Un ricordo molto
personale di Renato Bacci.
Renato Bacci è nato a
Volterra nel 1948, io a Castelnuovo di Val di Cecina nel 1938. Quando lui aveva
8 anni io ero stato assunto come manovale dalla Larderello SpA e destinato
all’Ufficio Geologico del Gruppo Minerario. Cambiando varie tipologie di lavoro
ci sono rimasto fino al 1991. La mia vita, quattro anni di scuola aziendale più
36 anni in un ufficio, comprese attività culturali e sindacali si è svolta
dentro una fabbrica, se pur tra oltre 2000 lavoratori e quasi un migliaio delle
Ditte Appaltatrici. Ed anche sul finire degli anni ’80, quando sono diventato
sindaco di Castelnuovo, rimanendoci con
vari incarichi fino al 1995, sono stato legato alla Fabbrica ed al mio Comune.
Naturalmente avevo contatti con gli amministratori, i sindacalisti, i
Responsabili della Sanità volterrana e zonale, ma, diciamo pure, secondari. Le
mie due figlie sono approdate al Liceo Classico di Volterra e all’Istituto per
Geometri, con brillanti risultati, e pur indirettamente sapevo chi erano i loro
professori, tra i quali c’è stato anche, al Liceo, Renato Bacci, considerato brillante e un po’
fuori dagli schemi dottorali. A questo proposito ricordo che a distanza di
alcuni decenni, una sua allieva aveva mantenuto nei suoi confronti un bel
ricordo e stima, che si palesarono pure in alcuni incontri. Non voglio
svicolare nei miei ricordi personali con la città di Volterra, che risalgono
alla fine degli anni ’50, quando con Mario, si veniva in motocicletta per
incontrare due ragazzine. Ma, insomma, il mio legame con Volterra è stato forte
ed antico, tanto che esso è confluito in un testo poetico ancora inedito dal
titolo “Elegia Volterrana”. Infine, del tutto casualmente ed inaspettatamente,
mi sono ritrovato, nel 1999, dentro gli
Organi della Fondazione della Cassa di Risparmio di Volterra, dove ho avuto la
fortuna, per sei-sette anni, di frequentare e conoscere il professor Renato
Bacci, con il quale ho stretto un importante rapporto di amicizia, stima, collaborazione,
che sono proseguiti in tutti gli anni seguenti. Il nostro territorio “comune”
era la coerenza, l’amore per Volterra, l’amore per la “classicità”, per la
poesia, per il cibo e l’ammirazione per la bellezza femminile, ed anche la
condivisione che si stava verificando di un lento impoverimento della città e
dei suoi punti di riferimento. Renato era un “uomo libero”, mentre io son
sempre rimasto legato ad un “partito” che non c’era più. Questa sua libertà,
credo, abbia fatto si che il grande sapere di cui era custode, non si
esplicitasse in pubblicazioni, nomine importanti, ma in “guide turistiche
cittadine”, brevi articoli su Rassegna Volterrana, nessuna menzione nel
Dizionario di Volterra e qualche conferenza tematica. Amava la cultura ed il
turismo culturale e così ha potuto
godere di essere “la guida” in numerosi viaggi, in Italia ed all’estero. Adesso
che è uscito un suo libro biografico, dalla sua nascita nel 1948 alla fine
degli anni ’60, corredato da moltissime fotografie dell'amico maestro Damiano Dainelli, sappiamo molto di più della sua giovinezza e del legame
profondo che lo univa alla città di Volterra, soprattutto a quella umanità
tipica ed unica dei “volterrani”, quel mondo operoso e irripetibile, libertario
e scanzonato, fatto di “soprannomi” e di contatti umani. Ed anche in questo mi
sento a Renato molto legato, come, ad esempio, per i suoi contatti con amici
cecoslovacchi che già coltivavo, ed all’amore per la Francia e Parigi ed i suoi
caffè… E’ infine Renato che mi ha scritto il più bell’elogio per le mie poesie
e per il Caffè Flora! Ultimamente devo a Renato la mia “ricomparsa” a Volterra,
alla BAV, ed alla Libera Età, presentando in un clima gioioso, la mia raccolta
di “proverbi licenziosi”! Resta
indimenticabile, dopo una di queste serate, la traversata del centro di
Volterra, in una sera fredda, io, lui e Luciana e tutti sintonizzati idealmente
e molto allegri! Grande amico, indimenticabile, ti rivedo in quell’ultimo
sorriso e mi manchi tanto!
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