Un piccolo omaggio a
Jaroslav Seifert.
Da “Concerto sull’isola” (1965):
“…la vita umana, che è troppo breve, malferma, incerta nel suo procedere,
acquista un senso solo se commisurata a valori più duraturi, quali la
tradizione gloriosa della terra e della città natia, e la sua imperitura
bellezza. Nella poesia seifertiana ritorna la tematica di sempre, solo che il
tono si fa più sofferto e meditabondo: le impressioni e le esperienze della sua
anima incantata di ragazzo nel risveglio
della primavera, la confessione d’amore per la città e la terra natia, il
fascino femminile, gli anni dell’occupazione nazista con gli orrori delle
esecuzioni e il pianto per gli amici caduti, le scene dell’insurrezione del
maggio 1945. Ma compare, per la prima volta, il tema del tragico destino degli
ebrei praghesi nella seconda guerra mondiale, che continuerà a presentarsi al
poeta come un angosciato interrogativo sulla natura umana, e insieme,
attraverso la figura della ragazza ebrea Hendele, come un simbolo della propria
fine:
“Dopo tanti anni
talvolta ritorna
…si sta avvicinando.
Sono felice che tu sei
venuta!
Come ti sbagli, caro!
Sono vent’anni che son
morta
e tu lo sai bene.
Ti vengo solo
incontro”.
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