dolore che
sempre si rinnova
quando ritornano i
giorni incantati
e il suono dei
flauti
accarezza la sera
immota.
El acebo
A mi padre
Sólo una vez, en tiempo de Navidad,
subimos el sendero
montano,
como héroes que no conocen el mal,
seguros y dichosos de un vetusto amor.
Un gran árbol allá arriba nos aguardaba,
las pequeñas bayas brillaban rojas
sobre la deslumbrante esmeralda
de un manto de nieve…
Parecía aquel lugar del dulce sueño
del amancer del hombre,
donde todo es comprendido, todo perdonado,
y devuelve la alegría e inmortalidad infantiles.
Ahora, quizás, no sienta el rumor del viento
entre las ramas de acebo,
ni mi dolor que siempre vuelve
cuando retornan los mágicos días
y el sonido de las flautas
acaricia la noche
quieta.
[i] Le poesie:
L’agrifoglio, Io t’insegnavo a veder le stelle, Nella morte si dissolve ogni
dolore, l’anima mia è smarrita, dedicate a mio padre, Renzo (1915 – 1985),
successivamente alla sua morte avvenuta il 19 gennaio 1985 a Volterra, furono
pubblicate ne “Il Sillabario”, inserto letterario della rivista La Comunità di Pomarance, n.
2/1997. Per un profilo più ampio di mio padre si veda “Per mio padre” in La
vita larga, pp. 81-82, Grafitalia, 2010. Si veda anche: “Autobiografia di
Groppi Carlo, 1938-1963” ,
depositata al centro Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (AR).
VACANZE DI NATALE!
Da domani mi prenderò tre
settimane di vacanza; vacanza, si fa per dire, dato che sono in pensione
dall’estate del 1991! E’ una “vacanza” virtuale, soprattutto un distacco da una
ricerca storico-letteraria sentimentale, che mi appassiona molto e che vorrei
concludere entro la fine del prossimo anno!
Saluto i miei amici ed amiche vicini e lontane, con i migliori auguri di buona salute e
soddisfazioni e con una poesiola ed alcune immagini scattate oggi, agli unici
esemplari di fiori nel pezzetto di terra della mia casa ed anche ai superstiti
(come me) di vendemmie mai effettuate all’uva fragola, che, strano a dirsi,
oggi m’è parsa dolcissima! Niente allusioni alla mia età, d’altra parte, come
diceva Totò, in Italia non si allude! Siam tutti soci di questa Società.:
“Signò, mo nun capisco…/che vò significà?/So addeventato socio?/’e quale
società?”/”La Società Italiana…quella nostra,/tutti apparteniamo a questa
giostra./E’ Società simbolica,/libera e democratica…”.
Il tempo dell’amicizia
Il tempo dell’amicizia è prezioso,/composto dai frammenti
della quotidianità;/serbo il ricordo dei vecchi amici,/ormai son pochi, non
devo perderli./Quando i ricordi sono amabili/li sento aggrapparsi al mio
cuore,/battere: fanno parte della mia vita./Vita vissuta e vivente, come se il
presente/non fosse altro che l’avvenire del passato,/così posso vivere in una
sola volta/ il passato ed il presente in un palpito infinito./La primavera mi
porta dimenticanza;/immerso nelle fantasie, mentre cammino,/salgono le poesie
alla mia bocca,/come se le parole si riunissero per parlare:/A metà della collina splende un mandorlo
fiorito./Dio ti protegga, bianca bandiera,/che nessuno possa farti del
male!/Sei la pace annunciata,/tra il sole, il gelo, le nubi ed il vento:/l’allegria
che ci doni, ti prego,/disperdila lentamente.
domenica 18 dicembre 2016
PROVERBI.
In
attesa di avere, per il regalo di Natale, un libro molto interessante:
“Proverbi toscani”, di Giancarlo Vannuccini, cioè 7500 esperienze di vita, una
raccolta ampliata e trattata con il supporto del computer dalla sua Tesi di
laurea, discussa presso l’Università di Siena, relatore Pietro Clemente, AA.
