Lettere di quasi amore:
Klement & Ulda
Triste ma soleggiato è
il mio cammino;
e tutto in esso, fino
l’ombra, è in luce.
(U.
Saba)
Lettera 1, 20 novembre 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 2, 21 novembre 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 3, 26 novembre 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 4, 26 novembre 1998, da Ulda a Klement.
Lettera 5, 3
dicembre 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 6, 9
dicembre 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 7, 21 dicembre 1998. da Ulda a Klement.
Lettera 8, 26
dicembre 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 9, 26 dicembre 1998, da Ulda a Klement.
Lettera 10,
27 dicembre, 1998, da Ulda a Klement.
Lettera 11,
27 dicembre, 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 12,
29 dicembre 1998, da Ulda a Klement.
Lettera 13,
29 dicembre 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 14,
30 dicembre 1998, da Ulda a Klement.
Lettera 15,
31 dicembre 1998, da Ulda a Klement.
Lettera 16,
31 dicembre 1998, da Klement a Ulda.
Lettera 17,
13 gennaio 1999, da Klement a Ulda.
Lettera 18, 3 marzo
1999, da Ulda a Klement.
Lettera
19, 3 marzo 1999, da Ulda a Klement.
Lettera
20, 4 marzo 1999, da Klement a Ulda.
Alla
fine del Novecento, ebbi la fortuna di incontrare sulla scalinata del Palazzo
della Civiltà del Lavoro all’EUR di Roma, un “robivecchio” con un grande
scatolone di cartoline illustrate e lettere che faceva scegliere a chi si fosse
azzardato a frugare in quel caotico ammasso, vendendo ogni pezzo per una cifra
irrisoria. Mi ci avvicinai con cautela e malcelato interesse per non destare
sospetti e far aumentare il prezzo degli oggetti in vendita. Ci rimasi almeno
tre ore a scegliere buste affrancate dell’inizio del Novecento, ma non soltanto
per la nitida grafia e il bel francobollo, ma perché all’interno mantenevano
l’originale lettera scritta. Ne trovai molte decine, scritte da due giovani
fidanzati, Pina e Pierino, tra Predappio, Bracciano, Forlì, tra il 1921 ed il
1923, sperando che in esse potessi ricavare qualche riferimento al periodo
storico della “rivoluzione fascista” ed a Benito e Alessandro Mussolini, ma le
mie aspettative, almeno per quest’ultimo aspetto, andarono deluse. In fondo
allo scatolone c’era un plico avvolto in un giornale straniero che attirò la
mia attenzione in quanto notai che si trattava di un giornale della nuova
Repubblica Ceca, alle cui vicende ero molto interessato. Senza nemmeno guardare
il contenuto lo acquistai per poche migliaia di lire. C’erano, al suo interno,
alcune antiche cartoline illustrate a colori con vedute della città di Praga e venti
“letterine”, scritte a macchina. Portai
tutte queste brevi “letterine”, copie di e-mail, ad una signora ceca che
abitava in una cittadina vicina, la quale si offrì volentieri a selezionarle,
tradurle ed a trascriverle, eliminando, successivamente, dietro mio
suggerimento, le frasi troppo personali. Si trattava di brevi messaggi d’amore
tra due non meglio precisati innamorati praghesi, Klement e Ulda, il primo un
poeta e la seconda una giovane studentessa. Tuttavia mi interessarono
moltissimo dato che per me l’amore, come la memoria, è l’anima stessa della
poesia. Perciò il tema, praticamente infinito, nelle infinite varianti ed
esperienze di ogni persona, mi appassiona. Ho scritto molto sull’amore, una
sorta di diario lirico, un canzoniere, che nessun testo singolo può
rappresentare ed è la sua stessa vastità a renderlo inaccessibile. Sistemando
alcune vecchie lettere ed altre scartoffie ecco che queste letterine son
tornate alla luce insieme a lievi e sommessi baci, ormai svaniti, dei quali non
rimane più nulla della loro carnalità. Tuttavia qualcosa invece s’è conservato
attraverso lo spazio e il tempo, baci di carta, che stamperò in dieci
esemplari, arricchiti da undici
illustrazioni a colori, non in vendita, ma soltanto per averli sullo scaffale,
a portata di mano. E, senza voler indagare il loro misterioso segreto, ad
alimentare le mie pigre e senili fantasie.