Festa Nazionale dell’Unità,
Livorno 1969.
Rientravo a casa a metà mattino,
sotto il sole bollente di questo luglio investito dalla “bolla” di calore
africano, e nei pressi del palazzo di
Leopoldo Birelli, sul Corso principale di Castelnuovo, ho notato in sosta un
furgoncino scoperto con seduto al posto di guida un uomo robusto che mi
fissava. Anch’io ho iniziato ad osservarlo, ma per me rimaneva uno sconosciuto.
Giunto alla sua altezza l’uomo s’è sporto dal finestrino dicendo: “Ma tuo sei
Carlo!” “Si, sono Carlo Groppi, ma tu chi sei?” “Non mi riconosci? è vero sono
molto cambiato, ora sono troppo grasso, ma io t’ho riconosciuto subito, sono
l’Antoni della Leccia!” “Ah! l’Antoni…”, “Si, l’Antoni del podere La Proda , Renzo, un compagno, s’era insieme a Livorno nel 1969
alla Festa Nazionale dell’Unità e si mangiò All’Antico Moro!”
Immediatamente nella mia
dimenticanza s’è aperto un largo squarcio e la luce vivissima della memoria
m’ha riportato indietro in quel tempo magico, ricco di impegno politico, sociale,
poetico, di amicizie ed anche di gastronomia…: “Caro Antoni, ora mi ricordo
tutto, quanta acqua si prese in quella sfilata dietro allo striscione della
Federazione del PCI di Pisa che attraversava il Lungomare e si dirigeva verso
l’Ardenza!” “Proprio una giornataccia, molli come pesci, e a un certo momento
tu dicesti – Ora vi porto a mangiare in un ristorante che conosco, credo il
migliore di Livorno, l’Antico Moro” “Si, abbandonammo il corteo e andammo
all’Antico Moro, almeno per asciugarci…” “Ma la sera all’Ardenza, quando parlò
D’Alema io ci tornai e mi ricordo sempre quello che disse e che poi non gli ho
più perdonato, allora voleva scacciare gli americani da Livorno e dal Tombolo e
affondare le loro navi; poi gli ha fornito gli aeroporti per andare a
bombardare le città della ex Jugoslavia…” “Sento che sei rimasto sempre un tipo
battagliero…” “Si, pendo dalla sinistra e questi ex democristiani travestiti
nel Partito Democratico non mi garbano punto…” “Invece io sono ancora un
iscritto al PD e sostengo il sogno di cambiare l’Italia, di purificarla dalle
ruberie e dai privilegi, di stare in una Europa pacifica e socialmente più
solidale, tra le Nazioni e al nostro interno, specialmente guardando al futuro
dei giovani, e al mondo che cambia…caro Antoni, non sai che gioia mi hai dato
stamattina…ti vorrei offrire l’ultimo mio libriccino sulla Resistenza, sui
sardi nella Resistenza nelle Colline Metallifere Toscane, ma adesso non ce
l’ho” “Mi faresti un gran regalo, lascialo al mio fratello Mario, quello che fa
il volontario al 118 e lui me lo porterà alla Proda. La nostra mamma son più di
tre anni che sta malissimo e io, che abito a Piombino, vengo due o tre volte al
mese a trovarla…” “Si, lo farò avere a Renzo…hai un indirizzo di posta
elettronica?” “No, non m’intendo di queste cose” “Vabbé, ci troveremo alla
Leccia, qualche volta…” “Si, speriamo, che piacere mi hai dato anche a me!”.
Dopo l’incontro ho cercato nel mio “Canzoniere” i pochi versi che allora
scrissi, proprio sull’Antico Moro e sulla Festa
del giornale del Partito Comunista Italiano, l’Unità ed ora, a distanza
di 46 anni, li voglio dedicare a Renzo Antoni, piombinese della Leccia:
All’Antico Moro [i]
Il miglior pesce di Livorno
in un giorno di pioggia e libeccio
con le rosse bandiere
e l’amore a prima vista
ragazza comunista
dalla veste leggera
che s’asciugava al tepore
di noi e di un vecchio
braciere.
[i] Festa Nazionale
dell’Unità a Livorno, settembre 1969. Un grande acquazzone si abbattè sulla
sfilata popolare. Ci riparammo “All’Antico Moro”, zuppi d’acqua che s’asciugò
rapidamente al calore di quella piccola trattoria e del contatto umano.
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