1978/79, opera dalla quale spero di attingere qualche centinaio di proverbi,
considerati conosciuti in Toscana, da poter accogliere nella mia pur vasta
ricerca partita da oltre mezzo secolo con il solo tema della “licenziosità” ,
in un ambito territoriale molto ristretto, essendo quello identificato sulle
mappe “Colline Metallifere Toscane”, del
quale pubblicai un fascicoletto con 1200 proverbi dal titolo allusivo “Di
passere e d’altri uccelli…”, seguito poco dopo da un altro piccolo testo con
proverbi sulla pastorizia in Alta Maremma dal titolo “Fiorin di cacio, facciamo
finta di chiamare il micio…”. Negli ultimi vent’anni tali mie ricerche e
trascrizioni si sono ampliate fino a raggiungere, ad oggi 18 dicembre
2016, i 7838 proverbi ordinati
alfabeticamente, insieme ad aforismi, detti, stornelli, motti ecc. ecc., entro i quali il tema della licenziosità
mantiene uno spazio considerevole. Lavoro improponibile per una pubblicazione,
data la sua mole! Se non attraverso più selezioni tipologiche, per tema, per
territorio, per periodo storico. Ma, intanto, mi diverto moltissimo. Non
rientrava nel mio scopo eseguire un lavoro scientificamente impostato, ma
soltanto appagare l’antico desiderio di mettere nero su bianco una parte di
quel patrimonio, della licenziosità, considerato, non a torto, “la scienza dei
poveri”, così volgare, tenero e corposo che ci accompagna nella vita
quotidiana, quanto più è nascosto nella cultura ufficiale e scolastica, onde
salvaguardarne il bagaglio di sapienza, di ironia, e di saggezza che esso
racchiude. Apparirà al lettore moderno, anacronistico e superato il
preconcetto, se non disprezzo, del maschio verso la femmina, ispiratore della
maggior parte dei proverbi da me registrati, frutto di una cultura millenaria
non ancora del tutto rinnovatasi, che trasforma la donna in mero oggetto di
piacere e di utilità domestica; una creatura inferiore di cui non fidarsi mai;
tuttavia non potevo operarne l’oscuramento. Al contrario, la visione in
negativo del ruolo femminile consente di apprezzarne il progresso sulla strada
della piena emancipazione e parificazione sessuale, quando la tragica fase in
cui viviamo, per brevità definita impropriamente del “femminicidio”, che non
intendo amplificare in nessun modo,
tantomeno con la stampa di questo lavoro, sarà conclusa. Vi saluto con
le parole del “maestro”, l’incantevole Rabelais:
Lettori amici,
voi che m’accostate,liberatevi d’ogni passione,/e, leggendo, non vi
scandalizzate:/qui non si trova male né infezione./E’ pur vero che poca
perfezione/apprenderete, se non sia per ridere:/altra cosa non può il mio cuore
esprimere/vedendo il lutto che da voi promana:/meglio è di risa che di pianti
scrivere,/ché rider soprattutto è cosa umana.
Si,
ridere è cosa saggia e salutare! come recita un antico proverbio: “Chi ride
leva un chiodo alla bara!”, ossia vive più a lungo e meglio di chi non lo
faccia. Infine, per segnalazioni di ulteriori aggiunte, anche bibliografiche, sarò
contento di riceve e mail all’indirizzo: karl38cg@gmail.com
e in anticipo ringrazio chi lo farà.
sabato 17 dicembre 2016
TOSCANA OVUNQUE BELLA
INVITO
AD UN IPOTETICO TURISTA CURIOSO E INTELLIGENTE
Se hai scelto di
visitare Volterra per godere delle incredibili ricchezze artistiche, storiche,
archeologiche che tremila anni di civiltà vi hanno profuso, scoprendo, insieme
ad esse, panorami incantevoli, una cucina dai gusti forti e genuini, folklore,
musica e un popolo ironico e colto, gentile e laborioso, noi ti consideriamo un
viaggiatore intelligente, un amico di questa terra antica, un nostro amico.
