Matrimonio celeste.
Giove
Alla fine della
primavera, proprio come si conviene
alla nostra età, ci
siamo sposati, mia dolce colomba,
in segreto, com’è
segreto l’amore che ci avvince,
perché avevamo paura
non del disonore, ma della
arroganza degli
uomini a stabilire eterne leggi,
dal centro alla
periferia, erga omnes, senza comprendere
le insondabili
profondità dell’anima, i misteriosi moti
del cuore, e
l’attrazione fatale della carne in
sommovimento.
Venere
Ora siamo uniti,
finché morte non ci separi,
e nessuno al mondo
ci potrà dividere. E quando arriveremo
alle Porte Sante del
Paradiso, avanzeremo lieti offrendo
il nostro amore
intrecciato coi fiori di campo e l’incenso
votivo bruciato alla
Vergine del Carmine, portando
baci ardenti e carezze
audaci bagnati da lacrime
salate, asciugate
da labbra vogliose.
Giove
E la notte e i
giorni sempre troppo brevi in uno solo
stringemmo. Si
fusero i corpi mai sazi di godere,
mentre una gialla
luna di carta s’alzava ad oriente
e Cassiopea ci brillava
davanti agli occhi appannati
da gemiti
piacere.
Forse è tutto un sogno, forse non è vita,
questa
che mi sale dentro e
mi prosciuga la saliva in gola,
forse siamo creature
erranti, magiche essenze
di un desiderio, che
fluttuano a destare l’amore
celato in
ogni muta pietra.
Venere
Forse i nostri occhi
non sono occhi
bensì specchi del
desiderio, occhi di un cielo
surreale, che
nasconde il tesoro della vita
e della morte, se i
nostri occhi non si guardano,
i tuoi occhi che non
sono occhi,
bensì specchi del
mio desiderio.
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