Monterotondo Marittimo, 21 giugno 2014
presentazione del saggio: "NORMA PARENTI. Testimonianze e memorie". A cura di Antonella Cocolli, Nadia Pagni e Anna Rita Tiezzi.
21 giugno 2014, Teatro del Ciliegio, Monterotondo
Marittimo, ore 17.
NORMA PARENTI
Buonasera a tutti. Sono stato invitato a presentare
un libro che, a mio avviso, non ha bisogno di presentazioni! Ha solo un desiderio
questo libro, di essere acquistato, letto, serbato, per i nostri figli e
nipoti. Costa soltanto 14 €. Molto meno dei reclamizzati best-seller
spazzatura, che vengono scritti su commissione, da scrittori e scrittrici
professioniste, nella maggior parte non utilizzando più di 400 parole! Una miseria,
uno squallore.
Ma nel libro “NORMA PARENTI, Testimonianze e
memorie” pensato e coordinato da tre donne, Antonella Cocolli, Nadia Pagni e
Anna Rita Tiezzi, che tuttavia non annullano la propria personalità sotto un
unico denominatore, ma, agendo da angolazioni differenti, ci danno, ciascuna di
loro, spunti di riflessione originali.
Il volume di 264 pagine con 36 testimonianze (15
donne e 21 uomini) raccolte in più di un intenso anno di lavoro per ben 23 ore
di registrazione orale di quella specie eccezionale di uomini e donne,
purtroppo in via di estinzione, ci offre la “memoria” popolare del Novecento,
il secolo crudele della storia moderna.
D’ora in poi
questi umili ma umanissimi e colti testimoni non ci saranno più e solo i
pochi archivi dei quali per nostra fortuna e sapienza non è priva la Toscana , metteranno a
disposizione del popolo i diari, le lettere, le immagini ed i suoni, ma
tuttavia senza i “protagonisti”, le voci narranti.
Ecco, in questo libro, non c’è solo Norma, non ci
sono solo il ricordo, la memoria, ma bensì, le persone in carne ed ossa che, a
distanza di 70 anni non hanno dimenticato né Norma Parenti né l’epoca precedente
in cui ella visse la sua breve intensa vicenda umana.
Il libro è anche un invito a tutti noi a non
dimenticare. Non solo a non dimenticare, bensì a fare “scienza” del ricordo,
cioè a conservarlo e tramandarlo, come ben disse Dante Alighieri: “Non fa
scienza, sanza lo ritener avere inteso”. Noi gente del popolo pecchiamo di
timidezza di subalternità, eppure sarà grazie alle nostre testimonianze,
scritte, orali, artistiche, ed ai piccoli oggetti che ci sono appartenuti, che
gli storici tra due o trecento anni, potranno scrivere la Storia , con la lettera
maiuscola, delle loro Patrie e dei loro Popoli, e non solo delle elites, dei
principi e dei re, dei generali e dei presidenti, o dei miliardari capitalisti.
Dunque, se questo libro che ci fa vedere, da molte
angolazioni, la vicenda di Norma Parenti, non fosse stato scritto, credo che
anche le nostre Comunità Locali, che alla sua figura son legate, Volterra,
Suvereto, Monterotondo, Massa Marittima, sarebbero immensamente più povere e
con una identità più labile, soggetta ai mutamenti della smemoratezza. Ci
aiuteranno in ciò le ultime cinquanta pagine, le impropriamente dette
APPENDICI, cioè la riproduzione dei documenti fondamentali, l’analisi di
grafologia, la bibliografia, le 28 fotografie, quasi tutte inedite dell’album
di famiglia di Norma Parenti e perché no? anche i brevi ma corposi curriculum
delle tre autrici.
Dobbiamo perciò essere grati ad Antonella, Nadia,
Rita e ai tanti altri che alla ricerca hanno contribuito, e che da essa non
trarranno tesori né beni materiali, di averci fatto questo dono che rimarrà
come una pietra miliare per chiunque vorrà interessarsi a Norma Parenti. Ed è
per questo che mi capita di essere molto arrabbiato di fronte al disinteresse,
più o meno manifesto, che Autorità, Enti, Istituzioni ed Associazioni,
manifestano, molte volte, per simili imprese.