Perciò ti consigliamo di dare un arrivederci alla città ammirando il panorama
dell’Alta Val di Cecina dal muro sul lato sud del Battistero, a quell’orizzonte
azzurrognolo ove si ergono le bizzarre e appuntite forme delle Colline
Metallifere, culminanti negli alti rilievi delle montagne di Gerfalco, segnate
qua e là dalle colonne di bianchi vapori geotermici delle centrali
elettriche. Un territorio scarsamente
popolato, talvolta aspro e selvaggio, sempre nuovo ad ogni girar di tornante
stradale, e mutevole nelle stagioni dell’anno. Pochi borghi sui cucuzzoli,
antiche Pievi appartate, limpidi torrenti, castelli e fattorie abbandonati, e
branchi di pecore alla pastura. Par quasi di toccare il passato remoto, calarsi
nel medioevo tanto le forme e i paesaggi sembrano immutabili: finché le ardite
forme e i serpeggianti tubi di acciaio
che portano il fluido geotermico alle grandi centrali elettriche, non ci
richiamano al presente ed al futuro. E’ in questa terra che vorremmo far ”perdere
le tue tracce”, abbandonando i consueti itinerari turistici e lasciandoti
condurre dal caso, dall’istinto, dalla poesia. Ma, niente pericoli, per carità!
Siamo nella civilissima Toscana, nella quale ogni strada, pur impervia che
appaia, conduce a qualcosa, sovente ad una piacevole ed imprevista scoperta.
Te lo dice Carlo, la cui famiglia vive a
Castelnuovo di Val di Cecina fin dai tempi del Granduca di Toscana Ferdinando
III, e questo territorio conosce in ogni suo anfratto, e lo ama.
Da qualsiasi
lato tu arrivi la vista spazierà sui rilievi montuosi che circondano il paese,
anch’esso posto ad una altitudine di 600 metri sul livello del mare, le
Cornate, la Carlina, il Poggio di Mutti e l’Aia dei Diavoli, ricoperti di
boschi. Bellissimi panorami si affacciano sulla valle del torrente Pavone che
corre dai monti verso il fiume Cecina ed il Mar Tirreno. La strada ha sovente un tracciato tortuoso in
un bosco prima ceduo poi a latifoglie. Sono i vasti querceti e castagneti che
circondano da tre lati il pittoresco Borgo Medievale di Castelnuovo di Val di
Cecina, nel medioevo “Castri Novi de Montanea”. Allora il castagno ed i suoi
frutti, soprannominati “il pane dei poveri” davano lavoro e cibo agli abitanti
che intorno a questo albero avevano costruito una parte importante della loro
cultura. In ogni stagione il castagneto ha il suo fascino: violaceo e
scheletrito in inverno, se non stretto dalla neve gelata; fiammeggiante nella
gamma dorata dei colori d’autunno; e poi mantello di verde sulle pendici dei
monti, ammiccante sentieri, sorgenti e
frescure d’estate. Ed ecco il paese del quale, si offre l’intera visione della
sua struttura urbanistica del Borgo medievale soltanto dal lato est, tutto
costruito su uno sperone di arenaria. Ma nel Borgo, nelle sue viuzze silenziose
e disadorne, nelle sue piazzette e slarghi, dove si va soltanto a piedi,
occorre soffermarsi a lungo. Non vi sono monumenti significativi, né musei,
taverne, bar e pizzerie. Solo la pietra, il cielo e il vento.
E il canto del
poeta: “…una muraglia si sbriciola nel silenzio e l’erbaccia delle sue
connessure si sprofonda e si alza: il medioevo in lei non lascia tracce. Le
erbe delle fessure si sollevano e sprofondano quando storpi dal vento in quella
calca zoppicano. Passano accanto, non hanno bastone che valga a risvegliare la
giovinezza in quella muraglia. Forse è nostra fantasia, il suo passato, e
costruimmo scale per entrare nelle ombre di un’epoca spettrale. Forse Dio ci
diede spazi di tempo ma il mondo non è capace di risveglio. Poiché è tutto già
sveglio, quello che è intorno a noi, leggero come una pannocchia e greve come
un muro di mattoni. L’arca del passato che creammo, di giorno, di notte, il
carico del futuro sopra slitte di nuvole, che pattini non hanno” (O. Loerke).
