sabato 4 luglio 2015

Congiunzione di Venere e Giove.


In senso tecnico è espressione propria dell’astronomia e dell’astrologia, che indica il momento in cui i due astri presentano la stessa ascensione retta. Il significato equivoco, tuttavia, si ricollega piuttosto ai mitologici amori tra il padre degli Dei e la dea della Bellezza. Dice messer Bandello in una sua novella: “…la buona Pasqua, a cui non pareva ben fatto che Ferrante solo se ne stesse, andò a trovarlo, ed entrata seco in ragionamenti, non molto stettero che fecero la congiunzione di Venere e Giove”. Spesso, scrutando il cielo nella ancora giovane notte, ed ammirando lo splendore di Venere e il moto di Giove, il grande astro luminoso, immaginai questo “congiungimento”, non solo l’ascensione retta, ma, addirittura, la sovrapposizione sulle loro ellittiche (oltre non è possibile),  cosa che, come mi fu spiegato da una amica astronoma, avverrà  tra più di cento anni. Perciò misi l’animo in pace. Avevo a quel tempo in gestazione il libriccino di poesie La cometa Swan e fantasticavo ad occhi aperti sugli avvenimenti, non soltanto del nostro sistema solare, ma dell’Infinito e dei suoi misteri. E, com’è noto, la poesia è anch’essa un grande mistero, la cui velocità è addirittura superiore a quella della luce, raggiungendo la profondità dell’anima ed  avvicinandosi a Dio.

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