La mia metà femminile è stata da sempre attratta da
storie di donne. Avrei voluto rappresentare in un progetto di scrittura-teatro
il tema della violenza, visto attraverso la violenza sulla donna. Norma è stata
la prima figura che incontrai proprio 50 anni fa, alla inaugurazione del Cippo
ai Minatori di Niccioleta assassinati dai nazifascisti, eretto sul Poggio di
Massa Marittima. Il figlio, Alberto Mario scoprì il monumento. Norma era già
una icona in quella città, ma le notizie che la riguardavano assai scarse,
lacunose, e le persone non ne parlavano volentieri. La chiesa l’aveva del tutto
consegnata ai comunisti, ai quali bastava già come simbolo e poco più ed anche la Resistenza si esauriva
in vuote rappresentazioni formali.
Bisogna arrivare alla fine degli anni ’90 del secolo
scorso per l’avvio di ricerche storiche e testimonianze più accurate su Norma.
Da queste ricerche partirono alcuni progetti, quasi
tutti realizzati: opuscolo per le scuole, canzone, teatro, cinema…conferenze,
ed anche una raccolta di testimonianze e memorie, QUI, LONTANO, uscita nel 2102 a cura di Nadia Pagni,
che avrebbe meritato una più marcata valorizzazione stante l’accuratezza, la
freschezza e l’ampiezza del materiale raccolto in area massetana. Finalmente,
il libro che le autrici vi illustreranno stasera. Un libro, come ho già detto,
che ho letto purtroppo superficialmente, dato che l’ho avuto soltanto da circa
dieci giorni, ma che affronterò non solo per il piacere della lettura e della
scoperta, ma con la metodologia dello studioso per cavarne nuovi elementi di
conoscenza e, forse, stimoli per qualche approfondimento, in particolare
partendo dai dettagli di altri morti per mano dei tedeschi in quei tragici
giorni alla vigilia della Liberazione di Massa Marittima, come i Molendi,
Fratti, Moschini ed anche di Guido Radi che Antonella, Nadia e Rita hanno
riportato alla luce.
Credo, come
dicono le autrici, che nella vicenda di Norma manchi solo l’ultimo importante
chiarimento: chi fu e per quale motivo, il mandante e/o l’esecutore della sua
condanna a morte? Fu, come si sussurra, Giovanni Nardulli, capo della GNR di
Massa Marittima, nato ad Orbetello, sparito dalla città il 9 giugno 1944,
riapparso ad Asti, accusato di 11 delitti in Maremma, processato e condannato a
morte dopo la Liberazione
nell’autunno 1945 con sentenza eseguita a mezzo fucilazione? Ci sarebbe da
andare ad Asti, consultare gli atti di quel processo, nel quale, da una
testimonianza reperita tra le carte di Elvezio Cerboni, Nardulli viene
descritto con tendenze sessualmente deviate, e poi verificare se fu davvero
fucilato, sepolto ecc. ecc. con una indagine ad Orbetello…Non credo che a me
sarà possibile, ma vorrei farlo; oppure spero che qualcuno o qualcuna lo
faccia!
Se ciò avverrà sarà un altro dei meriti di
quest’opera unica e irripetibile delle tre autrici massetane, che hanno
scandagliato con una speciale sensibilità, ed anche rispetto, la vicenda; non
solo di Norma, ma della sua famiglia, di Mario Pratelli, di suo figlio Alberto Mario
e di altri protagonisti, mettendo in luce quelle caratteristiche che già sono
riassunte nella motivazione della Medaglia d’Oro a lei conferita assai
precocemente, a caldo, come si direbbe, senza i successivi dosaggi col
bilancino dell’appartenenza ideologica o di partito.
Del resto, non dimenticando la sua giovane età,
Norma era già, come si sussurrava a Massa, una nuova Giovanna d’Arco, una santa
che non solo sfidava la morte per affermare i valori più alti dell’uomo, ma
anche per andare, spirito e carne oltre il tempo, affidandosi alla storia, e
all’amore, come magistralmente Antonella, Nadia e Rita ci hanno dimostrato con
la loro opera.
Con l’augurio che questo libro possa entrare in ogni
famiglia, circolo, scuola, biblioteca…che sia letto e diffuso, approfondito ed
offra una nuova sorgente storica a cui abbeverarsi, vi ringrazio per
l’attenzione.
Carlo Groppi
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