Qualche vecchia
ciarliera vi racconterà la sua storia, qualche profumo d’intingolo uscirà da
una finestra socchiusa, e un gatto smilzo vi attraverserà la strada furtivo.
Forse ascolterete lingue diverse: arabo, albanese, rumeno, inglese e tedesco,
olandese e macedone…non vi meravigliate, sono i nuovi abitanti, alcuni solo ospiti
transitori, altri, i più, tentano di diventare, tra una o due generazioni,
“castelnuovini”, in una terra stravolta dalle migrazioni che affronta il futuro
e vorrebbe plasmarlo. Fermatevi ad uno
dei bar sulla via principale del paese moderno, ordinate un bicchier di vino o
una birra o fatevi preparare un panino con formaggio, salume o prosciutto,
oppure nella pizzeria al taglio un bel triangolo di pizza, ascoltate e guardatevi intorno.
Rilassatevi, non ci saranno né urgenze né imprevisti o ansie ad assillarvi. In
calma potrete programmare brevi escursioni, ad esempio per vedere una bella
tavola dipinta da Cosimo Daddi nel XVI secolo che si trova nella Chiesina della
Misericordia; o quello che rimane delle porte medievali; oppure ammirare la
sommità di quello che era il castello longobardo, salendo dalla scalinata della
Chiesa del SS. Salvatore, di epoca seicentesca su un impianto molto più antico
che conserva un pregevole Cristo sulla croce
del secolo XIII. Se avete interessi alla storia moderna e contemporanea
visitate le antiche fabbriche dell’acido borico che furono attive all’inizio
dell’Ottocento per conto dei Larderel, Fossi, dell’Anonima Belga e piccoli
imprenditori locali, anche se oggi delle
medesime ben poco rimane. E infine fate una visita al sacrario commemorativo
eretto sul luogo ove il 14 giugno 1944 furono uccisi dai nazi-fascisti 77
minatori della vicina miniera di Niccioleta, e leggendo l’epigrafe che al
visitatore si rivolge, riflettete sulla disumanità della guerra, dell’odio
razziale, e sullo sfruttamento dell’uomo, e rafforzate pensieri di pace,
democrazia e fratellanza. Potrete infine decidere di pernottare all’Hotel dei Conti, buon albergo in paese,
oppure in uno dei numerosi agriturismo dei dintorni che vi accoglieranno con
cortese ospitalità ad un prezzo equo e, forse, prolungare il vostro soggiorno
seguendo un itinerario tematico tra quelli che più di altri si possono
suggerire con base a Castelnuovo: itinerario della geotermia moderna e delle
manifestazioni endogene naturali, itinerario delle Pievi premillenarie,
itinerario delle terme e degli scavi etrusco-romani; itinerario della
Resistenza e memoria dei suoi gloriosi combattenti. Io, che sono nato ed ho
vissuto in questo Borgo, nutro verso
esso sentimenti di odio e di amore, sentimenti che potrete immaginare
ripensando al “natio borgo selvaggio” del Leopardi ed al cimitero di Spoon
River. Anche il nostro è sulla collina e racconta, con le lapidi dei morti
antichi, forse più storie di quanto oggi non facciano i vivi
Scheda sul paese di Castelnuovo di Val di Cecina.
Castelnuovo di Val di Cecina è un
piccolo villaggio delle Colline Metallifere Toscane, situato sulle estreme
propaggini della Maremma aperte verso il mar Tirreno e l’Isola d’Elba. Il suo
nome medievale è “Castri Novi de Montanea” e tale appellativo è assai più
rispondente alle caratteristiche fisiche dell’insediamento urbano. Le origini
sono incerte, ma risalgono senz’altro all’età Longobarda (VII secolo), allorché questo popolo tracciò nuove strade per la ricerca dei minerali
edificando una serie di rocche di avvistamento e difesa (Warding) lungo il tracciato
che si snodava da Volterra a Massa Marittima a Populonia e Falesia. Il
territorio comunale è caratterizzato
dalla presenza di notevoli siti
archeologici del periodo neolitico, etrusco, romano e barbarico, medievale e da
Pievi premillenarie che testimoniano il radicamento e la diffusione del
cristianesimo in quest’area. Infatti, seguendo il corso del fiume Cornia, che
corre ad ovest del Monte di Castelnuovo verso il mar Tirreno, risalirono dalla
foce verso l’interno S. Regolo, S. Cerbone, S. Ottaviano, S. Giusto e S.
Clemente, i Santi africani evangelizzatori di Volterra e delle Colline
Metallifere. Una importante via di pellegrinaggio verso Roma, aperta da San Pietro, vide la presenza
di San Rocco e San Guglielmo, di abati ed eremiti. Né si può tacere un
avvenimento di notevole importanza
accaduto nel territorio comunale, una delle apparizioni della Madonna (XV
secolo) non ancora approvata dalla Chiesa ed il cui processo è ancora in corso...
Dopo il 1000 Castelnuovo fu a lungo
feudo dei Conti Alberti fino alla “rivoluzione” del 1213, quando la
classe degli uomini liberi di discendenza longobarda (freiherren), riuscì a
prendere il potere con l’aiuto del potente comune di Volterra, sotto la cui
protezione l’economia e la vita civile conobbero un notevole sviluppo.
Castelnuovo e la sua comunità furono al centro degli scontri per il possesso
delle risorse minerarie (argento, solfo, allume e vetriolo), tra il
vescovo-conte e il libero comune di Volterra per circa due secoli, fino a che,
nel 1492, non entrarono definitivamente nell’orbita della Repubblica fiorentina
seguendone le aspre lotte e subendo invasioni e saccheggi dagli eserciti
imperiali e dalle truppe mercenarie al
servizio delle città nemiche. Alla fine
del secolo XV, Lorenzo de’ Medici e la sua corte di umanisti scelsero la
località termale di Bagno al Morbo, presso Castelnuovo, per trascorrervi lunghi
periodi di cura e di riposo. Dato in feudo, come marchesato, alla famiglia
degli Albizi di Firenze nel 1639, fu ricostituito in autonoma comunità nel 1776
da Pietro Leopoldo I, il grande sovrano illuminista che avviò la rinascita
industriale e sociale del territorio. Mèta di letterati, geografi, scienziati
(Lucrezio, Plinio, Dante, Ugolino da Montecatini, Leandro Alberti, Marullo,
Busching, Miller, Mascagni Hoefer, Giovanni Targioni Tozzetti, Maria Curie,
Michelucci, Enrico Fermi e molti altri tra i quali il Granduca di Toscana, il
Re d’Italia, l’Imperatore d’Austria ed Ungheria, ed innumerevoli uomini
politici e statisti), a partire dal 1818 conobbe una nuova fase di sviluppo
economico seguendo i progressi dell’industria boracifera attuati da Francesco
de Larderel e dai suoi discendenti (Federigo, Florestano, Piero Ginori Conti),
sviluppo che ha caratterizzato per quasi due secoli la storia, fino ad oggi.
Carlo Groppi.
giovedì 8 dicembre 2016
DISPONIBILITA’ LIBRI
VECCHI DI CARLO GROPPI
AL 8/12/2016.
1) PROVERBI
LICENZIOSI LOC.E TOSCANI (n° 1200) (2009) n° 25 copie, prix. 1 €/copia
2) LA VITA LARGA,
Zibaldone poetico e prose (2010) n° 1 copia, prix. 10€
3) VIANDANTE NELLA MEMORIA,
poesie e prose (2012) n° 3 copie, prix 10€/copia
4) RESISTENZA -
SARDI (2014) n° 4 copie/gratis.
5) GRAZIE ALLA VITA,
Poesie (2014) n° 3 copie/prix. 5€/copia
6) NOTTE CHE SGORGHI
E TI DILATI, poesie (2016) n° 12 copie/prix. 5€/copia
Ai costi dovranno
essere aggiunte le spese postali, se necessarie. Ordini a: karl38cg@gmail.com
Poesia a Pomarance.
Ieri sera, 7 dicembre, ho presentato, all’Università della
III^ Età di Pomarance, per la prima volta nella mia vita, un libriccino di
poesie: “Notte che sgorghi e ti dilati”, l’ultimo di sei pubblicati tra il 2007
e il 2016, Eravamo in pochi, ma per me è stato un sollievo e mi ha aiutato a
vincere la timidezza. Le persone erano attente e alla fine mi sono state
rivolte interessanti domande: perché scrivo versi liberi, senza ritmo e senza rima?
Quanto si impiega a comporre una poesia? Come nasce l’ispirazione? Cos’è la poesia?
Quali le differenze tra esistenzialismo, ermetismo, poetismo…Domande alle quali ho cercato di rispondere. Avevo con me dieci libriccini che mi sono
stati tutti richiesti! In più erano tra i presenti almeno altre tre persone che
il libriccino l’avevano comprato in precedenza! Cifre grosse per in libretto di
poesie! Grazie cari amici, Lorita, Maurizio, Angela, Girolamo, Piero, Domenico
e tutti gli altri presenti, per la piacevole serata (e grazie per le due
bottiglie di vino che mi avete regalato che berremo in famiglia, alla vostra
salute!) Con l’occasione rendo nota la disponibilità dei miei lavori letterari
mentre altri quattro (La Cometa Swan (Poesie), El poeta canta por todos (Poesie
in lingua spagnola con testo a fronte), L’arcobaleno suona ancora (Dramma
teatrale), e Antologia lirica di Dina Ferri,(Poesia, bibliografia, biografia ed
un Dramma liberamente ispirato alla poetessa), sono da tempo esauriti.
mercoledì 7 dicembre 2016
NATALE
SI AVVICINA!
Ieri a cercar libri
nell’unica (credo) libreria di usati, nuovi e caffetteria “CARTA&ZUCCHERO”
gestita con amore dalle sorelle Belli in via di Camollia 92-94 a Siena, info@cartazucchero.it www.cartazucchero.it
non ho resistito a farmi i primi (e forse unici)n regali di Natale!
1) Il programma del
Teatro alla Scala, maggio-giugno 1963: L’Anello del Nibelungo, di Richard Wagner, in un prologo e tre giornate:
L’oro del Reno 9,11,14 maggio; La Walchiria 15,17, 19 maggio; Siegfried 22,
24,30 maggio; Il crepuscolo degli Dei 28,31 maggio e 2 giugno!Undici ore di
musica! Bellissimo catalogo in quattro lingue ricco di illustrazioni. Dato che Wagner era stato amante della bisnonna
di un mio carissimo amico, che mi aveva introdotto alla vicenda d’amore e di
passione musicale che dette vita al Tristan und Isolde,questo catalogo
arricchisce grandemente le mie conoscenze del Maestro.
2) Poesie d’amore,ed.
Mondadori 1956, strenna per le lettrici del periodico femminile “GRAZIA”. Una antologia lirica con 16 tavole a colori
fuori testo, pp. 342, rilegato da Saffo ad Alfonso Gatto. Una miniera d’oro,
che mi farà compagnia per quasi tutti i giorni del 2017!
3) Vera sorpresa!
Novità assoluta! Per me che da quasi mezzo secolo curo una raccolta personale e
inedita di “proverbi licenziosi” giunta a quasi 8000 proverbi, aforismi, motti,
ecc. sul tema. “Proverbi Toscani” 7500 Esperienze di vita”, autore uno studioso e ricercatore vivente, Giancarlo
Vannuccini, nato a Montepulciano (SI).
Lo ringrazio anticipatamente per questo DONO!
lunedì 5 dicembre 2016
REFERENDUM ISTITUZIONALE, 4 dicembre 2016.
Nel Comune di Castelnuovo di Val di Cecina i
partiti politici negli ultimi anni sono
praticamente scomparsi. Ne restano credo solo due che hanno una costante
attività: il PD e PRC. Il PD conta una ventina di iscritti, del PRC non ho informazioni,
tuttavia credo che il numero dei suoi iscritti sia di poche decine di unità. I
due partiti hanno dato vita ad una lista civica PD-PRC-Indipendenti di
sinistra, che nelle ultime elezioni comunali ha visto perdere un gran numero di
voti (rispetto alle elezioni precedenti),
a favore di una lista civica di centro-destra. Durante il 2016 il PD ha mantenuto una sua
visibilità, sia con l’affissione giornaliera del quotidiano l’Unità, sia con manifesti e comunicati affissi nella seconda bacheca, su
temi locali. Anche le riunioni politiche dei pochi iscritti si sono tenute
abbastanza regolarmente nella sede del Circolo, alla Casa del Popolo, in Piazza
Settembre ed a Sasso Pisano. La campagna di propaganda per votare SI è stata
condotta con toni pacati, e, in particolare, con assemblee pubbliche a Sasso
Pisano, Larderello e Pomarance, cercando di entrare nel merito tecnico delle
problematiche. E così hanno fatto anche i responsabili del Circolo di
Rifondazione comunista schierati per il NO. Il NO ha prevalso a Castelnuovo di
Val di Cecina per 7 voti. Ma ha prevalso! Come in quasi tutto il resto d’Italia,
salvo tre regioni: Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Toscana dove il SI è
stato maggioritario. Personalmente ho condiviso l’azione riformatrice di Matteo
Renzi e ammirato il suo sforzo immane ed anche il pathos delle sue
argomentazioni politiche. Non si era abituati ad ascoltare un intervento così emotivamente sincero e lucido,
ammettendo la sconfitta, del PD e sua personale, a poco meno di due ore dall’inizio
dello spoglio delle schede, che già nei primi exit-pol registravano con
precisione un divario incolmabile tra il NO al 60% ed il SI al 40%. Niente
scuse, niente invettive, niente scenari futuri di disastri per l’Italia: tutto
rimarrà come è ora! Ed al 60% degli italiani sta bene così! Per me, che sono vecchio, non ci saranno
altre opportunità, mi dispiace, ma sono sopravvissuto a ben altre tragedie,
essendo nato proprio nell’anno delle Leggi Razziali di Benito Mussolini, poi la
guerra, e gli anni delle violenze e delle discriminazioni politiche…infine l’ultimo
ventennio con il crepuscolo dei partiti, la corruzione, il secessionismo, l’affievolirsi
dell’identità nazionale, le ruberie e il malgoverno. Tuttavia mi consola e mi
dà un po’ di speranza il mio partito democratico (PD), che spero in un prossimo
Congresso ritrovi la sua unità interna, prosegua nel rinnovamento, e stringa
sempre più saldamente l’azione politica non verso la sua parte, ma verso il
popolo dell’Italia, la nostra amata Patria. Soffia un vento triste, in Europa e
nel Mondo, si costruiscono muri, si avvelena il pianeta, si distruggono risorse alimentari e/o si
manipolano, mentre immense moltitudini soffrono la fame, le epidemie, le
malattie, dalle quali immense masse di persone cercano di fuggire, si scatenano guerre, per fanatismo, sete di
potere, accaparramento delle risorse energetiche o posizioni geografiche
considerate “strategiche”. Spero che il 40% che il SI ha ottenuto, quasi tutto
per merito del PD, oltre che, naturalmente dei suoi alleati di governo e degli
italiani che vivono all’estero, si trasformi in un CONSENSO POLITICO che faccia
argine e diga al populismo, al revanscismo, al razzismo, e ai seminatori di
discordia e di odio tra le persone. Il
60% del NO è un voto frazionato e presto ognuna delle sue componenti si dovrà
riappropiare della sua vera identità: la sinistra del PD, l’ANPI, l’ARCI, la
CGIL, Sinistra Ecologia e Libertà, PRC, i
Tavoli della Pace e le miriadi di Organizzazioni di volontariato laico e
religioso, che costituiscono la parte migliore d’Italia, in un progetto storico
di pace e di integrazione con gli altri
Stati , di cultura e opportunità di lavoro per uomini e donne e perché no? di
benessere materiale e spirituale, di
felicità. Anche a Castelnuovo il PD ha rialzato la testa…
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